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Cambiamenti climatici

Perché il cambiamento climatico può diffondere nuovi virus in Italia: lo spiega l’esperto SIMIT

Il professor Falcone, ordinario di Malattie Infettive all’Università di Pisa, a Fanpage.it: “Il cambiamento climatico agisce sui vettori, aumentandone le proliferazione alle nostre latitudini, ma anche sui flussi migratori degli uccelli che sono portatori di questi virus”.
Intervista a Marco Falcone
Professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Pisa, Dirigente Medico di Malattie infettive dell’azienda ospedaliero universitaria pisana (AOUP) e Segretario nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT).
A cura di Valeria Aiello
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C’è uno stretto legame tra cambiamenti climatici, alterazione degli habitat naturali e l’emergere di nuove infezioni in aree dove, in precedenza, non erano diffuse. Lo stiamo osservando anche in Italia, dove le temperature più calde ed gli eventi meteorologici estremi stanno dando la spinta alla comparsa di nuovi virus e altri microrganismi in luoghi dove erano praticamente sconosciuti fino a una decina di anni fa. La febbre del Nilo è probabilmente l’esempio più eclatante, ma diversi altri patogeni stanno emergendo sotto la pressione dei cambiamenti climatici. “Tutto nasce da una serie di fattori di distruzione dell’ambiente, di cui queste sono le conseguenze” spiega l’infettivologo Marco Falcone, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Pisa e segretario nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), che a Fanpage.it ha chiarito in che modo i cambiamenti climatici stanno influenzando l’emergere di nuovi patogeni nei nostri territori.

Allora professore, cosa sta succedendo? Negli ultimi anni, anche in Italia, stiamo registrando la comparsa e, in alcuni casi, l’aumento di determinate infezioni che un tempo qui da noi erano rarissime, o di solito associate a viaggi all’estero. Si tratta di arbovirosi, dunque di malattie causate da virus trasmessi da vettori artropodi, come le zanzare, la cui diffusione è legata alle variazioni del clima che stiamo sperimentando.

Questi cambiamenti agiscono non solo sui fattori coinvolti nella trasmissione degli patogeni, dunque sui vettori, influenzandone riproduzione e distribuzione, ma stanno modificando i flussi migratori di diverse specie animali, in particolar modo di uccelli, che fungono da serbatoio e da cui i vettori attingono i patogeni per poi trasmetterli all’uomo. A ciò si aggiungono gli effetti delle condizioni ambientali, per cui determinanti agenti, quali virus, batteri e funghi, possono sopravvivere e diffondersi alle temperature che oggi abbiamo.

Quali sono i “nuovi” virus più pericolosi?
Sono diversi. Penso ad esempio al virus della Febbre del Nilo, il West Nile, che è un patogeno che si trova tipicamente in Medio Oriente, alle Maldive e in alcune aree dell’Egitto, il cui rischio di infezione è mediato dalle zanzare, sebbene il serbatoio siano proprio alcune specie di uccelli migratori che arrivano alle nostre latitudini, magari dal nord Africa, dal Sud-est asiatico o dal Medio-Oriente. In Veneto, lo scorso anno, c’è stato un numero molto alto di infezioni da West Nile, con addirittura 40-50 casi neurologici gravi associati, in quanto il virus può causare un’encefalite, quindi un’infiammazione del sistema nervoso centrale.

Il professor Marco Falcone (SIMIT), ordinario di Malattie Infettive all'Università di Pisa
Il professor Marco Falcone (SIMIT), ordinario di Malattie Infettive all'Università di Pisa

Ci sono poi altri virus su cui il cambiamento climatico sta avendo sicuramente impatto, come la febbre Dengue, trasmessa sempre dalle zanzare, che è un virus che in Italia al momento è raro, ma che negli ultimi anni ha fatto registrare importanti focolai in Portogallo ma anche nel sud della Francia e in diverse aree dell’Europa meridionale. Altri virus sono Chikungunya e Zika, che fanno sempre parte della categoria degli arbovirus, ma anche l’Usutu, meno noto ma altrettanto pericoloso.

Il virus Usutu? Cos’è?
Si tratta di virus trasmesso dalle zanzare del genere Culex, sempre di origine aviaria, che prende il nome da un fiume dell’Africa meridionale e che, da ormai qualche anno, è stato identificato anche in Italia. Nel 2022, ad Anagni, nel frusinate, è stato localizzato un focolaio e due famiglie sono state colpite. Ma c’è anche un altro virus poco conosciuto, ma comunque presente in Italia, che si chiama virus Toscana, perché inizialmente isolato propria in questa regione. Finora, alcuni focolai di infezione sono stati segnalati non solo in Toscana, ma anche in altre regioni del centro-nord.

Tra questi virus, ce n’è qualcuno che può rappresentare una futura emergenza sanitaria?
Chikungunya, West Nile, Dengue, ma anche gli hantavirus, che causano una febbre emorragica, sono tutti virus da tenere sotto osservazione.

Riguardo invece ai vettori di queste infezioni, quali sono quelli più pericolosi?
Sicuramente i flebotomi, più conosciuti come pappataci, ma anche alcune zanzare che hanno un potenziale più importante in termini di trasmissione di determinate malattie.

E le zecche?
Sì, anche le zecche, che sappiamo essere vettori delle rickettsiosi e di altre malattie, come la borelliosi di Lyme. Alcune specie sono autoctone in Italia, per cui per noi si tratta di un problema – soprattutto nelle regioni dove è molto fiorente la pastorizia – che abbiamo sempre avuto e per il quale, almeno in questo periodo, non vediamo un incremento delle diagnosi di queste malattie in rapporto all’incremento del numero di zecche.

Come le dicevo, vediamo invece l’emergere delle arbovirosi, dunque di infezioni da arbovirus che in passato erano segnalate prevalentemente in altri Paesi, la cui diffusione nel bacino del Mediterraneo e in Italia è legata alle variazioni del clima che stanno determinando sia a una maggiore proliferazione di insetti, soprattutto zanzare, sia una modifica delle rotte migratorie di alcuni volatili che arrivano alle nostre latitudini.

Tutto questo porta a un potenziale riarrangiamento di virus e microrganismi che può favorire la comparsa o l’incremento di alcune malattie infettive.

Cosa possiamo fare nella lotta a questi virus?
Per prima cosa, serve fare una sorveglianza stretta, che deve partire soprattutto a livello degli istituti zooprofilattici, dal momento che la maggioranza delle malattie emergenti ha un’origine animale.

Oltre questo, soprattutto per quanto riguarda le infezioni trasmesse da artropodi, è importante ridurre al massimo la presenza di acque stagnanti e lavorare sulla disinfestazione, o comunque sui trattamenti che vanno ad abbattere o a ridurre il numero di zanzare circolanti. D’altra parte, i cittadini, qualora si trovino in aree a rischio, devono usare repellenti e zanzariere, in modo da farsi pungere il meno possibile dalle zanzare.

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