Perché il riso rischia di diventare pericoloso per la salute entro il 2050, secondo uno studio

Potrebbe sembrare assurdo, ma entro 25 anni mangiare il riso potrebbe diventare un rischio rilevante per la salute. Perlomeno nei Paesi asiatici in cui sono stati condotti i test di un nuovo studio, nel quale è stato valutato l'accumulo di arsenico all'interno dei chicchi in relazione all'impatto del cambiamento climatico. Il composto tossico già oggi si accumula nelle piante di riso e, come indicato dagli autori della ricerca, il consumo di questo piatto in regioni come la Cina meridionale e l'Asia sudorientale e meridionale "è già una fonte significativa di arsenico alimentare e rischio di cancro". Ciò nonostante, a causa dell'aumento delle concentrazioni di CO2 (anidride carbonica) e di temperature sempre più alte, il fenomeno del bioaccumulo di arsenico nel riso rischia di aumentare in modo considerevole, trasformandosi in una minaccia ancora più grande per la salute. Basti pensare che, secondo i calcoli degli scienziati, nella sola Cina nel 2050 si prevedono ben 13,4 milioni di casi di cancro legati proprio all'assunzione del riso contaminato. Il problema è rilevante soprattutto in quei Paesi dove il riso è un alimento essenziale e consumato in grandi quantità, come appunto quelli asiatici.
A determinare che i cambiamenti climatici rischiano di rendere “immangiabile” il riso è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi della Scuola di Salute Pubblica “Mailman” dell'Università Columbia di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con molteplici istituti. Fra quelli coinvolti l'Istituto di scienza del suolo dell'Accademia cinese delle scienze di Nanchino, il Dipartimento di Salute Ambientale e Ingegneria della Johns Hopkins University, il Columbia Center for Children's Environmental Health, l'Università di agraria di Nanchino, l'Università Tecnologica di Zhejiang e molti altri. I ricercatori, coordinati dal dottor Lewis H. Ziska della sezione di Scienze della salute ambientale dell'ateneo newyorchese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto uno studio di modellazione in cui hanno valutato l'impatto combinato della CO2 e delle temperature sul bioaccumulo di arsenico nel riso, tenendo presenti i processi biogeochimici emersi da analisi effettuate tra il 2014 e il 2023. Ciò ha permesso di ottenere una stima su ciò che accadrà nei prossimi decenni a causa della crisi climatica in atto e in costante peggioramento. Nello specifico hanno valutato questi impatti su una trentina di varietà di riso differenti coltivate in sette paesi asiatici attraverso una metodologia chiamata FACE (Free-Air CO2 Enrichment), in sinergia con altre tecniche di modellazione.
Incrociando tutti i dati il professor Ziska e colleghi hanno determinato che, con un aumento delle temperature medie rispetto all'epoca preindustriale di 2 °C e col contestuale incremento di CO2 nell'atmosfera – che continua a salire a causa delle costanti emissioni legate alle attività umane -, le concentrazioni di arsenico nel riso aumenteranno in modo “sostanziale” nel 2050, rappresentando un rischio ancor più significativo per la salute. Tra le ragioni di questo bioaccumulo ulteriore, secondo gli scienziati, vi sono i cambiamenti del suolo innescati dal clima alterato, che favoriscono l'aumento dei livelli di arsenico nel terreno e il conseguente maggior assorbimento da parte delle piante di riso. Anche la riduzione delle risorse idriche e la siccità espongono le colture a livelli di arsenico più alti. Ciò, come indicato, può avere effetti molto severi sulla salute dei consumatori abituali. L'arsenico è infatti associato a molteplici patologie gravi, tenendo presente che già oggi provoca una certa mortalità nelle popolazioni che consumano molto riso.
“I nostri risultati suggeriscono che questo incremento dei livelli di arsenico potrebbe aumentare significativamente l'incidenza di malattie cardiache, diabete e altri effetti sulla salute non cancerosi. Poiché il riso è un alimento base in molte parti del mondo, questi cambiamenti potrebbero portare a un aumento sostanziale del carico globale di cancro, malattie cardiovascolari e altri problemi di salute correlati all'arsenico”, ha dichiarato il professor Ziska in un comunicato stampa. Solo in Cina, come indicato, si stimano 13,4 milioni di cancro causati da questo accumulo supplementare di arsenico. Tra le forme associate figurano il cancro alla vescica e ai polmoni.
Fortunatamente sarà possibile intervenire con varie misure per ridurre i rischi per la salute. “Tra queste, gli sforzi nella selezione vegetale per ridurre al minimo l'assorbimento di arsenico, una migliore gestione del suolo nelle risaie e migliori pratiche di lavorazione. Tali misure, insieme a iniziative di sanità pubblica incentrate sull'educazione dei consumatori e sul monitoraggio dell'esposizione, potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel mitigare l'impatto dei cambiamenti climatici sulla salute e sul consumo di riso”, ha chiosato l'autore principale dello studio. Secondo un'altra ricerca il cambiamento climatico potrebbe comunque addirittura far sparire i risotti dalle nostre tavole. I dettagli della nuova ricerca “Impact of climate change on arsenic concentrations in paddy rice and the associated dietary health risks in Asia: an experimental and modelling study” sono stati pubblicati su The Lancet Planetary Health.