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Covid 19

Perché la sottovariante di Omicron BA.5 preoccupa gli esperti: boom di contagi in Portogallo

L’incidenza della sottovariante di Omicron BA.5 in Portogallo è balzata dal 18,5 al 37 percento in pochi giorni. Cosa sappiamo e perché è così contagiosa.
A cura di Andrea Centini
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L'attuale ondata della pandemia di COVID-19 è guidata dalla variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2, che da quando è stata identificata la prima volta in Sudafrica, a novembre dello scorso anno, ha dato vita a diverse sottovarianti in grado di imporsi in numerosi Paesi. Pur essendo la BA.2 – definita “invisibile” – la più diffusa a livello globale, quella che sta attualmente preoccupando di più gli esperti è BA.5, a causa del profilo mutazionale e il boom di infezioni che sta innescando soprattutto in Portogallo. Basti pensare che nel Paese iberico l'incidenza della variante è balzata da poco meno del 20 percento all'inizio di maggio al 37 percento del 20 maggio, evidenziando un chiaro vantaggio evolutivo rispetto alle sottovarianti “sorelle” (BA.1, BA.2, BA.2.12.1 e la simile BA.4). Secondo gli esperti BA.5 sarebbe più contagiosa, più brava a eludere gli anticorpi neutralizzanti e dotata di una maggiore capacità sinciziogena, che, come spiegato all'ANSA dal virologo Francesco Broccolo dell'Università Bicocca di Milano, risiede nelle capacità delle cellule infettate di fondersi con quelle vicine ancora sane. Ecco cosa sappiamo sulla sottovariante BA.5.

Come specificato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) le sottovarianti BA.4 e BA.5 sono state identificate per la prima volta in Sudafrica, lo stesso Paese dove è emersa la Omicron originale. La prima è stata rilevata a gennaio, la seconda a febbraio. A causa della presenza di mutazioni peculiari, potenzialmente associate a maggiori aggressività ed elusività, i due ceppi sono subito finiti nel mirino dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS); a metà maggio gli esperti dell'ECDC hanno deciso di elevare le sottovarianti di Omicron da “varianti di interesse” a “varianti di preoccupazione”, esattamente come lo sono l'Alfa, la Beta, la Gamma, la Delta e la Omicron originale. Diversi scienziati ritengono persino che dovrebbero ricevere un nome univoco, con una lettera dell'alfabeto greco ad hoc, esattamente come avviene per le altre varianti di preoccupazione principali. Al di là degli aspetti della classificazione, sono diversi gli elementi che indicano l'importanza di monitorare BA.5.

Sia BA.5 che la simile BA.4 sono caratterizzate dalle mutazioni L452R, F486V e R493Q sulla proteina S o Spike, il gancio biologico sfruttato dal coronavirus per legarsi alle cellule umane e infettarle. Il professor Broccolo ha spiegato all'ANSA che la sola L452R “è in grado di far cambiare moltissimo la struttura della proteina Spike”. “Non è una mutazione nuova – sottolinea il professor Broccolo – perché il virus l'aveva già selezionata nelle varianti Delta e Lambda”, tuttavia essa “aumenterebbe il numero di riproduzione, ossia renderebbe le due sottovarianti più contagiose rispetto ad altre sottovarianti di Omicron, come BA.1 e BA.2”. Il dato della maggiore contagiosità è emerso anche dallo studio “Virological characteristics of the novel SARS-CoV-2 Omicron variants including BA.2.12.1, BA.4 and BA.5” pubblicato su BioRXiv da scienziati giapponesi dell'Università di Tokyo. Non è ancora stato sottoposto a revisione paritaria.

A causa di questo profilo genetico peculiare le due sottovarianti sarebbero anche maggiormente in grado di eludere gli anticorpi neutralizzanti, sia quelli indotti da una precedente infezione naturale (anche di un'altra Omicron) che quelli innescati dalla vaccinazione anti Covid. Il vaccino resta fortemente protettivo contro il rischio di COVID-19 grave e ospedalizzazione, ma la reinfezione è considerata possibile, proprio alla capacità delle sottovarianti di "bucare" le difese immunitarie. Anche la superiore capacità sinciziogena non è da sottovalutare, essendo potenzialmente correlata a una malattia più aggressiva: “Questa caratteristica – sottolinea il professor Broccolo – è stata dimostrata in vitro su colture cellulari ma sappiamo che c'è una correlazione tra il potere fusogenico di una variante osservata in vitro e il suo grado di patogenicità in vivo, come dimostrato anche dalla sua maggiore virulenza in esperimenti condotti su animali”. Fortunatamente, in base ai dati dell'Università Johns Hopkins (Stati Uniti), il numero di decessi in Portogallo negli ultimi giorni sta scendendo dopo un'iniziale risalita a ridosso del boom di positivi.

Nonostante le caratteristiche peculiari, BA.5 al momento è esplosa soltanto nel Paese Iberico; forse sta guidando una nuova ondata di contagi in Germania, ma negli altri Paesi ha ancora un'incidenza limitata, sebbene non si possano escludere futuri exploit, in particolar modo con l'arrivo dell'autunno. L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) a fine maggio aveva rilevato solo lo 0,41 percento delle sequenze di BA.5 sul totale dei campioni di SARS-CoV-2 analizzati. A inizio maggio in diversi Paesi europei la sottovariante era ancora ben al di sotto del 2 percento. Non è assolutamente detto che anche altrove si replicherà il caso portoghese, ma è fondamentale continuare a monitorare le curve epidemiologiche e rispettare le misure anti Covid in vigore per ridurre il più possibile i rischi. I dati raccolti finora, infatti, suggeriscono che il coronavirus SARS-CoV-2 non stia evolvendo in una forma più attenuata / meno patogenica, come teorizzato più volte: lo dimostrerebbe proprio il balzello delle mutazioni rilevae.

Gli esperti ritengono inoltre probabile la nascita di ulteriori varianti e in molti reputano sempre più importante rendere disponibile un vaccino aggiornato, non solo specifico contro la Omicron e le sue sottovarianti, ma uno universale (pancoronavirus) contro tutti i potenziali ceppi del patogeno pandemico e altri virus.

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