Perché la mimosa che si regala l’8 marzo non è una vera Mimosa
L'8 marzo si celebra la Giornata internazionale della donna o, come viene chiamata più comunemente, la Festa della donna, una ricorrenza dedicata alla sensibilizzazione sul tema dei diritti (che è tutto fuorché una festa). Il simbolo di questa ricorrenza, perlomeno in Italia, è la mimosa, una pianta ornamentale dagli appariscenti e profumati fiori gialli che sbocciano proprio nella prima parte dell'anno. Fu scelta per rappresentare l'8 marzo dall'Unione Donne Italiane (UDI) negli anni '40 del secolo scorso, per diverse ragioni; i suoi fiori sono infatti ampiamente disponibili, costano poco e soprattutto sbocciano proprio in questo periodo, tingendo di giallo giardini, parchi e strade.
Ma cos'è esattamente la mimosa? Si tratta di una grande pianta sempreverde di tipo arbustivo (o arboreo) che può superare i 20 metri di altezza. Appartiene alla famiglia della Fabacee o Leguminose, quindi la stessa di fava, soia, fagiolo, pisello e molte altre specie di uso commerciale. Come evidenziato dai Royal Botanic Gardens – Kew della Gran Bretagna, una vera e propria istituzione mondiale per la Botanica, la mimosa che si regala in Italia l'8 marzo è una pianta originaria dell'Australia sudorientale. È distribuita principalmente nel Nuovo Galles del Sud, in Tasmania e nello Stato di Victoria. Fu introdotta in Europa a partire dal XIX secolo e da allora, dopo aver impreziosito i giardini dei nobili, si è rapidamente e ampiamente diffusa, soprattutto nell'area mediterranea. La pianta, infatti, ha spiccate capacità invasive ed è particolarmente adattata al clima temperato come quello alle nostre latitudini (ma ha conquistato efficacemente anche quelli tropicali e subtropicali). A causa dell'estrema facilità di espansione, in alcuni Paesi – come la Spagna – ne sono contrastati la vendita, il trasporto e l'immissione nell'ambiente naturale, a causa del significativo impatto sugli ecosistemi locali.
Un dettaglio particolarmente curioso della mimosa risiede nel fatto che, nonostante il nome comune, la pianta non fa parte del genere classificato scientificamente come Mimosa, che abbraccia circa 600 specie arbustive ed erbacee. Il nome scientifico della mimosa legata alla Festa della donna è infatti Acacia dealbata. A confondere ulteriormente le idee vi è il fatto che la mimosa non è nemmeno un'acacia; con questo nome, infatti, in genere ci si riferisce alla robinia (Robinia pseudoacacia).
Tra le più note (e vere) mimose c'è la cosiddetta sensitiva (Mimosa pudica), conosciuta in alcuni Paesi anche col nome di “non toccarmi”. Questa pianta, caratterizzata da fiorellini rosa simili a quelli della mimosa (sottolineiamo il minuscolo), risponde infatti meccanicamente al tocco, richiudendo automaticamente le sue foglie. Si tratta di una risposta a determinati stimoli che i botanici chiamano tigmonastia. Il termine mimosa, infatti, deriva dalle due parole greche "mimos" e "osa" e sottolineano proprio questa peculiare capacità "sensitiva" delle sue foglie. Oltre alla sensitiva, anche la pianta del telegrafo (Codariocalyx motorius) e la venere pigliamosche (Dionaea muscipula) sono capaci di questi movimenti.
Quando si parla di piante e animali bisogna sempre tenere a mente che oltre al nome comune (o ai nomi comuni) le specie hanno quello scientifico in latino, la nomenclatura binomiale con genere in maiuscolo ed epiteto in minuscolo. Talvolta i termini utilizzati possono collidere tra di essi e generare confusione come nel caso del genere Mimosa, al quale, come indicato, non appartiene la pianta che tutti noi chiamiamo normalmente con questo nome.