Perché a Papa Francesco fu asportata una parte del polmone destro: la storia della lobectomia subita anni fa
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Dopo le preoccupanti notizie di qualche giorno fa, le ultime analisi del sangue di Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma dallo scorso venerdì 14 febbraio, sembrano mostrare "un lieve miglioramento, in particolare degli indici infiammatori", come spiega il bollettino diffuso ieri sera, mercoledì 19 febbraio, dalla Sala stampa vaticana.
Il Pontefice, le cui condizioni ora sono stazionarie, è in cura all'ospedale romano per una serie di condizioni che si sono presentate simultaneamente: dopo essere stato ricoverato per una bronchite, che gli aveva procurato evidenti difficoltà respiratorie, le notizie sulla sua salute sono andate via via peggiorando nei giorni successivi: a inizio settimana gli era stata diagnosticata un'infezione polimicrobica alle vie respiratorie, un quadro reso "complesso" – come spiegava il Vaticano – anche dalla presenza di una polmonite bilaterale.
Anche se i bollettini ufficiali della Sala Stampa non vi hanno fatto nessun riferimento, la grande attenzione mediatica sulle condizioni di Papa Francesco hanno fatto riemergere un dettaglio sulla sua salute, di cui già si era parlato già in passato, soprattutto al momento della sua elezione, nel 2013: quando era solo un giovane seminarista di 21 anni a Bergoglio venne asportato un pezzetto del polmone destro in seguito a un'infezione. In termini tecnici l'intervento subito dal giovane Bergoglio si chiama lobectomia polmonare, lo stesso Papa Francesco in alcune interviste ha parlato di quell'episodio, definendolo un "momento difficile".
L'intervento di asportazione di un lobo del polmone
Su quell'episodio non sappiamo moltissimo, se non quello che è emerso dalle interviste in cui il Pontefice stesso ne ha parlato, come quella al medico e giornalista argentino Nelson Castro, confluita nel suo libro "La Salute dei Papi – Medicina, complotti e fede da Leone XIII a Francesco" del 2021. Qui Francesco ha raccontato che nell'agosto del 1957, quando era al secondo anno del seminario a Villa Devoto, Buenos Aires, nel suo corso si diffuse una forte epidemia influenzale, che fece ammalare anche lui.
Ma mentre tutti i suoi colleghi si riprendevano senza troppi problemi, lui fu più sfortunato: la febbre non scendeva e continuava a stare male. Date le sue condizioni, il direttore del seminario decise di portarlo in ospedale per farlo visitare. Il fatto che, racconta il Pontefice, allora non fossero ancora disponibili gli strumenti diagnostici di oggi, come la risonanza magnetica nucleare o la tomografia computerizzata, rese la situazione più complessa: i medici scoprirono che nel lobo superiore del polmone destro erano presenti tre cisti, oltre a un versamento pleurico bilaterale. Dopo alcuni mesi di terapia, i medici decisero che era necessario asportare il lobo leso, per sventare il rischio di una futura ricaduta.
Parlando con Castro, Francesco ha definito quell'operazione "cruenta" con un "postoperatorio doloroso", anche difficile da un punto di vista emotivo. Fortunatamente l'evoluzione fu "positiva ma lenta" e soprattutto – ha rassicurato il Pontefice – l'intervento, nonostante quello che si possa pensare, non gli lasciò problemi di tipo respiratorio né ebbe complicazioni che avrebbero potuto limitare in seguito la sua vita. Papa Francesco ha spiegato che dopo l'intervento "il polmone destro si è espanso fino a occupare tutto l'emitorace omolaterale", tanto che nemmeno uno pneumologo esperto, almeno che non informato, potrebbe accorgersi del lobo asportato.
Cos'è una lobectomia polmonare
Come si può intuire dalla storia di Papa Francesco, la lobectomia polmonare è un intervento chirurgico attraverso il quale viene asportato un lobo del polmone, ovvero una delle sezione di cui è composto ciascun polmone e a cui corrisponde una specifica funzione. Il polmone destro è formato da tre lobi e quello sinistro da due.
Si può ricorrere a questo intervento quando è presente in uno dei lobi una lesione polmonare, come un tumore, benigno o maligno, o in seguito a un'infezione. L'obiettivo è quello di preservare i tessuti ancora sani rimuovendo la parte lesa. In assenza di effetti collaterali o complicazioni – spiega il Policlinico Sant'Orsola – il recupero completo dall'operazione avviene in tre mesi.