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Perché ci sono sempre più lupi nel Nord Italia e quali sono i rischi: parla lo zoologo

La popolazione di lupi continua a crescere nel Nord Italia ed entro qualche di anno, secondo le stime, avrà colonizzato anche l’intero lodigiano. Per sapere di più sulle ragioni di questa diffusione e sui potenziali rischi Fanpage.it ha intervistato lo zoologo Francesco Bisi, responsabile del monitoraggio del Lupo per la Regione Lombardia.
Intervista a Francesco Bisi
Ricercatore di Zoologia presso l'Università degli Studi dell'Insubria di Varese e responsabile del monitoraggio del lupo per la Regione Lombardia
A cura di Andrea Centini
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Un lupo italiano. Credit: Andrea Centini
Un lupo italiano. Credit: Andrea Centini

In base al primo monitoraggio nazionale sul lupo messo a punto dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), in Italia vivono circa 3.300 lupi, la maggior parte dei quali concentrata lungo gli Appennini. A partire dagli anni '70, quando sono state introdotte leggi a tutela di questi animali – portati sull'orlo dell'estinzione a causa dello sterminio perpetrato dall'uomo e della distruzione / frammentazione dell'habitat naturale – gli esemplari hanno iniziato a disperdersi lungo tutto lo Stivale e, assieme a quelli provenienti dalla Slovenia, hanno praticamente riconquistato l'intero areale di distribuzione originario nel Bel Paese. L'ultima regione a essere raggiunta è stata la Lombardia, dove negli ultimi anni si sono moltiplicati gli avvistamenti. Recenti indagini, ad esempio, suggeriscono che entro un paio di anni la specie sarà presente in tutto il lodigiano.

La diffusione di questi predatori nelle regioni settentrionali sta destando apprensione tra alcuni cittadini, tanto che in certi contesti politici continuano a rimbalzare malsane idee su abbattimenti selettivi e simili. Ricordiamo infatti che in Italia vive una sottospecie di lupo grigio – il lupo grigio appenninico o lupo italiano (Canis lupus italicus) – unica al mondo e preziosissima. Per capire come hanno fatto i lupi ad arrivare sino in Lombardia e quali sono i potenziali rischi per la popolazione Fanpage.it ha contattato il dottor Francesco Bisi, ricercatore di Zoologia presso l'Università degli Studi dell'Insubria di Varese e responsabile del monitoraggio del lupo per la Regione Lombardia. Ecco cosa ci ha raccontato.

Dottor Bisi, le ultime notizie indicano che il lupo sarà presente in tutta la provincia di Lodi entro il 2026. La presenza di questi animali è stata accolta con una certa preoccupazione da alcuni cittadini. Innanzitutto le chiediamo, come mai stanno aumentando questi lupi?

I lupi non stanno aumentando solo nel lodigiano, ma la popolazione sta aumentando su tutta la porzione dell'Italia del Nord, sostanzialmente. Sono presenti da molti anni sull'Appennino, quindi se noi pensiamo alla Toscana e ai parchi del Centro Italia non è una novità. Il lupo, che è una specie molto adattabile, si è espanso autonomamente e con le sue gambe. A partire da fine anni '80 è arrivato a colonizzare la porzione meridionale delle Alpi occidentali, quindi il Piemonte. Risalendo l'Appennino ha fatto la Liguria ed è arrivato fino Francia, poi, pian piano, è risalito in Valle d'Aosta. Nel frattempo c'è stata un'espansione simile dalla Penisola Balcanica che ha portato la popolazione del lupo ad arrivare fino ai confini col Friuli Venezia Giulia, pian piano si sono espansi anche da lì e ora è come un arco che si sta chiudendo. La Lombardia è l'ultima porzione del territorio dove è arrivato, ma è confermato sulle Alpi da circa da una decina di anni. Inizialmente in modo sporadico, adesso in modo più consistente.

Un lupo italiano. Credit: Andrea Centini
Un lupo italiano. Credit: Andrea Centini

Per quale ragione?

