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Covid 19

Perché la capacità di Omicron di contagiare più efficacemente i topi è una minaccia anche per l’uomo

Lo suggeriscono i dati di un nuovo studio pubblicato sul server bioRxiv che mostrano come la nuova forma mutata di Sars-Cov-2 abbia acquisito una maggior affinità di legame per il recettore ACE2 dei roditori.
A cura di Valeria Aiello
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A poco più di due settimane dall’identificazione della variante Omicron (B.1.529) del coronavirus, un nuovo studio ha messo in evidenza quello che i ricercatori hanno definito un “importante cambiamento mutazionale” nel genoma di Sars-Cov-2. A differenza di altre varianti di preoccupazione, Omicron sembra aver acquisito una maggiore affinità di legame per il recettore ACE2 dei roditori, simile a quella mostrata dalla stessa variante nei confronti del recettore ACE2 dell’uomo.

In particolare, indicano gli autori dello studio pubblicato sul server prestampa bioRXiv, la variante Omicron sembra aver sviluppato la capacità di legare la versione murina di questo recettore che, come negli umani, anche nei roditori rappresenta la via di ingresso del virus all’interno delle cellule. Finora, i ricercatori avevano osservato che le varianti con mutazione N501Y (come Alfa, Beta ma non Delta), avevano ampliato la gamma di ospiti suscettibili all’infezione, compresi i comuni topi di laboratorio. Tuttavia, dal confronto con la variante Omicron, è emerso che il complesso profilo mutazionale della nuova forma virale ha conferito al virus la capacità del virus di legarsi efficacemente all’ACE2 nei roditori.

In altre parole, la variante Omicron potrebbe infettare i roditori con una probabilità di molto superiore rispetto alle precedenti varianti virali, con tutte le conseguenze che potrebbero derivare dalla circolazione incontrollata in una specie serbatoio. I dati dei ricercatori mostrano inoltre la maggiore affinità di Omicron nei confronti dell’ACE2 umano.

La capacità delle diverse varianti del coronavirus Sars-Cov-2 di legare il recettore ACE2 umano (in alto) e dei topi (in basso).
La capacità delle diverse varianti del coronavirus Sars-Cov-2 di legare il recettore ACE2 umano (in alto) e dei topi (in basso).

Questi risultati sono stati ottenuti nei laboratori della VIR Biotechnology utilizzando pseudovirus, ovvero virus simili al patogeno che esprimono la proteina Spike (pseudo-spike) sulla loro superficie ma che non sono infettivi, attraverso i quali i ricercatori hanno mostrato l’impatto del profilo mutazionale della nuova variante di Sars-Cov-2. Gli esperimenti hanno inoltre confermato quanto finora emerso in altre ricerche, ovvero che la nuova variante mostra la capacità di sfuggire al riconoscimento degli anticorpi indotti dalla vaccinazione con due dosi o dall’infezione di precedenti varianti virali.

Secondo l’immunologo Kristian Andersen, la capacità di Omicron di legare efficacemente l’ACE2 dei topi potrebbe essere “un suggerimento all’emergenza o semplicemente un sottoprodotto dell’ottimizzazione/modulazione del recettore ACE2”. Questa maggiore capacità del virus di infettare una specie come quella dei roditori potrebbe permettere dunque al virus di circolare incontrollato e dunque di evolvere, accumulando mutazioni potenzialmente pericolose per l’uomo nel caso di un salto di specie. Di questo avviso è anche un team di ricerca americano che ha rilevato come l’infezione stia dilagando nei cervi del Nord America, mostrando l’urgente necessità di una risposta robusta e proattiva per avere una migliore comprensione dell’ecologia e dell’evoluzione di Sars-Cov-2.

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