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Perché le persone hanno iniziato a mettere ciotole di riso negli armadi pieni di vestiti

Con l’arrivo della stagione fredda in molti hanno iniziato a mettere ciotole di riso in armadi e cassetti, un rimedio casalingo e a basso costo che dovrebbe proteggere i vestiti dall’umidità. Ma funziona davvero? Ecco cosa è emerso dagli esperimenti per verificare le proprietà igroscopiche del riso.
A cura di Andrea Centini
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Con l'arrivo della stagione fredda molte persone hanno iniziato a mettere delle ciotole piene di riso negli armadi e nei cassetti dove si tengono i vestiti, un cosiddetto rimedio della nonna che aiuterebbe a ridurre l'umidità all'interno dei mobili e dunque a prevenire la formazione di muffe e cattivi odori. In parole semplici, si tratterebbe di una soluzione casalinga pratica e a basso costo per impedire che gli abiti si rovinino. Del resto in autunno e inverno piove più spesso e l'aria risulta mediamente più ricca di umidità rispetto alle belle stagioni; il fenomeno è catalizzato anche dal fatto che le basse temperature rendono più difficile per l'aria trattenere il vapore acqueo (in base all'equazione di Clausius-Clapeyron), aumentando di fatto l'umidità relativa, ovvero la concentrazione di umidità che l'aria può contenere a una data temperatura rispetto al valore massimo quella temperatura. Incrementa di conseguenza anche il fenomeno della condensazione, a causa del rapido crollo delle temperature di notte (che genera brina e rugiada). Se a questo associamo il calore degli interni per i riscaldamenti accesi, in autunno-inverno ci sono tutti gli ingredienti per possibili problemi di umidità all'interno delle case e in particolar modo in posti chiusi come gli armadi. Ma è davvero efficace usare delle ciotole di riso per proteggere indumenti e coperte?

Partiamo dalla tecnologia. Per chi ha un problema con un dispositivo elettronico finito in acqua – come uno smartphone o una fotocamera – tra i principali consigli reperibili su internet vi è quello di rimuovere immediatamente la batteria e infilare l'oggetto in un recipiente pieno di riso, dove andrebbe tenuto almeno per un paio di giorni. Questo alimento, infatti, è noto per le proprietà igroscopiche, cioè la capacità di trattenere l'umidità, dunque può assorbire le molecole d'acqua infiltrate nell'apparecchio elettronico e, potenzialmente, “riportarlo in vita” senza dover passare per la costosa assistenza. Del resto un tuffo nella vasca da bagno – o peggio, nel water – non è certo un incidente coperto dalla garanzia di base. Il principio di fondo è il medesimo delle ciotole di riso negli armadi e nei cassetti; ridurre l'umidità e preservare i vestiti. Funziona? Purtroppo no. Il nocciolo fondamentale della questione risiede nel fatto che il riso crudo non ha proprietà igroscopiche sufficienti per proteggere un intero armadio pieno di umidità, men che meno una ciotola, per quanto colma.

A dimostrarlo lo studio scientifico “Evaluation of Rice as a Method of Drying Out Waterlogged Cell Phones” citato da Businesswire ed eseguito dagli esperti di DTJ Consulting su commissione di TekDry, un servizio specializzato nel “salvare” i dispositivi elettronici. L'esperimento è stato piuttosto semplice: verificare se tenere uno smartphone bagnato in un contenitore sigillato pieno di riso per 48 ore è in grado di salvarlo. Ebbene, il dispositivo utilizzato nei test si è asciugato più rapidamente tenendolo all'aperto piuttosto che nel contenitore col riso: “Dopo aver monitorato la perdita di peso di un telefono simulato posizionato prima in una stanza aperta per 48 ore e poi in un contenitore di riso per 48 ore, entrambe le volte contenenti lo stesso peso iniziale di acqua alla stessa temperatura, l'evaporazione ha ridotto il peso dell'acqua del dispositivo lasciato in una stanza aperta del 14,7 percento, mentre racchiudendo il dispositivo in un contenitore di riso ha ridotto il peso dell'acqua del dispositivo del 13,1 percento”, ha dichiarato David James di DTJ Consulting. “I risultati dimostrano anche chiaramente che sia l'evaporazione in una stanza che in un contenitore chiuso di riso hanno fatto molto poco per asciugare il dispositivo in 48 ore”, ha chiosato l'esperto, aggiungendo che questo è l'intervallo di tempo fondamentale per provare a salvare un dispositivo elettronico finito in acqua.

In pratica, il riso non funziona a dovere come essiccante, anche se lo studio “The effectiveness of commercial desiccants and uncooked rice in removing moisture from hearing aids” ha evidenziato che in caso di emergenza può essere d'aiuto nel proteggere dispositivi acustici bagnati, in modo non troppo dissimile dal gel di silice (quello in bustine che spesso si trova nelle scatole di apparecchi elettronici, proprio perché in grado di catturare l'umidità). Ma chiaramente una ciotola di riso in un armadio è tutta un'altra questione per quantità e ampiezza dell'ambiente. Secondo i consigli dell'esperto di arredi interni Nic Shacklock citato da IFLScience, una soluzione potrebbe essere quella di creare delle prese d'aria nei mobili, al fine di favorire la circolazione ed evitare il ristagno con conseguente umidità. Laddove non fosse possibile, un deumidificatore sarebbe la soluzione più appropriata all'interno della casa. Certamente infilare vestiti umidi negli armadi o tenerne troppi e troppo attaccati sono tutti fattori che possono contribuire all'insorgenza di muffe e funghi, che possono rovinarli irrimediabilmente. Il riso, nonostante la credenza popolare, può fare veramente poco per proteggerli.

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