Perché le centrali nucleari costano così tanto
Nel contesto economico e climatico attuale in molti considerano l'energia nucleare la soluzione migliore (se non quella indispensabile) per affrontare le problematiche che stiamo vivendo. Benché infatti diversi studi hanno dimostrato che è possibile soddisfare il fabbisogno energetico di interi Paesi facendo totale affidamento sulle rinnovabili, come eolica, solare, geotermica, forza del mare e simili, i costi per il completo abbandono dei combustibili fossili sono enormi, in particolar modo per quel che concerne lo stravolgimento di intere infrastrutture. Per questo la transizione non può essere certo immediata, anche alla luce della necessità di interventi che possono richiedere molti anni per essere completati. E senza dimenticare i timori per i tantissimi lavoratori legati alle industrie energetiche tradizionali. Ma le conseguenze più catastrofiche dei cambiamenti climatici stanno incombendo e i costi di gas naturale, carburanti e prodotti affini stanno lievitando a dismisura, catalizzati (anche) dall'attuale e complessa situazione geopolitica. Per questo anche in Italia si è riacceso il dibattito sulla possibile riapertura all'energia nucleare. Al netto dei dubbi sul potenziale rischio di incidenti, uno dei problemi da non sottovalutare risiede nel costo esorbitante delle centrali tradizionali, quelle ad “acqua leggera”, salito a dismisura negli ultimi decenni e con spese che raddoppiano o addirittura triplicano nel corso della costruzione, che può richiedere da 5 a oltre 10 anni.
Basti pensare a cosa è accaduto negli Stati Uniti, con la cancellazione di diversi progetti proprio a causa dello spropositato incremento dei costi. Come specificato dal portale specializzato Construction Physics, negli anni '80 furono chiusi i progetti di diverse centrali nucleari (da costruire a Washington) poiché i costi aumentarono dai 4,1 miliardi di dollari stimati a oltre 24 miliardi di dollari (con conseguente default). In Georgia due centrali nucleari dal costo originale di 14 miliardi di dollari sono balzate a 28,5 miliardi di dollari e le società coinvolte stanno cercando un possibile accordo, mentre due centrali in Carolina del Sud sono state cancellate dopo che il prezzo iniziale di 9,8 miliardi di dollari è schizzato a 25 miliardi di dollari. Si prevede una spesa complessiva di ben 26,20 miliardi di Euro per la centrale nucleare tradizionale "Sizewell C" da 3.300 MW che dovrebbe essere costruita nel Suffolk, nel Regno Unito. Ma perché le centrali nucleari costano così tanto?
Come spiegato da Construction Physics ci sono diversi fattori in gioco. Innanzitutto vanno considerati i cosiddetti costi “overnight”, ovvero quelli di costruzione pura e semplice della centrale senza interessi e simili, come se appunto l'infrastruttura venisse costruita in una sola notte, che sono praticamente decuplicati. Se negli anni '60 del secolo scorso erano di circa 1000 dollari per KWe (ovvero mille Watt di capacità elettrica), si è arrivati agevolmente a 8000-9000 dollari/KWe. Si stima che un nuovo reattore in costruzione in Francia possa arrivare fino a 12.000 dollari/KWe. Circa un terzo dei costi complessivi della costruzione di una centrale deriva dalle spese indirette, come “servizi di ingegneria, direzione dei lavori e spese generali amministrative”, spiega Construction Physics. I costi diretti, come il reattore, la turbina e le strutture dell'impianto hanno un costo paragonabile, mentre un'altra frazione di spesa analoga deriva da ulteriori sistemi impiantistici. Il solo progetto ingegneristico per la costruzione della centrale ha un costo che arriva quasi a quello del reattore.
Realizzare e mantenere operativa una centrale richiede inoltre molta manodopera altamente specializzata, che deve lavorare per lunghissimi anni. Tra la fine degli anni '70 e la fine degli '80 il costo del lavoro ha giocato un ruolo estremamente significativo nell'aumento dei costi per costruire una centrale negli USA. Si stima che il costo del lavoro sia aumentato del 18,7 percento all'anno in quell'arco temporale, mentre quello dei materiali di costruzione del 7,7 percento all'anno. Tra le figure più costose professionisti come ingegneri, supervisori e ispettori per il controllo qualità. Secondo lo studio "Sources of Cost Overrun in Nuclear Power Plant Construction Call for a New Approach to Engineering Design" pubblicato su Joule, in quel decennio il 72 percento dell'aumento dei costi era dovuto proprio all'incremento delle spese indirette. Basti pensare che possono servire oltre 5mila lavoratori per realizzare una centrale. Anche le nuove licenze legate a regolamentazioni più rigide, che hanno influito sulla riprogettazione di alcune parti degli impianti, hanno avuto un impatto estremamente significativo nella lievitazione dei costi.
Essendo così costose di base, una parte cospicua della spesa deriva dagli interessi sul finanziamento, che possono arrivare anche al 20 percento del costo totale dell'impianto. Poiché ci vuole molto tempo per finalizzare i progetti, in caso di ritardi come avvenuto per le centrali della Georgia i costi di finanziamento possono arrivare fino al 50 percento del totale. Va inoltre tenuto presente che una componente significativa del costo dell'elettricità prodotta da una centrale nucleare (dal 60 all'80 percento) deriva dai costi di capitale, cioè i costi di costruzione dell'impianto stesso. Questo non avviene ad esempio con una centrale a gas naturale, in cui il 70 percento del costo dell'elettricità prodotta deriva dalla fluttuazione dei prezzi del gas stesso. A influenzare la spesa vi è anche il fatto che l'energia elettrica di una centrale nucleare si paga un tot indipendentemente dal fatto che venga prodotta o meno l'energia. Immagazzinarla ha un costo e quindi deve esserci un bilanciamento tra la domanda e l'offerta, ma se è possibile “spegnere” facilmente una centrale elettrica, lo stesso non si può dire per le centrali nucleari. Da non dimenticare anche l'esigenza di stoccare le scorie nucleari.
Quasi tutti questi ragionamenti sono applicabili alle centrali nucleari tradizionali, ma fortunatamente sono in sviluppo centrali di nuova generazione decisamente più economiche. I micro reattori di ultima generazione chiamati “Small Modular Reactors” (SMR) hanno un costo finale stimato di circa 2 miliardi di Euro, contro gli oltre 26 che dovrà spendere il Regno Unito per la sua (ipotetica) nuova centrale. Anche Bill Gates con la sua azienda TerraPower sta progettando nuove centrali nucleari dotate di reattori “Natrium”, il cui costo futuro stimato dovrebbe attestarsi su 1 miliardo di dollari. Un prototipo in costruzione nel Wyoming costerà 4 miliardi di dollari, ma la spesa dovrebbe essere abbattuta del 75 per il progetto definitivo.