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Papa Francesco rischia una batteriemia: cos’è l’infezione del sangue che può portare alla sepsi

Il professor Sergio Alfieri, chirurgo presso il Policlinico Gemelli di Roma, ha affermato che il rischio principale per Papa Francesco risiede nel “passaggio dei germi nel sangue”, una condizione definita batteriemia che può sfociare.
A cura di Andrea Centini
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Durante un briefing sulle condizioni di salute di Papa Francesco tenutosi il 21 febbraio al Policlinico Gemelli di Roma, dove è ricoverato da venerdì 14, il chirurgo e docente Sergio Alfieri ha sottolineato che il Pontefice non è “fuori pericolo” e che la polmonite bilaterale è ancora presente, emersa da un'infezione polimicrobica scaturita a sua volta da una bronchite. Il rischio principale per Bergoglio, che è “di buon umore, senza febbre e non allettato”, come spiegato da Alfieri – professore di Chirurgia Generale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della Chirurgia digestiva al Gemelli – è rappresentato dal possibile "passaggio dei germi nel sangue", che possono innescare una sepsi. La diffusione dei batteri nel sangue viene definita in letteratura scientifica col termine di batteriemia; tra le sue complicazioni figura proprio la sepsi, che quando è associata alla presenza di patogeni nel flusso sanguigno viene definita anche setticemia o sepsi batteriemica.

Cos'è la batteriemia, quali sono i sintomi e perché può portare alla sepsi

Come evidenziato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), la sepsi è una “rara complicazione di un'infezione, le cui conseguenze possono essere molto gravi e potenzialmente mortali”. “Consiste in una risposta infiammatoria eccessiva dell’organismo che danneggia tessuti e organi compromettendone il funzionamento”, sottolinea l'ente sanitario, aggiungendo che senza un trattamento tempestivo può portare alla morte del paziente. Alla base della sepsi, che è un'infezione sistemica o generalizzata, vi è proprio il passaggio nel sangue dei patogeni di un'infezione iniziale, localizzata in qualsiasi parte dell'organismo. La batteriemia può verificarsi per diverse ragioni: infiammazione in grado di rendere più permeabili i vasi sanguigni; danno ai tessuti provocato dall'infezione primaria; sistema immunitario poco efficiente (come nel caso di individui fragili e anziani); e danno meccanico innescato da determinate procedure sanitarie, come cateteri e terapie chirurgiche. I Manuali MSD indicano che alcuni pazienti con batteriemia "possono essere asintomatici o presentare solo una leggera febbre", mentre dolori addominali, nausea, vomito, febbre continua, frequenza respiratoria accelerata (tachipnea), forti brividi, pressione bassa e altri disturbi possono suggerire sepsi o shock settico.

Nei giorni scorsi la Sala Stampa della Santa Sede aveva comunicato che il Santo Padre era affetto da un'infezione polimicrobica a carico delle vie respiratorie, ovvero un'infezione multipla in cui diverse specie di virus, batteri, funghi e/o parassiti vengono rilevati dagli esami di laboratorio. Come evidenziato nell'articolo “Human polymicrobial infections” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica The Lancet, le infezioni polimicrobiche dell'apparato respiratorio sono in genere provocate virus respiratori (come i virus dell'influenza e i coronavirus) in associazione a diversi batteri, fra i quali figurano stafilococco aureo, pneumococco, streptococco β-emolitico di gruppo A e i patogeni responsabili della pertosse e della tubercolosi. Il potenziale rischio per Papa Francesco, pertanto, è che uno o più di questi batteri rilevati nei tamponi e responsabili della polmonite bilaterale (non è noto quali sono) possono entrare nel circolo sanguigno, innescare una batteriemia con possibile complicazione in sepsi.

L'ISS sottolinea infatti che la sepsi presenta due passaggi principali: il primo, come specificato, è proprio la batteriemia, cioè “il passaggio nel sangue dei microrganismi che hanno causato l'infezione localizzata”; il secondo è invece “la comparsa di un'esagerata risposta infiammatoria estesa a tutto l'organismo che causa danni a organi e tessuti”. I batteri che circolano nel sangue possono infatti portare a un'infezione generalizzata alla quale può seguire l'incontrollata risposta del sistema immunitario, col rischio di danno esteso agli organi e shock settico, ovvero il “crollo della pressione sanguigna a causa dell'insufficienza circolatoria”, come indicato dall'ISS. È per questo che la sepsi è una condizione di emergenza sanitaria potenzialmente fatale.

Qual è la mortalità della sepsi

È doveroso sottolineare che una batteriemia, cioè la presenza di batteri nel sangue, non evolve necessariamente in sepsi, come indicato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari: “Una batteriemia può essere transitoria e non provocare alcuna sequela oppure avere delle conseguenze sistemiche e metastatiche”. In base ai dati indicati dall'ISS, in caso di sepsi grave la mortalità è di 4 pazienti su 10; in presenza di shock settico si sale a 6 su 10, tuttavia, se presa per tempo, “nella maggior parte dei casi, si può guarire totalmente”. Poiché sussiste tale rischio per il Pontefice, non c'è da stupirsi che i medici hanno indicato durante l'ultimo briefing che resterà ricoverato almeno per tutta la prossima settimana. Verosimilmente sarà dimesso quando e se la terapia antibiotica cui è sottoposto risulterà efficace nell'eliminare i patogeni rilevati nei test di laboratorio.

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