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Perché è pericoloso bere l’acqua del mare e usarla per condire e cucinare

Il video di una ragazza che immerge una frisella nell’acqua marina prima di mangiarla è diventato rapidamente virale sui social. Ecco perché è un comportamento assolutamente da evitare.
A cura di Andrea Centini
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Screenshot / Twitter
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In questi giorni è diventato virale il video di una ragazza che a bordo di una piccola imbarcazione agguanta una frisella e la immerge nell'acqua del mare, la condisce con pomodorini e mais e conclude l'opera con la mozzarella, anch'essa immersa nell'acqua marina e spremuta sulla pietanza, prima di essere avidamente ingurgitata. Il tutto a favore di telecamera, o meglio, di telefonino. Un filmato probabilmente nato nel contesto di qualche iniziativa social che mette in evidenza un comportamento irresponsabile e assolutamente da non replicare, a maggior ragione nel contesto in cui è stato girato il filmato.

Innanzitutto è bene smontare la considerevole fetta dei commenti di apprezzamento al gesto, nei quali viene spesso sottolineato che la “frisa sponzata a mare” era un pasto tipico dei pescatori, in particolar modo quelli pugliesi. Insomma, quello consumato dalla donna viene fatto passare come un piatto legato a qualche tradizione e che non c'è nulla di male in quel gesto. Ma le cose non stanno esattamente così. Osservando bene il contesto, infatti, la ragazza non si trova in mare aperto (e pure lì ci sarebbe molto da discutere), ma in una sorta di baia / golfo dove sono presenti diverse imbarcazioni, anche grandicelle. E dove c'è elevata concentrazione di barche, l'acqua pullula di idrocarburi, oli e altre sostanze legate alla propulsione delle imbarcazioni, di certo non pensate per il consumo umano. Ma non solo. Poiché i servizi igienici delle barche scaricano a mare, nei punti in cui si concentrano i natanti è spesso un florilegio di enterobatteri e batteri fecali come l'Escherichia coli, oltre a virus e altri agenti patogeni legati.

Come evidenziato in un documento della Australian Online Coastal Information, gli streptococchi e gli enterococchi fecali sono “l'indicatore raccomandato per i patogeni umani nelle acque marine”, alla cui esposizione sono frequentemente associati disturbi gastrointestinali. Non è un caso che quando i livelli di enterobatteri superano una certa soglia vengono chiusi alla balneazione interi tratti di mare; è successo recentemente in Emilia Romagna dopo la catastrofica alluvione, a causa delle acque reflue / fognarie trasportate dai fiumi esondati sino alla costa. A luglio dello scorso anno circa trenta punti della costa adriatica sono stati interdetti proprio per il proliferare dell'Escherichia coli, un batterio che vive normalmente nel nostro apparato digerente ma che può trasformarsi in un patogeno opportunista. Magari il tratto di mare in cui è stata immersa la frisella era "pulitissimo", ma in prossimità della costa e con così tante barche in zona il rischio di contaminazione da idrocarburi e patogeni aumenta sensibilmente.

I problemi gastrointestinali sono comunque solo la punta dell'iceberg dei potenziali pericoli. L'ente australiano spiega infatti che i patogeni presenti nell'acqua marina possono scatenare diverse altre patologie: eruzioni cutanee, febbre tifoide, malattia respiratoria febbrile acuta (AFRI), salmonellosi, meningoencefalite, criptosporidiosi e giardiasi. Sono tutte condizioni con le quali sicuramente non è piacevole avere a che fare. L'istituto statunitense Smithsnonian spiega che nell'acqua di mare possono annidarsi anche patogeni potenzialmente mortali, come il Vibrio Vulnificus, un batterio gram negativo che oltre ai classici problemi gastrointestinali (nausea, vomito e diarrea) può provocare ulcerazioni dei tessuti talmente gravi da portare all'amputazione degli arti. Non a caso ha il poco piacevole soprannome di batterio “mangia carne”. In Italia fortunatamente è poco presente, ma il rischio di infezione non è pari a zero e mangiare un pasto dopo averlo immerso nell'acqua di mare è un po' come giocare alla roulette russa. Un rischio è rappresentato anche dai batteri del genere Pseudomonas, che possono prosperare a lungo nell'acqua marina. Non va infine dimenticata la potenziale presenza di alghe tossiche e di sostanze secrete da altri organismi marini in grado irritare severamente o intossicare se ingerite.

Chiudiamo la carrellata di controindicazioni con quella più classica: l'acqua marina non si può bere perché ha una concentrazione di sale elevatissima, soprattutto quella di bacini chiusi come il Mediterraneo dove lo scambio con le acque oceaniche è più lento. Lungo la costa e in superficie si può sfiorare il 40 per mille di salinità. Come spiegato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) in un articolo, “i reni umani possono produrre solo urina meno salata dell'acqua salata. Pertanto, per eliminare tutto il sale in eccesso assunto bevendo acqua di mare, devi urinare più acqua di quanta ne hai bevuta”. “Alla fine – conclude l'agenzia statunitense – muori per disidratazione”.

Ovviamente non è il caso della singola frisella immersa nell'acqua, né quello delle involontarie “bevute” che possono capitare mentre si nuota in mare, ma si tratta di un pericolo da non sottovalutare per tutti gli effetti negativi che il troppo sale ha sulla nostra salute. Insomma, l'acqua marina non è assolutamente adatta al consumo umano – al netto di ricette tradizionali di un'altra epoca – e anche se la protagonista del video non ha avuto alcun problema dopo la frisella "al sapore di mare", è assolutamente sconsigliato replicarne il comportamento. "Mi immagino i colibatteri delle barche li vicino fare festa sulla mozzarella insieme al velo di idrocarburi come legante", ha chiosato sarcasticamente un biologo su Twitter dopo aver visionato le surreali immagini virali.

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