Perché avere un gatto può raddoppiare il rischio di schizofrenia: lo studio
Avere un gatto può comportare un raddoppio del rischio di schizofrenia. Più nello specifico, l'aumento delle probabilità di sviluppare il disturbo mentale è presente in chi ha (o ha avuto) il possesso di uno o più piccoli felini prima del compimento del venticinquesimo anno di età. È quanto emerso da un nuovo studio che ha analizzato l'associazione tra il possesso di gatti e l'emersione dei sintomi della malattia. Non è la prima volta che la ricerca scientifica trova una correlazione tra felini e patologie mentali; la ragione risiede nel fatto che nelle feci di questi animali può essere presente il parassita Toxoplasma gondii, responsabile di una condizione nota come toxoplasmosi.
Secondo lo studio “Large-scale study of Toxoplasma and Cytomegalovirus shows an association between infection and serious psychiatric disorders” pubblicato su Brain, Behavior, and Immunity nel 2019 da scienziati dell'Università di Copenaghen (Danimarca), questa infezione parassitaria aumenta le probabilità di sviluppare la schizofrenia del 50 percento. Il Companion Animal Parasite Council (CAPC) indica che la presenza di oocisti del patogeno negli escrementi dei felini è molto variabile in base al Paese preso in esame, spaziando ad esempio dal 17 percento della Cecoslovacchia al 41 percento dell'Egitto. Negli USA la prevalenza di gatti con titoli anticorpali positivi è molto elevata, essendo compresa in una forchetta tra il 14 e il 100 percento. Secondo i Manuali MSD circa il 6 percento degli statunitensi con più di 6 anni è sieropositivo. Toxoplasma gondii è ubiquitario nei mammiferi e negli uccelli, tuttavia il rischio di toxoplasmosi è stato associato principalmente ai gatti.
A determinare che il possesso di un gatto può raddoppiare il rischio di schizofrenia è stato un team di ricerca australiano guidato da scienziati del Queensland Brain Institute dell'Università del Queensland, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro del Queensland per la ricerca sulla salute mentale. Gli studiosi coordinati dal professor John J. McGrath hanno condotto una revisione sistematica e meta-analisi per rilevare l'associazione tra il possesso dei piccoli felini e la presenza di schizofrenia. Hanno innanzitutto scandagliato vari database online (come Medline, Web of Science ed Embase) a caccia della letteratura scientifica dedicata al tema, identificando quasi 2.000 studi pubblicati tra il 1980 e la metà del 2023. Fra essi poco più di 100 sono stati selezionati per la revisione completa e 17 sono stati inclusi nell'indagine finale.
Dall'analisi statistica dei dati è emersa l'associazione tra il possesso dei gatti prima dei 25 anni di età e un rischio superiore di ammalarsi di schizofrenia. Si tratta di un disturbo mentale caratterizzato da “psicosi (perdita del contatto con la realtà), allucinazioni (false percezioni), deliri (falsi convincimenti), linguaggio e comportamento disorganizzati, appiattimento dell'affettività (manifestazioni emotive ridotte), deficit cognitivi (compromissione del ragionamento e della capacità di soluzione dei problemi) e malfunzionamento occupazionale e sociale”, come evidenziato dai Manuali MSD.
Il rischio di schizofrenia rilevato nello studio è risultato circa doppio per i possessori dei gatti, in base alla tipologia di odds ratio (OR) delle indagini coinvolte. L'OR, in parole molto semplici, è una misura statistica che indica le probabilità che un evento possa verificarsi o meno, nel caso specifico l'emersione dei sintomi della schizofrenia in base al possesso dei gatti. Per le ricerche con stime non aggiustate tale rischio risultava doppio (2,14), per quelle con stime aggiustate balzava a 2,44 (più che doppio).
Come confermato dal professor McGrath e colleghi, i risultati dell'indagine “forniscono supporto all’ipotesi che l’esposizione ai gatti sia associata ad un aumento del rischio di disturbi correlati alla schizofrenia in senso ampio”. Non sono invece trovate correlazioni significative con le esperienze di tipo psicotico. È doveroso ricordare che uno studio di associazione non evidenzia rapporti di causa-effetto e dovranno essere condotte indagini più approfondite per determinale. I dettagli della ricerca “Cat Ownership and Schizophrenia-Related Disorders and Psychotic-Like Experiences: A Systematic Review and Meta-Analysis” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Schizophrenia Bulletin.