Per la prima volta è possibile ascoltare il suono inquietante degli echi emessi dai buchi neri

Per la prima volta gli scienziati hanno convertito in suono gli “echi” dei buchi neri, un fenomeno che si verifica mentre questi misteriosi oggetti si alimentano di materia e rilasciano raggi X ad altissima energia. Durante il processo i “cuori di tenebra” hanno dei cicli di emissioni di onde elettromagnetiche, con getti di particelle espulse a velocità prossime a quelle della luce che si alternano ai cosiddetti echi riflessi. Grazie alla collaborazione con alcuni musicisti gli scienziati hanno tradotto le onde in effetti sonori, abbinando le frequenze. Il risultato è piuttosto inquietante, proprio del resto lo sono gli oggetti che originano gli echi. Potete ascoltare l'eco riflesso di un buco nero qui di seguito.
A convertire le onde elettromagnetiche emesse dai buchi neri in effetti sonori è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani del Massachusetts Institute of Technology (MIT), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Fisica e Astrofisica dell'Università di Oxford (Regno Unito), dell'Università di Amsterdam (Paesi Bassi), dell'Università di Cambridge e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal dottor Jingyi Wang, ricercatore presso il Kavli Institute for Astrophysics and Space Research del MIT, hanno ottenuto questo risultato dopo aver analizzato i dati raccolti dal Neutron star Interior Composition Explorer (NICER), uno strumento installato sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) utilizzato per studiare i sistemi binari in cui è presente un buco nero e una stella compagna, che viene consumata dalla presenza del densissimo oggetto. Il fenomeno si manifesta con imponenti esplosioni di raggi X e le conseguenti emissioni degli echi.
Sino ad oggi erano noti soltanto tre buchi neri in grado di emettere questi echi o ritardi di riverbero, che sono un riflesso della luce diretta emessa dalla corona di particelle attorno al buco nero. Dall'analisi dei dati del NICER il dottor Wang e i colleghi ne hanno identificati altri otto. Il suono di questi echi, piuttosto sinistro, ricorda vagamente il motore di un'astronave dei vecchi film di fantascienza, con il velivolo che si avvicina e successivamente si allontana. Si tratta della “traduzione” in suono di un fenomeno elettromagnetico, ottenuta sfruttando una macchina del riverbero. In parole semplici, il suono è stato ottenuto abbinando le frequenze delle onde elettromagnetiche a segnali acustici, una tecnica già adottata in passato per elaborare le onde gravitazionali. Il risultato ci aiuta a comprendere un po' meglio la natura di questi misteriosi e affascinanti oggetti, presenti a decine di milioni solo nella nostra galassia, la Via Lattea. I dettagli dello studio “The NICER "Reverberation Machine": A Systematic Study of Time Lags in Black Hole X-Ray Binaries” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The Astrophysical Journal.