Inizialmente il lupo ha occupato i territori più idonei alla presenza della specie, quindi sostanzialmente quelli lontani dall'attività antropica e dall'uomo, i boschi e l'alta montagna, che sono ottimali per la specie. Man mano che il lupo è andato a occupare tutti questi territori, essendo una specie territoriale, si è espanso anche in aree più antropizzate. Se c'è un branco che occupa un territorio, infatti, lì ci può stare solo quello. Non è che i lupi possono aumentare all'infinito. Vivono in gruppi famigliari e tendono a difendere il proprio territorio. Quindi, se un branco è composto in media da 4 – 5 individui, in una superficie che può andare tra i 150 e i 200 chilometri quadrati, ci saranno questi individui che tendono a difendere quel territorio. Poiché in montagna stanno pian piano occupando tutte le aree ottimali, sta succedendo che alcuni animali, più recentemente, si stanno adattando anche a condizioni di pianura. È iniziato in Piemonte, ma lo stiamo vedendo anche in Lombardia. È una cosa che fino a 30 anni fa anche chi si occupa di ricerca non pensava possibile. Ma ormai si è chiuso l'arco sulle Alpi, la specie è presente su tutto l'arco alpino italiano e non solo. Un elemento molto utile a comprendere la situazione è capire quali sono le aree più naturali anche in un contesto antropico, ovvero le aste fluviali. Il Po che ha delle zone golenali molto importanti, il Ticino. Guarda caso sono due corridoi sfruttati dal lupo anche in passato. Se guardiamo i confini della provincia di Lodi, abbiamo a sud il Po, da un lato il Lambro e dall'altro l'Adda.

Quindi, in pratica, per il lupo il lodigiano è un territorio ideale dopo aver saturato quelli naturali più tipici

Esatto. Quindi la specie sfrutta queste aree più naturali in contesti peggiori, molto antropizzati. Da 3 – 4 anni sono arrivate le prime segnalazioni di animali. Inizialmente erano animali di passaggio, ora sono stanziali. Se c'è un branco di lupi, il branco tendenzialmente si riproduce una volta all'anno e possono nascere in media 3 o 4 cuccioli. Al compimento dell'anno i cuccioli che sopravvivono tendono a spostarsi, vanno a cercare altre aree dove stare – abbiamo detto che un territorio di 150 /200 chilometri quadrati sostiene un determinato numero di animali – il compagno o la compagna con cui formare un altro branco. Quindi qualche anno fa si vedevano animali in dispersione. La capacità di movimento e dispersione del lupo sono elevatissimi; possono tranquillamente percorrere alcune centinaia di chilometri in una settimana. Ci sono stati animali con radiocollari che trasmettevano il segnale GPS che dall'Emilia Romagna sono stati ritrovati in Piemonte. Hanno fatto spostamenti veramente molto ampi. Però non è detto che si fermino. Se non trovano quello che cercano possono spostarsi anche molto velocemente. A partire da 2 o 3 anni almeno un branco, una coppia, si è fermata nella zona dell'Adda. Quindi al confine tra Lodi e Cremona. Nel 2023 sono stati anche ripresi dei cuccioli, quindi vuol dire che è stata testimoniata la riproduzione di questi animali.

Lupo italiano. Credit: Andrea Centini
Lupo italiano. Credit: Andrea Centini

Come sta reagendo la Regione Lombardia innanzi alla presenza del lupo?

