Perché a causa dell’alluvione in Emilia Romagna rischiamo di non trovare le pesche al supermercato
A causa dell'emergenza ancora in corso non è possibile stimare i danni provocati dalla catastrofica alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna, tuttavia risulta evidente che complessivamente siamo innanzi a cifre spaventose. Siamo nell'ordine di alcuni miliardi di Euro, come raccontato ad Agorà dal presidente della Regione Stefano Bonaccini. Tra i settori più colpiti in assoluto vi è quello dell'ortofrutta, con intere aziende agricole e piantagioni sommerse su un territorio vastissimo, a causa dell'esondazione multipla di fiumi e torrenti. Sembra paradossale ma è stata proprio l'acqua, tanto ambita e preziosa in tempi di grave siccità ricorrente, a distruggere i raccolti, colpendo al cuore uno dei poli ortofrutticoli più importanti dello Stivale.
In un'intervista a Porta a Porta il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha dichiarato che la maggior parte della frutta estiva coltivata nei luoghi travolti dall'acqua è andata perduta. Sotto la violenza dell'alluvione sono stati sommersi soprattutto alberi di pesche, albicocche e ciliegie, tra la frutta più apprezzata e consumata della bella stagione (che quest'anno tarda ad arrivare). Un problema particolarmente significativo riguarda proprio le pesche, delle quali l'Italia è secondo produttore in Europa. La ragione risiede nel fatto che proprio nei territori dell'Emilia Romagna viene coltivata la maggior parte di questi deliziosi frutti per l'Italia, in particolar modo le nettarine o pesche noci.
Come spiegato da Emiliaromagnaturismo.it, “oltre il 50 percento delle Nettarine italiane e il 20 percento delle pesche vengono prodotte proprio nelle province di Ferrara, Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, facendo di questa terra la culla della frutticoltura italiana ed europea”. Le pesche e le nettarine di Romagna con polpa bianca o gialla sono inoltre prodotti IGP (acronimo di indicazione geografica protetta), un marchio dell'Unione Europea attribuito a prodotti agricoli e alimentari riconosciuti per l'elevata qualità e le caratteristiche legate al territorio di origine. Con i frutteti completamente sommersi dall'acqua, i danni alle piante, ai campi e alle infrastrutture c'è il rischio concreto di non trovare al supermercato questi prodotti, almeno nelle prossime settimane. Le produzioni primaverili precoci, del resto, sono state probabilmente distrutte quasi completamente. Le pesche IGP di Romagna diventano disponibili sul mercato tra l'inizio di giugno e la la seconda metà di settembre.
In un'intervista a Italiafruit il direttore generale di Apofruit Ernesto Fornari ha spiegato che le nettarine sono andate perdute, così come le albicocche e gran parte delle ciliegie non coperte, specificando invece che si sono salvate in parte le pesche (quelle con la buccia vellutata). “L’umidità ha causato crepe su un gran numero di frutti, danni che si vanno ad unire a quelli dello scorso weekend”, ha sottolineato il dirigente, aggiungendo che già a causa del freddo si aveva una produzione ridotta del 50 percento di albicocche e del 30 percento di nettarine. “Ora il maltempo si è portato via quello che restava delle produzioni precoci di maggio”, ha chiosato Fornari.
L'acqua non solo ha devastato i frutteti, ma le frane conseguenti hanno anche modificato la morfologia di diverse aziende agricole. Le normative stringenti sul ripristino delle condizioni originarie sono piuttosto stringenti e rendono ancor più complicato il ritorno alla normale attività, anche se si sta facendo il possibile per attivare fondi, bloccare mutui e tributi. Anche la macchina della grande distribuzione è stata costretta a fermarsi dall'alluvione, e poiché in Emilia Romagna vi è uno dei poli ortofrutticoli più importanti in Italia ci sono rischi significativi per tutta la filiera.