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Perché la cannabis può salvare la vita a chi consuma eroina e altri oppioidi

Ricercatori statunitensi hanno determinato che la cannabis potrebbe essere un preziosissimo aiuto per chi consuma eroina, fentanyl, “droga degli zombie” e altri potenti oppioidi responsabili di una vera e propria strage.
A cura di Andrea Centini
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La cannabis potrebbe essere una preziosissima alleata contro l'uso di oppioidi come l'eroina e il sintetico fentanyl (o fentanil), che negli Stati Uniti è coinvolto nel decesso di decine di migliaia di persone ogni anno. Soltanto nel 2021, durante una delle fasi più critiche della pandemia, si stima che siano morte ben 100.000 persone da overdose provocate da queste droghe pesanti. È in atto una vera propria strage, tanto da aver spinto la Food and Drug Administration (FDA) a rendere “da banco” lo spray nasale al naloxone, il principio attivo in grado di sopprimere gli effetti di un'overdose.

Ora un nuovo studio suggerisce che la cannabis potrebbe aiutare le persone dipendenti dagli oppioidi a ridurre il consumo o addirittura a farle smettere, essendo in grado di contenere i sintomi dell'astinenza come l'ansia e il fortissimo desiderio di “farsi”. È ancora troppo presto per giungere a conclusioni affrettate, ma si tratta indubbiamente di un percorso interessante che potrebbe aiutare a salvare un numero significativo di vite.

A determinare che la cannabis potrebbe aiutare le persone dipendenti dagli oppioidi è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati della prestigiosa Scuola di Medicina “Keck” dell'Università della California Meridionale, che hanno collaborato a stretto contatto coi colleghi del Dipartimento di Psicologia dell'Università Statale del Colorado. I ricercatori, coordinati dal professor Siddhi S. Ganesh, docente presso il Dipartimento di Scienze della Popolazione e della Salute Pubblica dell'ateneo di Los Angeles, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato gli effetti gli effetti del tetraidrocannabinolo o THC – il più importante principio psicoattivo presente nella Cannabis sativa – in persone dipendenti da oppioidi che venivano trattate con un farmaco per contrastare l'astinenza e la dipendenza, il naltrexone. È uno dei tanti farmaci antagonisti come metadone, naloxone, suboxone etc etc impiegati dai medici per questi casi di disturbo e overdose da oppioidi.

Nello specifico, i ricercatori hanno coinvolto alcune decine di frequentatori di due strutture di assistenza per consumatori di droghe a Los Angeles, una destinata alla fornitura di siringhe pulite e l'altra una clinica per la somministrazione del metadone. Tutti i partecipanti avevano almeno 18 anni di età e l'uso confermato di oppioidi, droghe iniettabili e cannabis. Dalle interviste dei ricercatori è emerso che chi utilizzava la cannabis era in grado di sostenere efficacemente l'astinenza dall'uso di oppioidi e di aderire ai trattamenti per il disturbo da consumo di queste droghe, poiché la sostanza permetteva una migliore gestione dei sintomi. È emerso anche un altro fattore interessante; la maggiore facilità di accesso alla cannabis aveva come effetto indiretto quello di ridurre l'uso di oppioidi.

Come spiegato al Guardian dal professor Ryan Marino, professore presso la facoltà di Medicina della Case Western Reserve University specializzato in dipendenze, alcuni dei suoi pazienti che usano cannabis sono riusciti a ridurre o a chiudere con gli oppiodi, mentre altri non hanno avuto successo. È dunque ancora troppo presto per dire se possa essere un metodo efficace per la popolazione generale, tuttavia, come sottolineato dall'esperto, “se aiuta una persona a non usarli o a non avere un'overdose, vale più di una qualsiasi quantità di prove”. “Onestamente, una vita salvata è una vita salvata”, ha chiosato Marino al quotidiano britannico. Del resto sono ampiamente noti i rischi estremi legati all'assunzione di fentanyl, xilazina, eroina, “droga degli zombie” e altri potenti oppioidi.

Sebbene non ci siano conferme definitive sull'aiuto della cannabis, i ricercatori sottolineano che studi clinici più approfonditi dovrebbero determinarne l'effettiva efficacia dal distogliere i consumatori di oppioidi da una dipendenza potenzialmente mortale. Il professor Marino ha spiegato che alcuni pazienti risultati positivi alla cannabis sono stati cacciati dai centri di riabilitazione mentre provavano a disintossicarsi dagli oppioidi e privati del suboxone, una situazione che secondo l'esperto può spingere le persone fragili a usare di nuovo le droghe pesanti e addirittura portarle a morire per un overdose. Per questo si sottolinea l'importanza di non demonizzare la cannabis e tenere presente la possibilità che possa aiutare a salvare vite. Un recente studio condotto da scienziati dell'Università della California di Los Angeles (UCLA) ha determinato che il cannabigerolo o CBG, un principio attivo poco conosciuto della cannabis, è in grado di ridurre stress e ansia nella prima indagine condotta sull'uomo. I dettagli della ricerca “Smoking weed it gets you over the hump”: Cannabis co-use as a facilitator of decreased opioid use among people who inject drugs in Los Angeles, California” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Drug and Alcohol Dependence Reports.

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