Per raccogliere informazioni è necessario effettuare un monitoraggio, cercare gli animali. Queste attività vengono svolte grazie a progetti finanziati dall'Unione Europea, i progetti LIFE. Nella Regione Lombardia ne sono attivi due, tra i quali il LIFE WolfAlps EU. Grazie a questi progetti coordinati a livello lombardo e con le altre regioni, pian piano si stanno raccogliendo tutte le segnalazioni, si stanno facendo le dovute verifiche. Quindi adesso la Regione ha la contezza di quello che c'è sul proprio territorio. Come detto prima, la Lombardia è l'ultimo dei territori che sta venendo colonizzato. Nelle prime fasi della colonizzazione, cioè da quando non ci sono lupi a quando si stabilizzano sul territorio i branchi – che ricordiamo non possono crescere all'infinito – , si passa dal non vedere alcun lupo al momento in cui la gente si accorge di avere dei lupi fuori casa. La prima fase di colonizzazione è la più veloce ed è quella che in genere desta un pochino più di preoccupazione. Se ci pensiamo sono decenni che i lupi sono presenti in tutta l'Italia centrale, meridionale e le persone ci convivono. Ovviamente ci sono dei punti in cui può nascere un conflitto tra l'attività antropica e la presenza di questo predatore. Questi progetti come il LIFE lavorano proprio sul tentativo di andare a limare le problematiche. Perché chiaramente ci sono, nessuno lo nasconde. Sappiamo che il lupo è una specie protetta a livello europeo, e quindi anche l'Italia ha il suo compito nella protezione. Da un lato l'Unione Europea ci dice che questa specie è altamente protetta, ma dall'altro sta anche dalla parte di chi, come gli agricoltori e gli allevatori, possono entrare in contrasto con i lupi. Ad esempio per le predazioni di animali domestici. Ci sono degli strumenti normativi a carico della Regione Lombardia che permettono di finanziare delle attività di prevenzione, come costruire dei recinti o delle strutture fisse o mobili per prevenire il confitto con il predatore. È la prima cosa da fare, la più importante. Ma non sempre si riesce a fare bene prevenzione ovunque, perché il territorio è molto complesso. Che si vada in alta montagna o in pianura, la tipologia di allevamenti e stabulazioni sono completamente diverse. Quindi diciamo che ad ogni azienda bisogna “calare” sulla sua realtà le possibilità effettive che ci sono di fare prevenzione. Se invece avviene la predazione, c'è la possibilità di chiedere dei rimborsi. Ovviamente non è mai bello, perché vuol dire che c'è stato un danno. Ma ci sono degli strumenti anche normativi messi a disposizione per andare a mediare il potenziale conflitto.

Ci spieghi perché le persone non devono avere paura dei lupi. Non solo nel lodigiano, ma ovunque in Italia

L'apprensione va capita. Penso che sia normale ci si preoccupi per un elemento che per noi è nuovo, anche se in passato già c'era. Noi purtroppo immaginiamo Cappuccetto Rosso, col lupo che si mangia la nonna. Ma se poi si va a vedere effettivamente quanti sono i punti di incontro tra il lupo e l'uomo, sono veramente rari. Era da più di 200 anni che non succedevano delle interazioni tra uomo e lupo che non avessero conseguenze per l'uomo. Non so se ne ha sentito parlare, ma l'anno scorso ci sono stati un paio di casi in Italia, dove dei lupi con dei comportamenti anomali – perché abituati all'uomo e alla sua presenza – erano diventati un pochino più confidenti.

Credit: Andrea Centini
Credit: Andrea Centini

Ricordo di un'aggressione ai danni di una donna su una spiaggia a Vasto

Sì, la situazione era veramente particolare. Era un lupo che non dico si comportasse come un cane, ma quasi. A prescindere che si tratti di un cinghiale, un lupo o una nutria, bisogna portare rispetto alla natura ed essere consapevoli che il rischio zero non esiste. Ma questo non esiste nemmeno quando usciamo di casa e prendiamo la macchina. Però nessuno si spaventa di questo e lo facciamo tutti, tutti i giorni. Quindi dobbiamo tenerlo in considerazione. Quando succedono cose di questo tipo, l'animale che presenta dei comportamenti anomali e che quindi può diventare pericoloso, può essere rimosso da parte delle autorità competenti.

Un discorso non dissimile a quello dei cosiddetti “orsi problematici” in Trentino

Esatto. Però tendenzialmente i lupi hanno paura di noi. Capita che ogni tanto qualcuno non abbia paura. Ma questo bisogna farlo subito presente. È una cosa che hanno visto molto bene in Emilia Romagna.

