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Perché la provincia di Roma è stata “invasa” dalle formiche volanti

Lungo il litorale laziale, ai Castelli Romani e al centro di Roma è stata segnalata la presenza di numerosissime formiche alate. Ecco cosa sta succedendo.
A cura di Andrea Centini
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Una formica volante. Credit: Andrea Centini
Una formica volante. Credit: Andrea Centini

In questi giorni i cittadini di diversi comuni della provincia di Roma – ma anche di quartieri centrali della Città Eterna – si stanno imbattendo in un fenomeno piuttosto curioso: la presenza di migliaia e migliaia di formiche alate, molte delle quali purtroppo morte o moribonde. Come riportato dal Tempo gli avvistamenti sono stati registrati principalmente lungo il litorale laziale, tra Anzio, Nettuno, Pomezia e Ostia, con tantissimi esemplari trovati spiaggiati dopo una mareggiata accompagnata dal forte vento. Segnalazioni arrivano anche anche dai Castelli Romani, come ad esempio a Velletri, dove ovviamente il mare non c'è. Dunque, cosa c'è dietro questa "invasione" di formiche dotate di ali?

Il "mistero", se così vogliamo chiamarlo, è legato all'affascinante ciclo biologico di questi piccoli e operosi insetti imenotteri. Le formiche alate, infatti, non sono altro che la fase riproduttiva delle comuni formiche che vediamo tutti i giorni nella forma attera (cioè priva di ali) e sterile. Come spiegato in un breve ma affascinante documentario registrato proprio lungo la costa laziale dal biologo e ornitologo Francesco Petretti, volto noto di Geo e altri programmi in cui si tratta di zoologia ed etologia, dopo abbondanti piogge le regine delle colonie sono spinte a produrre generazioni alate sessualmente fertili. Sono in pratica altre regine e re destinati a sciamare lontani dalla colonia di origine, accoppiarsi e dare origine a un nuovo, nutrito gruppo sociale. Il documentario è visibile su RaiPlay cliccando su questo link.

L'evento della sciamatura si verifica principalmente verso la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno ma anche in primavera, periodi caratterizzati da piogge significative, proprio come quelle che si stanno abbattendo sul Lazio in questi giorni. Come spiegato dal professor Petretti, che insegna Biologia della Conservazione presso l’Università di Perugia, l'acqua rende anche il terreno più umido e morbido da scavare, favorendo così l'emersione dai cunicoli sotterranei di questi splendidi esemplari alati, accompagnati dalle numerose operaie sterili prive di queste appendici. Non c'è assolutamente da stupirsi che le formiche possano spiccare il volo, trattandosi di insetti imenotteri esattamente come le api, le vespe e i calabroni. Una volta giunte in un nuovo luogo idoneo, le regine novelle che si sono accoppiate con successo perdono le ali e si stabilizzano, dando vita a una nuova colonia. I maschi sono invece destinati a morire dopo aver compiuto il proprio dovere biologico. La sciamatura delle formiche non è altro che uno dei molteplici e affascinanti sistemi progettati dalla natura per perpetrare la trasmissione dei geni e colonizzare nuovi mondi.

Ma perché ce ne sono così tante a Roma? Poiché possono formarsi sciami di formiche alate anche molto grandi, in seguito a eventi atmosferici particolarmente violenti questi gruppi possono finire in mare, magari perché spinti dal vento forte o trasportati da fiumi impetuosi. È così che migliaia di queste formiche sono arrivate lungo la costa laziale e nell'entroterra, fino al centro di Roma. L'origine esatta di questi insetti probabilmente non la conosceremo mai, ma sappiamo che la loro presenza è legata a un meccanismo biologico che scatta nelle condizioni che stiamo vivendo in questi giorni. Del resto sciami numerosi vengono avvistati di frequente in diverse zone d'Italia in questo periodo dell'anno: in alcuni luoghi il fenomeno è così ricorrente – come ad Arzelato, nella provincia di Massa-Carrara, dove viene "invasa" una chiesa – che per secoli è stato associato dai credenti alla provvidenza divina. Questa volta ha interessato un'area un po' diversa dal solito e in molti, colti alla sprovvista, si sono chiesti cosa stesse accadendo.

La presenza delle formiche alate a Roma non ha dunque nulla a che vedere con la paventata “invasione” della Vespa orientalis, una specie autoctona di alcune regioni meridionali ingiustamente definita “aliena”. Semplicemente, come anche spiegato dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), questo calabrone potrebbe essere in espansione verso nord per le condizioni climatiche più favorevoli. A Roma la stabilizzazione potrebbe essere stata favorita anche dalla presenza prolungata di rifiuti in strada

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