Perché le torbiere non protette sono una bomba a orologeria, secondo gli scienziati
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Le torbiere sono tra gli ecosistemi più preziosi al mondo ma anche tra i meno protetti. Ciò, secondo gli esperti, le rende una vera e propria bomba a orologeria che potrebbe peggiorare in modo significativo la crisi climatica. La ragione è semplice: questi ambienti, aree umide caratterizzate dall'accumulo di materiale vegetale in decomposizione chiamato torba, sono infatti tra i principali sequestratori di carbonio della Terra. Pur coprendo infatti appena il 3 percento della superficie terrestre, nelle torbiere sono accumulati ben 600 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2); ciò significa più di quella che si trova in tutte le foreste del pianeta messe assieme.
Purtroppo molti di questi ecosistemi sono fortemente minacciati dall'uomo, che li prosciugano e distruggono per far posto a terreni agricoli, miniere o altre infrastrutture. Eliminando le torbiere non solo perdiamo tra i più potenti accumulatori di carbonio della Terra, ma immettiamo in atmosfera quello già immagazzinato, peggiorando sensibilmente la crisi climatica in atto. La CO2 è infatti il principale dei gas a effetto serra, in grado di intrappolare la radiazione solare sulla superficie e aumentando di conseguenza le temperature medie. Non c'è da stupirsi che, al pari dei depositi di metano sotto gli strati di permafrost in scioglimento, le torbiere sono considerate dagli esperti delle bombe a orologeria pronte a detonare. Se venissero rilasciate in atmosfera le centinaia di miliardi di tonnellate di CO2 che contengono, eliminando al contempo il loro preziosissimo ruolo di sequestratori di carbonio, vi sarebbe un impatto enorme sul cambiamento climatico.
A determinare che le torbiere sono in grave pericolo è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del statunitensi del Global Conservation Program della Wildlife Conservation Society, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Fra quelli coinvolti la Scuola di Geografia e Sviluppo Sostenibile dell'Università di St. Andrews (Regno Unito), il Dipartimento di Geografia dell'Università di Exeter, il Dipartimento di studi ambientali dell'Università della California di Santa Cruz e altri ancora. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Kemen Austin, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato lo stato di conservazione di tutte le principali torbiere del pianeta.
Gli studiosi spiegano che i Paesi con il maggior numero di torbiere sono Canada, Russia, Indonesia, Stati Uniti, Brasile, Repubblica Democratica del Congo, Cina, Perù, Finlandia e Repubblica del Congo. Da soli questi dieci Pesi possiedono l'80 percento delle torbiere della Terra, mentre solo i primi cinque, in particolar modo Canada e Russia, ne hanno il 70 percento. Ebbene, nonostante si tratti di ecosistemi estremamente importanti e delicati, solo il 17 percento di essi risulta protetto. Spesso, inoltre, pur risultando inclusi in aree definite “protette”, in realtà non lo sono affatto e sono esposte alla degradazione e all'impatto antropico. La Wildlife Conservation Society spiega che in confronto risultano protetti il 38 percento delle foreste, il 42 percento delle mangrovie e il 50 percento delle saline.
È un problema perché non solo le torbiere custodiscono e intrappolano enormi quantità di CO2, aiutandoci a contrastare il cambiamento climatico, ma sono caratterizzate anche da una ricchissima biodiversità. Circa il 25 percento delle torbiere è sottoposta a una forte pressione antropica, in particolar modo dall'agricoltura ma anche dall'industria mineraria, mentre il 27 percento si trova in territori di popoli indigeni, dove risultano meglio conservate (grazie al rapporto molto più profondo e rispettoso con l'ambiente naturale). Secondo i calcoli degli scienziati, il 15 percento delle torbiere viene prosciugato per far posto a terreni agricoli e fino a 2,5 miliardi di tonnellate di CO2 vengono emesse ogni anno da quelle degradate a causa delle attività umane. I ricercatori sottolineano l'estrema importanza di proteggerle ovunque esse si trovino, sostenendo al contempo la gestione nei territori indigeni, dove si trovano alcuni dei più grandi e importanti di questi ecosistemi. I dettagli della ricerca “Mismatch Between Global Importance of Peatlands and the Extent of Their Protection” sono stati pubblicati su Conservation Letters.