Perché il Sudan è travolto dalla peggiore epidemia di febbre dengue
La febbre dengue, più conosciuta semplicemente come dengue, continua drammaticamente a causare epidemie sempre più violente in molti Paesi tropicali e subtropicali, come in Sudan, dove da inizio anno sono stati registrati oltre 1.430 casi, inclusi nove decessi, in quella che le autorità locali hanno definito la “peggiore epidemia della storia del Paese”. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) il numero reale di infezioni sarebbe molto più alto e i casi finora confermati “sono solo la punta dell’iceberg” ha affermato Nima Saeed Abid, capo dell’OMS in Sudan. “Alcune [persone] presentano casi lievi, altri consultano guaritori tradizionali o semplicemente si affidano a rimedi casalinghi e quindi non si presentano nelle strutture sanitarie. Quelli che vengono segnalati alle strutture sanitarie sono i casi più gravi, che richiedono ricovero o cure mediche”.
La dengue è un’infezione virale trasmessa all’uomo dalla puntura di diverse specie di zanzare, principalmente Aedes aegypti, e, in misura minore, Aedes albopictus. La vicinanza di siti di riproduzione delle zanzare, solitamente ristagni d’acqua, è un fattore di rischio significativo per la diffusione dell’infezione che, generalmente, determina una malattia simil-influenzale, caratterizzata da sintomi come febbre, forti dolori muscolari e articolari, mal di testa, dolore agli occhi, nausea, vomito e irritazioni della pelle, che possono insorgere nell’arco di una settimana dalla puntura di zanzara. Nei casi più gravi, la malattia può causare una febbre emorragica con emorragie gravi in diverse parti del corpo, che possono causare veri e propri collassi e, raramente, risultare fatali.
L’epidemia di dengue in Sudan
Secondo Muntasir Osman, direttore generale delle emergenze presso il Ministero della Salute del Sudan, l’aumento di casi segnalato di febbre dengue sarebbe dovuto ai ristagni derivati dalle alluvioni anormalmente estese, con precipitazioni superiori alla media, che nel 2022 hanno costretto le autorità a dichiarare lo stato di emergenza in gran parte delle 18 provincie del Paese, e alla mancanza di misure “preventive”, come l’uso di repellenti e zanzariere. “Per motivi economici il Paese ha perso molti posti di lavoro essenziali in termini di medicina preventiva – ha spiegato Osman – . Non abbiamo più il personale che lavorava nella salute osservazionale o gli operatori che preparavano le cose prima che si verificasse un problema”.
Non esistendo un trattamento specifico per la dengue, la prevenzione e il controllo della malattia dipendono essenzialmente da un efficace controllo del vettore. L’OMS promuove un approccio strategico noto come Integrated Vector Management (IVM) per controllare i vettori di zanzara, inclusa la sottospecie Aedes (il vettore della dengue), un approccio che dovrebbe essere potenziato per rimuovere potenziali siti di riproduzione, ridurre le popolazioni di vettori e ridurre al minimo l’esposizione individuale mediante strategie di controllo dei vettori per larve e adulti (vale a dire, gestione ambientale e riduzione della fonte e misure di controllo chimico), nonché strategie per proteggere le persone e le famiglie.
I dati ufficiali indicano tuttavia un aumento di otto volte del numero di casi a livello globale negli ultimi 20 anni, con circa metà della popolazione mondiale a rischio. “L’allarmante aumento complessivo del numero di casi negli ultimi due decenni è in parte spiegato da un cambiamento nelle pratiche nazionali per registrare e segnalare la dengue – ha rilevato l’OMS in un recente rapporto – . Ma rappresenta anche il riconoscimento da parte delle autorità dell’onere, e quindi la pertinenza a denunciare l’onere della malattia”.