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Perché le montagne sono piene di neve anche se siamo a giugno: la risposta del glaciologo

Il glaciologo Valter Maggi spiega a Fanpage.it che non si può valutare lo stato di salute dei ghiacciai da una foto scattata a giugno: “Il bilancio annuale si fa dopo l’estate, quando le nevi si sono sciolte. Questo inverno ci sono state molte precipitazioni solo sulle Alpi Occidentali ma in molte zone la neve sta già sparendo”.
Intervista a Valter Maggi
Professore di Geografia fisica e presidente del Comitato glaciologico italiano
A cura di Velia Alvich
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Immagine

Nella prima foto si vede una montagna in quella che sembra piena estate. Solo la cima è innevata, nel resto dell'immagine si vede roccia nuda e prati. Nella seconda foto, lo stesso massiccio è interamente imbiancato. Si riconosce la forma della montagna, è la stessa della prima foto, ma la neve ricopre quasi ogni angolo. Stesso giorno, il 15 giugno, a due anni di distanza.

La foto della Marmolada innevata è stata scattata pochi giorni fa, mentre la sua versione "estiva" è del 2022. Messa così sembra quasi un assist ai negazionisti del cambiamento climatico. In realtà non è così e i ghiacciai continuano a ritirarsi anno dopo anno, in maniera pericolosa. Valter Maggi, professore di Geografia fisica all'Università di Milano Bicocca e presidente del Comitato glaciologico italiano, ha spiegato a Fanpage.it perché fotografare a giugno una cima innevata non aiuta a comprendere qual è il vero stato dei ghiacciai alpini.

Cosa rappresenta la foto che paragona lo stato della Marmolada questo mese rispetto a due anni fa?

Questa immagine imbiancata fa parte di quella che dovrebbe essere la storia delle nostre Alpi e che in inverno, di solito, dovrebbe nevicare. O almeno si spera. Negli anni '80 e '90 le nostre montagne erano sempre così imbiancate. Ma la foto senza neve dà un segno più chiaro che forse sta cambiando qualcosa.

L'immagine di questo 15 giugno ci mostra come dovrebbero essere le nostre montagne in questo momento dell'anno?

Sì esatto, è come dovrebbe essere. Quest'inverno in alcune aree delle Alpi, e non in tutte, le precipitazioni sono state abbondanti. È chiaro che se cade tanta neve, poi ci mette più tempo a fondere e quindi se ne conserva di più. Ma ormai le nevi stanno già sparendo in molte zone.

Innevata quest'anno, spoglia due anni fa. Qualcuno online ha usato le immagini della Marmolada come pretesto per "dimostrare" che il cambiamento climatico non esiste.

Si può negare qualsiasi cosa se si ha l'intenzione di farlo e il periodo del Covid l'ha dimostrato. Quello che stiamo osservando però è che i ghiacciai negli ultimi cinquant'anni si stanno ritirando in un modo spaventoso. Questi possono sopravvivere grazie alla neve nella stagione invernale, in quella estiva a seconda del caldo che c'è. In questa maniera si conservano, avanzano oppure si ritirano. Se, tirando una linea, vediamo che da 50 anni si stanno ritirando, allora vuol dire che il bilancio è negativo.

Si può valutare lo stato di salute di un ghiacciaio da una foto scattata prima che cominci l'estate?

Non proprio. Il bilancio di un ghiacciaio non si fa a giugno e se lo si fa comunque si tratta di un bilancio invernale. Solo a fine settembre oppure ottobre abbiamo il bilancio annuale, che tiene in considerazione tutta la parte estiva di fusione. Oggi non siamo in grado di sapere come saranno i prossimi mesi e quindi dobbiamo aspettare la fine dell'estate per fare una valutazione. Magari sarà un'estate caldissima e non rimarrà nulla della neve che è caduta, oppure sarà fresca e quindi se ne conserverà una parte. Ma è impossibile avere questa informazione prima di allora. Per quanto riguarda il bilancio invernale di quest'anno, possiamo dire che è rimasta più neve rispetto all'anno scorso e a due anni fa.

Quindi questo è stato il migliore anno per la neve da un paio di anni a questa parte?

Diciamo che per adesso sembra il bilancio invernale migliore degli ultimi dieci anni. Come Comitato glaciologico italiano ci riuniamo a metà di luglio per fare il punto dell'inverno passato. In questo momento i dati ci sono solo in alcuni casi. Per altri, invece, c'è così tanta neve che è difficile fare il lavoro di rilevazione.

Quali sono le vette che hanno passato un buon inverno?

È facile capirlo: dove gli impianti sono rimasti aperti anche in primavera, è stato un buon anno. Comunque più o meno si può dire che la parte centrale e occidentale delle Alpi dovrebbe aver ricevuto buone nevicate. La parte Est di meno, ha avuto un inverno meno fortunato. Ovviamente senza tenere da conto della neve artificiale, che è tutta un'altra cosa e non dovremmo tenerla in considerazione.

Il fraintendimento che si è creato intorno a queste immagini è un po' lo stesso che esiste fra meteo e clima?

Esatto. Il fatto che ci sia stato un inverno particolarmente nevoso, cioè con possibilità di precipitazioni nevose sulle Alpi, è legato alla situazione generale di circolazione atmosferica nell'Atlantico settentrionale, che è l'area da cui arrivano tutte le nostre perturbazioni, e che in parte arrivano dal Mediterraneo. La climitologia invece verifica se queste configurazioni, per le quali esistono delle masse d'aria che arrivano sulle Alpi, abbiano delle frequenze in aumento o in diminuzione. Ma parliamo di tempi lunghi, cioè anche di trent'anni. Quando si tratta di clima è importante verificare i dati.

In definitiva, qual è lo stato di salute dei ghiacciai italiani?

Sono tutti in ritiro. Alcuni in spaventoso ritiro, altri semplicemente in ritiro e alcuni che per fortuna si sono ritirati poco. Bisogna considerare che, per valutarlo, bisogna considerare anche altri fattori. Per esempio, dipende dal ghiacciaio, dalla posizione, dalle precipitazioni. Sull'arco alpino ci sono 900 ghiacciai, il Comitato glaciologico italiano riesce a coprirne 200. E da decenni si stanno ritirando tutti.

Quale informazione non si può capire semplicemente guardando le due immagini, dunque?

I cambiamenti climatici sono in atto e l'unica soluzione è diminuire le emissioni di gas serra. Se non facciamo nulla, a un certo punto i ghiacciai smetteranno di ritirarsi, ma proprio nel senso che scompariranno. Non è una considerazione poetica, è un dato di fatto. Da 40 anni è stato dimostrato che il problema diventa ogni anno più pressante.

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