Perché in Pakistan i livelli di smog hanno superato di 80 volte la soglia di sicurezza dell’OMS
L'inquinamento atmosferico in alcune città del Pakistan e della vicina India rappresentano un enorme problema di salute pubblica, a causa di indici di qualità dell'aria (AQI – Air Quality Index) spesso ben oltre la soglia di sicurezza indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ma i livelli di smog recentemente raggiunti a Lahore, la capitale della provincia del Punjab e seconda città più grande del Pakistan (dopo Karachi) con oltre 13 milioni di abitanti, hanno raggiunto valori sconvolgenti. Basti sapere che tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre è stato toccato un picco massimo di ben 1.067, su una scala che solitamente va da 0 a 500, dove i valori tra 0 e 50 indicano aria buona, cattiva intorno a 180 e pericolosa dai 300 in su.
Dopo il picco, durante il quale è stata superata di 80 volte la soglia “accettabile” dell'OMS, a Lahore i livelli di smog si sono attestati attorno a 300 e, nel momento in cui stiamo scrivendo, l'indice IQAIR è riportato a 184. Il principale composto responsabile di questa situazione nella città pakistana è il pericoloso particolato sottile PM 2.5. Si tratta di un inquinante caratterizzato da particelle minuscole, con un diametro uguale o inferiore ai 2,5 micrometri; ciò permette loro di penetrare in profondità nei polmoni causando forte irritazione e possibili, gravissime malattie respiratorie. Ricordiamo che l'indice AQI si basa sui livelli di varie sostanze inquinanti, tra le quali monossido di carbonio (CO), biossido di azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2) e particolato sottile PM 10 e PM 2.5, liberati in atmosfera da processi industriali, mezzi di trasporto, riscaldamenti, procedure agricole e molto altro ancora. La media annuale di questi composti secondo l'OMS non dovrebbe superare una manciata o pochi decine di microgrammi al giorno a seconda della sostanza, ma in Pakistan, India, Cina e altri Paesi asiatici queste soglie vengono infrante molto spesso.
Per quanto riguarda la città di Lahore, il motivo principale del drammatico picco di AQI superiore a 1.000 è legato alla procedura illegale di dar fuoco alle stoppie, cioè ai residui delle coltivazioni – come ad esempio i cereali – che restano dopo i raccolti. Questi incendi sono vietati sia in Pakistan e in India, ma come spiegato dal quotidiano britannico Guardian rappresentano lo stratagemma più utilizzato dagli agricoltori per liberare velocemente e a basso costo i campi dopo la mietitura. Sono milioni le persone che lo fanno nel Punjab, facendo salire a livelli estremi l'inquinamento atmosferico. Il governo locale dice di aver proposto metodi alternativi agli agricoltori, tuttavia l'offerta è stata smentita Khalid Khokhar, presidente dell'associazione degli agricoltori. “Più di 10 milioni di agricoltori vivono e lavorano nel Punjab. Bruciare il raccolto è l'opzione più economica, ecco perché hanno continuato. Abbiamo bisogno di aiuto per un'alternativa economica per tutti gli agricoltori”, ha affermato l'uomo al Guardian.
Chiaramente quello di dare alle fiamme alle stoppie non è l'unico fattore a contribuire al catastrofico inquinamento. Ci sono anche i trasporti e le emissioni di fabbriche e industrie, che con l'arrivo della stagione fredda generano una vera e propria cappa di smog che resta fissa sulle città, abbattendo la qualità dell'aria e dando vita a una vera e propria “stagione dell'inquinamento”. Non c'è da stupirsi che nelle aree più inquinate l'aspettativa di vita delle persone sia di una decina di anni inferiore rispetto alla media. A Lahore il problema dell'inquinamento atmosferico è così preoccupante che le autorità locali hanno autorizzato anche la tecnica dell’inseminazione delle nuvole (cloud seeding) per generare pioggia artificiale e ripulire il cielo dallo smog. Una procedura considerata non sostenibile e che ha rischi significativi difficilmente controllabili come piogge torrenziali. Nella vicina India i picchi più estremi di inquinamento nelle grandi città come Nuova Delhi vengono registrati anche in concomitanza con feste religiose come la recente Diwali, durante la quale si fanno esplodere moltissimi petardi. Anche in alcune città italiane la qualità dell'aria crolla durante i festeggiamenti del Capodanno.