Ci spieghi

I lupi avevano ormai colonizzato tutta l'area dell'Appennino, quindi hanno iniziato a scendere in pianura un pochino prima. La gente vedeva sempre i lupi in contesti urbanizzati. Ne hanno catturati alcuni esemplari, hanno messo dei radiocollari, e hanno visto che nei loro percorsi andavano sempre in alcuni punti. Sono andati a vedere cosa c'era in questi punti e hanno trovato delle stalle. Gli animali che vengono maggiormente allevati in pianura sono i bovini e quindi c'è un alto tasso di nascite e di morti. Quando nasce il vitello la placenta inizialmente viene buttata nella letamaia esterna alla stalla. Ovviamente la placenta di un bovino pesa alcuni chili e sono delle proteine facili. Casualmente una prima volta un lupo deve essersi accorto di questo e ha imparato molto in fretta. I lupi imparano anche dagli altri. Così qualche lupo e alcuni branchi si sono abituati a fare i giri delle letamaie di alcune stalle, perché ovviamente un animale sfrutta tutto quello che ha a disposizione. Se io devo fare fatica 10 per catturare un capriolo e fatica 1 per prendere una placenta, se quello che ottengo è lo stesso, faccio fatica 1. Ciò vuol dire che siamo noi, con i nostri comportamenti, a poter poter evitare che il lupo si abitui ad avvicinarsi ai contesti urbani, se li mettiamo in atto nel modo migliore.

Al Parco Nazionale d'Abruzzo i lupi vengono avvistati spesso e talvolta capita che questi animali predino anche i cani da compagnia. Le persone sono ovviamente tenute a tenerli dentro casa e non lasciarli fuori. La presenza diffusa sul territorio lombardo potrebbe costringere le persone, per ovvie ragioni, a dover modificare determinati comportamenti.

Sicuramente anche questo. Infatti se il cane è libero di muoversi, il lupo lo può vedere in due modi: o un competitore oppure una preda. Quindi succede che in alcuni casi i lupi possano predare i cani. Ovviamente sono animali d'affezione ed è una cosa molto brutta che non auguro a nessuno. Però quando noi andiamo in giro dovremmo sempre avere il nostro animale domestico alla nostra portata. Quindi tendenzialmente al guinzaglio, un cane non può andare in giro a fare quello che vuole. Se non è al guinzaglio deve comunque essere sempre a vista, in prossimità. Tanti danno per scontato che il proprio cane ha il diritto e la libertà di andare in giro dove vuole, ma è una responsabilità umana di gestire bene il proprio animale d'affezione. È bene essere coscienti che un incidente potrebbe succedere, quindi anche in casa non si possono lasciare gli animali alla catena. Ma ci sono anche altre normative che impedirebbero questa cosa. Adesso ancor di più dato che c'è il lupo. Se vede che c'è un animale fermo potrebbe tranquillamente considerarlo una preda. Come per le placente, approfitta di questa situazione e quindi impara. Sicuramente ci sono dei comportamenti che noi non teniamo perché non siamo abituati alla presenza nel lupo; dobbiamo impararli perché ci permettono di limitare i problemi e i conflitti.

Credit: Andrea Centini
Credit: Andrea Centini

Per ultima cosa le chiedo di sfatare questo mito della reintrudozione. Gira molto la bufala dei lupi reintrodotti in Italia, ma gli esperti sanno bene che hanno fatto tutto naturalmente

In Europa, non solo in Italia, non sono mai stati fatti progetti di reintroduzione di questa specie. È una specie plastica che ha una capacità di dispersione molto elevata che va avanti dagli anni '70, quando la popolazione aveva raggiunto il picco minimo a causa della persecuzione e della distruzione dell'habitat. Ha iniziato da solo a ricolonizzare nel dopoguerra, col cambio dell'attività dell'uomo. Abbiamo iniziato ad andare a vivere in città, perché era più comodo andare a lavorare in fabbrica piuttosto che stare ad allevare gli animali in mezzo ai monti, così sono state abbandonate alcune zone rurali. Sono tornate le prede, è tornato anche il lupo e con le sue gambe ha ricolonizzato il territorio italiano. Ma non c'è stata alcuna reintroduzione.

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