Perché limitare il consumo di carne a due hamburger a settimana può proteggere il pianeta
Per salvare il pianeta dalla catastrofe climatica incombente ciascuno di noi può dare un prezioso contributo, attraverso scelte di vita consapevoli e a basso impatto ambientale. Chi mangia carne, ad esempio, dovrebbe limitarne il consumo a un quantitativo equivalente a due hamburger a settimana. Si tratta di una delle indicazioni riportate nello State of Climate Action 2022 report, un documento appena pubblicato nel quale viene analizzato il percorso intrapreso da Paesi e istituzioni per il taglio ai combustibili fossili (e le conseguenti emissioni di carbonio alla base del riscaldamento globale). Nello specifico, vengono valutati 40 differenti indicatori legati all'obiettivo di contenere a non oltre 1,5° C l'aumento delle temperature medie rispetto all'epoca preindustriale, con step di tagli entro il 2030 e il 2050. Oltre la soglia di 1,5° C, infatti, come dimostrato da molteplici studi le conseguenze dei cambiamenti climatici saranno catastrofiche e irreversibili, per il pianeta e l'intera umanità.
Secondo il rapporto, tuttavia, le cose non stanno andando affatto bene. Dei 40 indicatori analizzati, che spaziano dall'agricoltura alla produzione di energia da combustibili fossili (come gas naturale e carbone), passando per i trasporti e i modelli alimentari, nessuno di essi è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi intermedi del 2030. “Sei stanno andando nella giusta direzione a una velocità promettente ma insufficiente, mentre altri 21 stanno andando nella giusta direzione ma ben al di sotto della velocità richiesta. Cinque indicatori stanno andando completamente nella direzione sbagliata, mentre i dati sono insufficienti per valutare gli ultimi otto indicatori”, hanno scritto gli scienziati del World Resources Institute. Al progetto di ricerca stanno collaborando anche il Bezos Earth Fund, il Climate Action Tracker, il Climate Analytics, il Climate Change High-Level Champions delle Nazioni Unite e altre organizzazioni.
Gli studiosi sottolineano che sebbene il traguardo sia ancora molto lontano, negli ultimi anni sono comunque stati fatti passi in avanti significativi per provare a raggiungere le emissioni zero nette. Ad esempio, tra il 2019 e il 2021 la produzione di energia solare è aumentata del 47 percento, mentre quella eolica del 31 percento. Anche il numero di veicoli elettrici è in costante aumento, con un raddoppio tra il 2020 al 2021 (quota del 9 percento). Gli autobus elettrici che servono le grandi città sono invece passati dal 2 percento nel 2013 al 44 percento del 2021. Ma ancora non basta. Con la crisi energetica innescata dalla Guerra in Ucraina, inoltre, gli obiettivi prefissati si stanno ulteriormente allontanando. La sfida non è comunque ancora perduta e, come specificato dal World Resources Institute, possiamo ancora evitare il superamento della soglia di 1,5° C.
Per farlo, come specificato, chi mangia carne dovrebbe ridurre il consumo a non più di due hamburger la settimana. La ragione risiede nel fatto che l'industria zootecnica è tra le principali fonti di emissioni di carbonio nel pianeta. Secondo rapporto “Meat Atlas: Facts and figures about the animals we eat 2021” le 5 più grandi aziende zootecniche che producono carne e alimenti lattiero-caseari emettono concentrazioni di gas a effetto serra paragonabili a quelle di una più grandi compagnie petrolifere del pianeta. Venti di queste aziende, inoltre, disperdono in atmosfera più emissioni di grandi Paesi come la Francia e la Germania. Non c'è da stupirsi che seguire modelli alimentari basati su prodotti vegetali sia considerato uno dei modi migliori per proteggere il pianeta.
Per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030, ovviamente, ridurre il solo consumo di carne non è sufficiente. Gli esperti del World Resources Institute sottolineano la necessità di ridurre di sei volte la produzione di energia da carbone (pari alla chiusura di un migliaio di centrali a carbone medie all'anno); migliorare dalle 5 alle 7 volte l'efficienza energetica degli edifici; sviluppare i trasporti pubblici di sei volte; ridurre il tasso di deforestazione di 2,5 volte; ed eliminare cinque volte più velocemente i finanziamenti pubblici destinati ai combustibili fossili, pari a un taglio di 70 miliardi di dollari l'anno. Sono tutti obiettivi perseguibili, ma a mancare è la volontà politica di molti Paesi.