Perché gli scienziati dicono che la scoperta della vita aliena è “solo questione di tempo”
Molti astronomi non si chiedono più se esista la vita altrove nell’Universo ma si domandano quando la troveremo. Diversi esperti sono molto ottimisti sulla possibilità che nei prossimi decenni riusciremo a rilevarla su altri pianeti, grazie all’aiuto di strumenti sempre più sofisticati, come l’Habitable Worlds Observatory (HWO) della NASA, il cui lancio è previsto dopo il 2030, e i nuovi strumenti di intelligenza artificiale che, secondo gli studiosi, faranno la differenza. In quest’ambito, un team di sette scienziati, finanziato dalla John Templeton Foundation e guidato da Jim Cleaves e Robert Hazen della Carnegie Institution for Science di Washington, ha riferito che, con una precisione del 90%, il loro metodo basato sull’intelligenza artificiale è in grado di distinguere campioni biologici moderni e antichi da quelli di origine abiotica.
Nell’immediato, il nuovo test potrebbe rivelare la storia di misteriose e antiche rocce sulla Terra, e forse quella di campioni già raccolti dallo Sample Analysis at Mars (SAM) del rover Curiosity su Marte. “Dovremo modificare il nostro metodo per adattarlo ai protocolli SAM, ma è possibile che abbiamo già dati in mano per determinare se ci sono molecole su Marte provenienti da una biosfera marziana organica – ha affermato il dottor Hazen – . Questo metodo analitico di routine ha il potenziale per rivoluzionare la ricerca della vita extraterrestre e approfondire la nostra comprensione sia dell'origine che della chimica della prima vita sulla Terra”.
In un nuovo articolo, pubblicato su rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, il team ha descritto questo nuovo metodo analitico, che non si basa semplicemente sull'identificazione di una molecola specifica o di un gruppo di composti in un campione. I ricercatori hanno dimostrato che l’intelligenza artificiale può rilevare sottili differenze all’interno dei modelli molecolari di un campione, differenziare i campioni biotici da quelli abiotici.
Per addestrare l’intelligenza artificiale a prevedere l’origine di un nuovo campione, i ricercatori hanno utilizzato vasti dati multidimensionali provenienti dalle analisi molecolari di 134 campioni noti e ricchi di carbonio (abiotici o biotici). Successivamente, con una precisione di circa il 90%, l’intelligenza artificiale ha identificato con successo campioni provenienti da:
- Esseri viventi, come conchiglie, denti, ossa, insetti, foglie, riso, capelli umani e cellule conservate nella roccia a grana fine
- Resti di vita antica alterati dall’elaborazione geologica (ad esempio carbone, petrolio, ambra e fossili ricchi di carbonio),
- Campioni con origini abiotiche, come prodotti chimici puri di laboratorio (ad esempio, aminoacidi) e meteoriti ricchi di carbonio.
Il team di ricerca ha evidenziato come, fino ad ora, le origini di molti antichi campioni contenenti carbonio siano state difficili da determinare perché gli insiemi di molecole organiche, siano esse biotiche o abiotiche, tendono a degradarsi nel tempo. Sorprendentemente, nonostante decadimento e alterazione significativi, il nuovo metodo analitico ha rilevato segni biologicamente conservati anche in campioni di centinaia di milioni di anni.
“Siamo partiti dall’idea che la chimica della vita differisca fondamentalmente da quella del mondo inanimato; che ci siano ‘regole chimiche della vita’ che influenzano la diversità e la distribuzione delle biomolecole. Se potessimo dedurre quelle regole, potremmo usarle per guidare i nostri sforzi nel modellare le origini della vita o per rilevare sottili segni di vita su altri pianeti – ha spiegato il dottor Hazen – . I nostri risultati suggeriscono che potremmo essere in grado di trovare una forma di vita proveniente da un altro pianeta, da un’altra biosfera, anche se è molto diversa dalla vita che conosciamo sulla Terra. Trovare segni di vita altrove, significherebbe dire che la vita sulla Terra e su altri pianeti potrebbe avere un’origine comune o diversa. Non possiamo quindi presumere che la vita aliena utilizzi DNA o amminoacidi come sulla Terra, ma il nostro metodo, cercando modelli nelle distribuzioni molecolari, ci dà ottimismo sul fatto possa distinguere anche i segni di altre forme di vita”.