Perché la crisi climatica è una grave minaccia per le persone che soffrono di patologie respiratorie
La crisi climatica è considerata la principale minaccia esistenziale per l'umanità e tutti noi ne stiamo subendo le conseguenze, destinate a inasprirsi drammaticamente entro la fine del secolo se non faremo nulla per abbattere le emissioni di gas a effetto serra. Sebbene coinvolga tutti, c'è una parte della popolazione particolarmente esposta ai rischi del cambiamento climatico, ovvero le persone affette da patologie respiratorie alla stregua dell’asma e della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). A causa dei molteplici fenomeni innescati dalla crisi climatica, infatti, queste condizioni possono aggravarsi sensibilmente fino a determinare il decesso del paziente. Incremento delle polveri sottili rilasciate dai combustibili fossili, incendi devastanti con annessa diffusione di fuliggine e cenere, allergeni sempre più abbondanti e ondate di calore estremo sono solo alcuni dei fattori legati al cambiamento climatico che possono deteriorare la qualità dell'aria e peggiorare le patologie respiratorie, con un rischio elevato soprattutto per anziani e bambini.
La situazione è talmente delicata e ingravescente che un gruppo di scienziati ha pubblicato un documento ad hoc a nome della European Respiratory Society, al fine di chiedere alle istituzioni dell'Unione Europea di inasprire rigidamente i limiti di inquinamento atmosferico consentito, andando a pareggiare le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ad oggi, infatti, nell'UE i limiti per il particolato sottile (PM 2,5) sono di 25 microgrammi per metro cubo d'aria, mentre quelli per il biossido di azoto – uno dei principali inquinanti atmosferici responsabili dello smog e legato alla reazione di ossigeno e azoto durante la combustione – è di 40 microgrammi per metro cubo di aria. Sono valori sensibilmente superiori a quelli raccomandati dall'OMS, ovvero 5 microgrammi per metro cubo d'aria di particolato fine PM 2,5 (le cui particelle hanno un diametro uguale o inferiore ai 2,5 micrometri) e 10 microgrammi per metro cubo di aria per il biossido di azoto (NO2), un gas dal colore bruno, irritante e tossico.
Il documento è stato redatto da un team di ricerca internazionale guidato da una scienziata della Facoltà di Scienze Sanitarie e Mediche dell'Università di Copenaghen (Danimarca), che ha collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università di Düsseldorf, dell'Università Celal Bayar, dell'Università di Berna, della European Lung Foundation e di altri istituti. Il rapporto, come indicato, è stato pubblicato a nome della European Respiratory Society, organizzazione che rappresenta decine di migliaia di specialisti di pneumologia e malattie respiratorie provenienti da numerosi Paesi. “Il cambiamento climatico colpisce la salute di tutti, ma probabilmente i pazienti con patologie respiratorie sono tra i più vulnerabili”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Zorana Jovanovic Andersen, docente di Epidemiologia ambientale presso Università di Copenaghen e presidente del comitato per l'ambiente e la salute della European Respiratory Society. La scienziata, prima autrice del documento, sottolinea che i pazienti già affetti da difficoltà respiratorie sono molto più esposti agli effetti del cambiamento climatico, i cui sintomi possono peggiorare fino a un esito letale. Basti sapere che, a causa dello smog, ogni annosi stimano tra i 7 e gli 8 milioni di morti, dei quali circa 240.000 nella UE – secondo un recente documento dell'Agenzia Europea dell'Ambiente – e 24.000 in Italia, il quarto Paese più colpito tra i 27.
Come spiegato dalla professoressa Jovanovic Andersen, questi numeri sono destinati a peggiore proprio a causa della crisi climatica, che inasprisce le condizioni ambientali e abbatte la qualità dell'aria, aumentando i rischi per chi già soffre di difficoltà a respirare. Gli incendi, sempre più diffusi e devastanti a causa della vegetazione uccisa dalla siccità, ad esempio sono in grado di far letteralmente impennare l'inquinamento atmosferico, come recentemente accaduto a New York per catastrofici roghi in Canada. Anche le inondazioni possono favorire la diffusione di muffe e umidità nelle abitazioni, in grado di compromettere una respirazione già debilitata (soprattutto durante le sempre più comuni ondate di caldo record) e favorire l'insorgere di nuove patologie. Senza dimenticare i picchi di polveri sottili legati ai combustibili fossili, la principale miccia del riscaldamento globale.
Secondo un recente studio pubblicato su The Lancet Planetary Health solo 80.000 persone in tutta la Terra (pari allo 0,001 percento della popolazione mondiale) non sono esposte a livelli pericolosi di particolato sottile PM 2.5. Le polveri sottili sono subdole perché riescono a penetrare in profondità nell'apparato respiratorio e provocare gravi patologie, fino al cancro al polmone. Anche i pollini sono sempre più diffusi a causa della crisi climatica e le allergie rischiano di peggiorare. Diversi studi evidenziano che quelli fortemente allergenici rischiano di aumentare entro il 2050, inoltre molti pollini raggiungeranno aree in cui non si erano mai diffusi prima incrementando il numero di soggetti allergici.
“L'inquinamento atmosferico sta già danneggiando i nostri polmoni. Ora gli effetti del cambiamento climatico stanno diventando una grave minaccia per i pazienti respiratori”, ha dichiarato la professoressa Jovanovic Andersen. “I limiti attuali sono obsoleti e non riescono a proteggere la salute dei cittadini dell'UE. Nuovi standard ambiziosi sulla qualità dell'aria garantirebbero un'aria più pulita e una salute migliore per tutti gli europei, oltre a contribuire a mitigare le crisi legate al cambiamento climatico. Sollecitiamo il Parlamento europeo ad adottare e far rispettare senza indugio limiti più sicuri”, ha chiosato la scienziata, che ha evidenziato anche benefici sostanziali “ampi e immediati” derivati dalla riduzione delle emissioni dei gas climalteranti. I dettagli del rapporto “Climate change and respiratory health: a European Respiratory Society position statement” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica ufficiale dell'ERS.