Perché le coppie si lasciano? Un gruppo di ricercatori ha provato a spiegarlo con la matematica
"E vissero per sempre felici e contenti". Da bambini lo abbiamo ascoltato in ogni fiaba d'amore, forse ci abbiamo anche creduto. Poi però da adulti abbiamo iniziato a ricrederci, o almeno la maggior parte di noi lo ha dovuto fare, fatta eccezione per qualche fortunato caso. Non ci sono altri modi per dirlo: l'amore è destinato quasi sempre a finire. Lo dicono i dati sui matrimoni: in diversi Paesi Occidentali il 50% non supera i 25 anni. In Italia le cose non vanno meglio: le persone si sposano sempre meno e anche le coppie sposate non è detto che resistano nel tempo. Nel 2016 in Italia si sono celebrati 203.358 matrimoni, mentre i divorzi sono stati 99.071 (praticamente quasi un divorzio ogni due nuovi matrimoni).
Il fatto è che le relazioni tendono per loro natura a esaurirsi e le coppie a lasciarli. Lo ha dimostrato già la scienza tempo fa, ora alcuni studiosi hanno messo insieme le informazioni elaborate finora per scoprire le leggi alla base di quelle poche coppie che sembrano non subire questo destino ineludibile. In sostanza, hanno trovato niente poco di meno che il segreto del "vissero per sempre felici e contenti" (a patto di accettare qualche pausa qui e là in quel per sempre).
Una coppia obbedisce alle leggi della fisica
Come spiega un lungo approfondimento pubblicato su The Convesation, una relazione funziona più o meno come quello che viene definito un sistema chiuso. Il primo ad affermarlo fu lo psicologo delle relazioni John Gottman, secondo il quale il rapporto tra due partner risponde in sostanza alla seconda legge della termodinamica. In base a quest'ultima un sistema chiuso si esaurisce se non viene fornita energia: praticamente per far durare una relazione non basta non fare nulla di sbagliato se non si fa nulla per migliorarla.
Il sentimento da solo non basta
Uno studio guidato dall'Università di Madrid ha provato a verificare se questa legge venisse confermata o meno dall'applicazione di sistemi dinamici, ovvero quegli strumenti matematici utilizzati per studiare l'evoluzione di una variabile nel tempo.
In questo caso chiaramente la variabile è data dal sentimento di amore nella coppia, che in base alla teoria di Gottman subisce quindi l'effetto dell'energia data alla coppia dai membri. Gli autori dello studio parlano di "sforzo" dei partner per far durare il sentimento per sempre. Da questi modelli è emerso che per realizzare lo scopo la relazione necessita di un livello di sforzo da parte dei partner che va oltre quanto quest'ultimi sarebbero portati a fare. Proprio questa differenza tra sforzo naturale e sforzo necessario è ciò che mette a rischio la stabilità nella coppia e rischia alla fine di farla crollare.
Chi ama di più deve sforzarsi di più
A quanto pare, secondo i calcoli dei ricercatori, l'amore non tiene affatto conto delle leggi del karma. Il loro modello matematico ha infatti visto che nelle coppie che funzionano, nel momento in cui si presenta un fattore esterno destabilizzante – un problema o una crisi – per superarla entrambi i partner devo aumentare il loro livello di sforzo, ma è quello più emotivamente coinvolto in quel momento a dovere fare lo sforzo maggiore.
Questa differenza nello sforzo profuso può anche verificarsi nelle cosiddette coppie eterogame, ovvero quelle in cui c'è una differenza di background (sociale, reliogoso, culture o economico) tra i due partner. Sembra infatti che le coppie omogame, ovvero le relazioni in cui i componenti provengono da un contesto molto simile, siano in genere più stabili e più propense a durare. In questi casi, le differenze tra due persone infatti possono portare a investire nella relazione un tipo di sforzo diverso ma questa asimmetria a lungo andare può diventare distruttiva per la coppia.