Perché bere acqua di mare fa male e quali sono i rischi per la salute
Bere acqua di mare fa male ed è pericoloso per la salute: se però capita, magari durante un tuffo o una nuotata, di bere dal naso oppure ingerire per sbaglio qualche sorso, non serve allarmarsi, perché in piccole quantità l’acqua di mare è generalmente innocua per l’organismo. Discorso diverso dal bere acqua di mare in grandi quantità, il cui problema è legato principalmente alla composizione chimica dell’acqua di mare stessa, cioè all’alta concentrazione di sali disciolti, principalmente cloruro di sodio (NaCl), il comune sale da cucina che, quando ingerito in concentrazioni elevate, è pericoloso per la salute.
Nell’acqua mare c’è però anche una piccola quantità di altre sostanze disciolte, come nitrati e fosfati, oltre alla presenza di microrganismi, anche patogeni per l’uomo – come l’Escherichia coli e altri enterococchi intestinali (streptococchi), che possono causare disturbi gastrointestinali. È infatti sulla base delle evidenze di contaminazione batteriologica da parte di questi due indicatori microbiologici (E. coli ed enterococchi intestinali) che possono scattare i divieti di balneazione lungo specifici tratti di costa.
Ad ogni modo, l’acqua di mare non è potabile e non va usata per condire o cucinare, neanche se bollita, perché può comunque contenere tossine resistenti al calore, e altri inquinanti, incluse tracce di carburanti, detergenti, microplastiche e, più in generale, sostanze derivanti da scarichi fognari, industriali e dilavamento dei suoli agricoli.
Qual è la composizione dell’acqua di mare
L’acqua di mare, che costituisce i mari e gli oceani, è una miscela complessa, composta essenzialmente da acqua (circa il 96,5%), sali disciolti (2,5%) e altre sostanze, tra cui materiali organici e inorganici, particolato e alcuni gas atmosferici disciolti, la cui concentrazione varia notevolmente a seconda del bacino preso in considerazione.
La salinità dell’acqua di mare, nello specifico, dipende dall’alta quantità di sali disciolti, di cui il più abbondante è cloruro di sodio (NaCl, il comune sale da cucina) che rappresenta in media il 70-80% in peso rispetto al totale degli altri sali, tra cui anche il cloruro di magnesio, il cloruro di calcio, il potassio, il cloruro di potassio, oltre a diversi solfati, carbonati, nitrati e fosfati. Pertanto, nell’acqua di mare sono presenti percentuali maggiori di ioni cloruro (circa 55%) e sodio (30%), seguite da percentuali inferiori di solfato, magnesio, calcio e potassio che, in peso, sono i sei ioni più abbondanti, costituendo circa il 99% di tutti i sali marini disciolti.
Tra le altre principali sostanze disciolte ci sono carbonio inorganico, bromuro, boro, stronzio e fluoro, oltre a numerosi anche i costituenti chimici minori disciolti, tra cui il fosforo inorganico e l’azoto inorganico, importanti per la crescita dei microrganismi che popolano gli oceani e i mari. L’acqua di mare contiene anche vari gas disciolti, principalmente azoto, ossigeno, argon e anidride carbonica, e piccole quantità di diverse altre componenti organiche, come carboidrati, amminoacidi e particolato ricco di sostanze organiche.
La salinità dell’acqua marina, come detto, varia notevolmente a seconda del bacino preso in considerazione ed è influenzata da precipitazioni, evaporazione e correnti. L’oceano Atlantico, ad esempio, ha una salinità che varia dal 37% in corrispondenza dei tropici (per la forte evaporazione) fino a meno del 34% verso i mari polari (per effetto dello scioglimento dei ghiacciai). Il Mediterraneo, d’altra parte, essendo un bacino semichiuso che risente fortemente dell’evaporazione, ha una salinità superiore, che si aggira in media attorno al 38,5% e può raggiungere il 39% nei bacini più orientali.
Perché non si può bere l’acqua di mare
L’acqua di mare non si può bere per l’alto contenuto di sali disciolti, oltre alla possibile presenza di inquinanti e, soprattutto, microrganismi che possono essere patogeni per l’uomo: l’acqua di mare, se non sottoposta ad opportuna dissalazione e depurazione, non è quindi mai considerata un’acqua potabile, cioè un’acqua che non contiene microrganismi o altre sostanze in concentrazioni tali da non rappresentare un pericolo per la salute umana.
L’acqua di mare non va usata neppure per condire o cucinare, neanche se bollita, perché potrebbe contenere tossine resistenti al calore, legate ad esempio alla fioritura di alghe marine come Ostreopsis ovata, e altri inquinanti, incluse tracce di carburanti, detergenti, microplastiche e, più in generale, sostanze derivanti da liquami non depurati, scarichi industriali e dilavamento dei suoli agricoli.
Cosa succede quando si beve acqua di mare
L’elevato contenuto di sali, la possibile presenza di microrganismi patogeni e altri contaminanti sono i principali motivi per cui l’acqua di mare non va bevuta, né usata per condire le pietanze o cucinare. Bere l’acqua di mare è pericoloso e non è infatti mai sicuro, già per la sola ragione legata all’alta quantità di sali disciolti, tossica per l’organismo umano. Se, ad esempio, immaginassimo di sostituire il normale consumo giornaliero di 2 litri di acqua con altrettanta acqua di mare, il primo evidente effetto sarebbe legato alla disidratazione cellulare.
I reni, che controllano l’equilibrio tra sodio e acqua nell’organismo, non riescono infatti a espellere tutto il sodio presente nell’acqua di mare – l’assunzione giornaliera massima di sale in un adulto non deve superare i 5-6 grammi, mentre un litro di acqua di mare ne contiene circa 36. Non potendo eliminare tali quantità di sale, la salinità del sangue aumenta e, poiché le pareti cellulari sono semipermeabili, l’acqua contenuta all’interno delle cellule fuoriesce per cercare di ridurre la concentrazione salina. In proporzione, per capirci, bisognerebbe bere 4 litri di acqua dolce per sbarazzarsi del sale di 1 litro di acqua di mare.
Si rischia anche di contrarre infezioni
Bere acqua di mare, come detto, è rischioso anche per la possibile presenza di contaminanti chimici e, soprattutto, microrganismi patogeni per l’uomo, come Escherichia coli e enterococchi intestinali, che sono anche i due principali indicatori biologici di contaminazione fecale, nonché alla base della definizione di potabilità dell’acqua dolce e qualità delle acque di balneazione.
La presenza di questo tipo di contaminazione microbiologica nell’acqua di mare può avere effetti significativi per la salute, causando infezioni intestinali che possono portare diarrea (a volte grave o emorragica) e forti dolori addominali. A questi rischi si aggiungono quelli legati alla possibile presenza di tossine, che possono resistere anche all’ebolizzione, come la presenza delle tossine prodotte da Ostreopsis ovata, un’alga che da alcuni è segnalata nella acque marino-costiere italiane.
“Ostreopsis ovata è in grado di produrre una tossina con effetti sull’apparato respiratorio (sintomi simili a quelli influenzali) ma anche cardiaci e ai muscoli nei casi più gravi – indica l’Istituto superiore di Sanità – . Disturbi respiratori sono stati segnalati anche in persone che stazionavano in prossimità della costa, attribuiti all’inalazione di aerosol marino, formatosi in giornate particolarmente ventose, contenente sia la tossina disciolta che frammenti di alga”.