Perché è meglio non farsi operare di venerdì, secondo i risultati di uno studio canadese

I pazienti che vengono operati di venerdì hanno un rischio superiore di complicazioni, nuovi ricoveri e morte rispetto a chi viene sottoposto a un intervento chirurgico all'inizio della settimana. È quanto emerso da un nuovo studio che ha analizzato statisticamente i dati di circa 430.000 pazienti adulti, operati presso ospedali della provincia canadese dell'Ontario tra il 2007 e il 2019. I risultati sembrano confermare il famigerato “effetto weekend” negli esiti operatori emerso da precedenti indagini, in base al quale si otterrebbero prestazioni inferiori da parte del personale sanitario.
Gli autori dello studio naturalmente non intendono in alcun modo formulare un “j'accuse” nei confronti dei medici, che fanno un lavoro straordinario, complesso ed estremamente faticoso (e in Italia spesso pure sottopagato), tuttavia sottolineano che i dati di queste osservazioni non possono essere trascurati. Dal punto di vista squisitamente statistico, del resto, emerge una differenza significativa tra gli esiti dell'assistenza offerta il venerdì con quella dell'inizio della settimana. Pertanto gli autori dello studio evidenziano la necessità di ulteriori indagini “sui processi di assistenza chirurgica”, al fine di “garantire costantemente un'assistenza di elevata qualità e risultati ottimali per i pazienti”.
A condurre lo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dello Houston Methodist Hospital (Stati Uniti), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Fra quelli coinvolti la Scuola di Medicina "David Geffen" presso l'Università della California di Los Angeles (UCLA), il Dipartimento di chirurgia del Sunnybrook Health Sciences Center di Toronto, il Dipartimento di Chirurgia dell'Università di Toronto, il Dipartimento di Medicina presso il Mount Sinai Hospital e lo University Health Network. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Sanjana Ranganathan, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato gli esiti di 25 comuni procedure chirurgiche su 429.691 pazienti adulti, operati presso nosocomi dell'Ontario tra il primo gennaio 2007 e il 31 dicembre del 2019, prima dello scoppio della pandemia di COVID-19, che ha avuto un impatto significativo anche sull'assistenza sanitaria. L'età media dei pazienti era di 58,6 anni e le donne erano in leggera maggioranza (270.000, ovvero il 62,8 percento del totale).
Gli scienziati hanno messo a confronto i risultati degli esiti emersi dopo gli interventi chirurgici eseguiti di venerdì (o un in un giorno pre-festivo) con quelli del lunedì o di un giorno post-festivo. Il tasso di complicazioni, nuovi ricoveri, durata della degenza in ospedale e morte dopo le operazioni sono stati analizzati a 30 giorni, tre mesi e un anno dall'operazione. Il follow-up è stato di un anno. Incrociando tutti i dati è emerso che chi veniva operato di venerdì o in un giorno pre-festivo aveva una probabilità superiore di esiti peggiori rispetto a chi era sottoposto a un trattamento operatorio di lunedì o giorno post-festivo. Le probabilità di una combinazione tra morte, nuovi ricoveri e complicazioni erano più alte del 5 percento dopo 30 giorni ed erano simili a 90 e 365 giorni. Per quanto concerne la sola mortalità, tuttavia, si evidenziava un incremento del rischio correlato al trascorrere del tempo: le probabilità di morire di chi aveva subito un intervento chirurgico di venerdì o nel-prefestivo erano più alte del 9 percento a 30 giorni, del 10 percento a 3 mesi e del 12 percento a 1 anno rispetto a chi era stato operato di lunedì o in un post-festivo.
Come indicato in un comunicato stampa, le ragioni di questi esiti peggiori del famigerato "effetto weekend" potrebbero essere correlati alla turnazione del personale ospedaliero, alla disponibilità degli specialisti o a eventuali differenze nei processi di cura, ma lo studio non chiarisce nulla di questo aspetto. È stato solo osservata una leggera diminuzione dell'età media dei medici che operavano di venerdì rispetto a quelli del lunedì (47 anni contro 48 anni) e tre anni in meno in media di pratica operatoria (14 anni contro 17 anni), ma nulla che possa suggerire una differenza significativa negli esiti post operatori.
L'unica certezza è che sussiste questa tendenza da non sottovalutare e la dottoressa Ranganathan e colleghi evidenziano la necessità di "ulteriori studi per comprendere le differenze nelle cure che possono supportare queste osservazioni e garantire che i pazienti ricevano cure di alta qualità indipendentemente dal giorno della settimana". Sottolineiamo che i dati fanno riferimento al Canada e non all'Italia, dove il sistema sanitario funziona in modo differente. I dettagli della ricerca “Postoperative Outcomes Following Preweekend Surgery” sono stati pubblicati su JAMA.