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Alzheimer e tumore del colon hanno una strana correlazione: svelato il mistero che li lega

Diversi studi hanno evidenziato che i pazienti con Alzheimer rischiano meno di ammalarsi di cancro, così come chi ha un tumore ha meno probabilità di sviluppare la demenza. L’associazione è particolarmente forte con il cancro al colon retto. Una nuova ricerca ha fatto luce sul misterioso legame tra le due malattie.
A cura di Andrea Centini
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Il cancro e l'Alzheimer, la più comune forma di demenza al mondo, hanno una strana e misteriosa correlazione. Diverse ricerche, come lo studio “Inverse occurrence of cancer and Alzheimer disease” pubblicato su Neurology da scienziati italiani, hanno rilevato che i pazienti affetti dalla patologia neurodegenerativa hanno un rischio sensibilmente inferiore di ammalarsi di tumore. Allo stesso tempo, chi sta affrontando una patologia oncologica ha meno probabilità di sviluppare l'Alzheimer, come emerso dallo studio “Association Between Alzheimer Disease and Cancer With Evaluation of Study Biases” pubblicato su JAMA. Tale correlazione risulta particolarmente forte con il cancro al colon-retto, uno dei cinque “big killer”, tra i tumori maligni più diffusi e mortali in Italia e nel mondo. In qualche modo, sembra che una condizione offra uno “scudo” contro l'altra. Com'è possibile? Una nuova ricerca ha fatto luce sul meccanismo biologico alla base di questo misterioso legame patologico e, com'era lecito immaginare, è coinvolto il microbiota intestinale. In parole molto semplici, i batteri associati al morbo di Alzheimer possono indurre una ridotta risposta infiammatoria nell'intestino che a sua volta si traduce in un rischio ridotto di cancro.

Al momento tale processo è stato osservato nei roditori, ma i ricercatori sono fiduciosi che il legame tra la flora batterica e il morbo di Alzheimer possa spiegare anche la ragione per cui i pazienti con declino cognitivo hanno una tendenza minore a sviluppare il cancro colorettale. A svelare il meccanismo biologico dietro la misteriosa correlazione inversa tra l'incidenza delle due malattie è stato un team di ricerca cinese guidato da scienziati del Primo ospedale dell'Università di Medicina di Hebei, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti il Centro di ricerca congiunto internazionale di Hebei per la scienza del cervello, l'Accademia Cinese delle Scienze, l'Hebei Key Laboratory of Brain Science and Psychiatric-Psychologic Disease e altri. I ricercatori, coordinati dai professori Nan Zhang e Shunjiang Xu, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto diversi esperimenti con i topi.

Nello specifico, hanno indotto il cancro colorettale attraverso un composto chimico chiamato azossimetano-destrano solfato di sodio in un certo numero di roditori, osservando che in quelli con i sintomi simili all'Alzheimer umano la tumorigenesi era significativamente ridotta rispetto a quanto osservato nei topi del gruppo di controllo. In parole semplici, si ammalavano di meno. In qualche modo, la demenza murina è in grado di sopprimere l'infiammazione all'intestino e proteggere dal tumore. Tuttavia, dopo un trapianto di microbiota fecale, con passaggio di batteri dai topi sani del gruppo di controllo a quelli del gruppo Alzheimer, il tasso di incidenza del cancro al colon è tornato normale. Ciò significa che, in qualche modo, è proprio la flora batterica intestinale legata all'Alzheimer a offrire protezione contro il tumore maligno. Con questa premessa, il professor Zhang e colleghi sono andati a “caccia” dei batteri potenzialmente responsabili di questo scudo protettivo, trovando in quelli del genere Prevotella i migliori candidati.

Questi batteri, presenti nel microbiota intestinale, orale e vaginale e associati a varie tipologie di infezioni, quando introdotti assieme ai loro derivati – come i lipopolisaccaridi o LPS – nell'intestino dei topi inducevano l'organo a produrre meno proteine proinfiammatorie, probabilmente anche a causa di un'alterazione della permeabilità della mucosa intestinale. Il risultato è che i topi così trattati andavano incontro a disfunzioni cognitive ma risultavano protetti dal cancro al colon retto. Precedenti indagini avevano evidenziato che i lipopolisaccaridi sono in grado di innescare il danno neuronale.

In sostanza, l'alterazione del microbiota intestinale indotta dai batteri Prevotella è associata alla demenza così come a una maggiore difesa dal cancro, per via dell'accentuata tolleranza all'infiammazione della mucosa intestinale. “Un microbiota intestinale sbilanciato ha aumentato la permeabilità della barriera intestinale, che ha facilitato l'assorbimento di LPS dall'intestino al sangue, causando un declino cognitivo nei topi simili all'AD e nei pazienti con aMCI (decadimento cognitivo lieve amnesico NDR)”, hanno scritto gli scienziati nell'abstract dello studio. “Questi dati rivelano che l'LPS intestinale derivato da Prevotella esercita un effetto di resistenza alla tumorigenesi del CRC (cancro colorettale NDR) inducendo tolleranza infiammatoria in presenza di AD (malattia di Alzheimer NDR). Questi risultati forniscono prove biologiche che dimostrano la relazione inversa tra l'incidenza di AD e CRC”.

Del resto, che le patologie neurodegenerative hanno una stretta correlazione con il microbiota intestinale è stato evideziato da molteplici studi; il trapianto di feci dal naso, ad esempio, ha dimostrato di ridurre sensibilmente i sintomi del Parkinson. I dettagli della ricerca “Inhibition of colorectal cancer in Alzheimer’s disease is mediated by gut microbiota via induction of inflammatory tolerance” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PNAS.

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