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Perché la NASA ha di nuovo annullato il lancio di Artemis 1 e quando ci sarà il terzo tentativo

Il secondo tentativo di lancio del razzo SLS verso l’orbita lunare è fallito a causa di una perdita di propellente. Stanotte attesa conferenza della NASA.
A cura di Andrea Centini
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Il razzo SLS sulla rampa di lancio. Credit: NASA
Il razzo SLS sulla rampa di lancio. Credit: NASA

Il programma Artemis resta ancora al palo. Dopo il primo tentativo di lancio fallito il 29 agosto, a causa di un problema a un sensore che indicava un errato raffreddamento del motore 3 dello stadio centrale dello Space Launch System (SLS), anche il secondo previsto tra le 20:17 e le 22:17 ora italiana di oggi, sabato 3 settembre, è stato annullato. Tutto lasciava presagire che il lift off verso la Luna di Artemis 1 – missione dimostrativa senza equipaggio – sarebbe avvenuto regolarmente, dopo le rassicurazioni della NASA sull'anomalia rilevata nei giorni scorsi e soprattutto le buone notizie dal meteo, passate da una iniziale probabilità di “GO” al 40 percento a quella del 60 percento delle ultime ore, con alcuni picchi dell'80 percento in diversi momenti della finestra di lancio. Ciò nonostante, durante il lungo countdown che avrebbe portato il razzo lanciatore di 98 metri – il più grande e potente mai costruito – a sganciarsi dal Pad 39B del Kennedy Space Center (KSC) sono emersi problemi col rifornimento di carburante che non sono stati superati dagli ingegneri, dopo diversi tentativi falliti. Così si è deciso nuovamente per il “NO GO”.

Il nuovo countdown ha avuto inizio verso le 12:00 ora italiana, quando il direttore del lancio di Artemis 1, il dottor Charlie Blackwell-Thompson, ha dato il via libera per il rifornimento dello stadio centrale del razzo Space Launch System, composto da quattro motori RS-25 ereditati dal programma Space Shuttle. Quello che ha dato diversi grattacapo il 29 agosto è stato il motore numero 3, a causa di un sensore che indicava il mancato raggiungimento della temperatura di raffreddamento prevista (- 250° C). Un paio di giorni dopo il rinvio si è capito che il problema era al sensore e non ad altri sistemi, pertanto si è deciso di aprire ufficialmente la seconda finestra di lancio prevista per oggi. Proprio durante le prime operazioni di caricamento dei propellenti si è tuttavia manifestato un primo, piccolo problema alla pipeline dell'idrogeno liquido, che ha causato un anomalo aumento della pressione. Per questo motivo il flusso è stato momentaneamente sospeso e si è passati dall'erogazione automatica a quella manuale. Tutto sembrava essere ripartito regolarmente, ma la NASA si è accorta di un'altra anomalia di pressione con l'ossigeno, come indicato dal commentatore della NASA Derrol Nail. Il preludio del disastro.

Durante le operazioni di rifornimento (rapida per l'ossigeno e lenta per l'idrogeno) la NASA attorno alle 13:30 ha infatti rilevato una perdita in un punto di connessione tra il sistema di rifornimento dell'idrogeno e lo Space Launch System. Il punto è stato rilevato sempre su uno dei due booster laterali, ma non nella stessa posizione della perdita emersa durante il concitato tentativo di lancio del 29 agosto. Dopo circa mezz'ora di lavoro gli ingegneri sono riusciti a risolvere il problema e il rifornimento è ricominciato regolarmente. Purtroppo si è trattato solo di una risoluzione temporanea, dato che verso le 15:00 ora italiana il problema si è manifestato nuovamente. La NASA è così intervenuta riscaldando il connettore e pressurizzando la pipeline coinvolta con l'elio, per provare a sigillare definitivamente la perdita, ma il tentativo è nuovamente fallito. Gli ingegneri hanno comunicato che il problema era in un connettore da 8 pollici collegato all'enorme serbatoio del razzo. I vari tentativi di scaldare, pressurizzare e sigillare la perdita hanno continuato a fallire fino a quando alle 17:17 il team di lancio ha consigliato il “NO GO” per la missione. Il serbatoio di idrogeno è rimasto pieno solo al 10 percento. Alle 17:22 il direttore Charlie Blackwell-Thompson ha ufficialmente annullato il tentativo il lancio di oggi, chiamando quello che in gergo viene definito “scrub”.

È stata una doccia gelata per tutti coloro che si aspettavano il lancio odierno dell'SLS, sia per la portata storica della missione che per il precedente rinvio. Ma come sottolineato dal direttore generale della NASA Bill Nelson dopo lo stop, “gli scrub fanno parte del business spaziale e si parte solo quando si è pronti”. Dunque, quando ci sarà la successiva finestra utile? Al momento non vi è certezza, ma in base al regolamento ufficiale tra il secondo e il terzo tentativo devono trascorrere almeno 72 ore di intervallo. Ciò significa che la prossima finestra dovrebbe essere la sera del 6 settembre, una data già comunicata in precedenza dalla NASA come “papabile”. Il lancio dei razzi, del resto, deve essere attentamente pianificato per ragioni di moti celesti e dunque di traiettorie, distanze, consumo di carburante e così via. Il punto fondamentale è capire se la NASA riuscirà a risolvere la falla in questo arco temporale oppure se dovrà riportare l'SLS nell'hangar per le riparazioni. In questo caso la prossima finestra utile potrebbe essere il 19 settembre, come suggerito dalla pagina di divulgazione scientifica “Chi ha paura del buio?”. Ma al momento si tratta solo di supposizioni. Questa notte ci sarà infatti una conferenza stampa della NASA nella quale sarà fatta maggiore chiarezza sull'entità del problema e sul tempo necessario per risolverlo. Potrebbe essere comunicata anche la prossima finestra di lancio ufficiale. Non resta che attendere l'annuncio e sperare come sempre nel meteo clemente, un'incognita che incombe su ogni lancio.

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