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Orche cacciano un delfino in un luogo inedito e condividono il pasto come le persone

Al largo della costa cilena i ricercatori hanno documentato la cattura di un delfino (un lagenorinco scuro) da parte di un gruppo poco conosciuto di orche. I cetacei hanno condiviso il pasto come un pranzo in famiglia, dando priorità al cucciolo.
A cura di Andrea Centini
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La matriarca Dakota del gruppo di orche "Mechado" lancia in aria un lagenorinco scuro, una specie di delfino. Credit: Maikol Barrera
La matriarca Dakota del gruppo di orche "Mechado" lancia in aria un lagenorinco scuro, una specie di delfino. Credit: Maikol Barrera

Gli scienziati hanno osservato un comportamento straordinario in un gruppo di orche poco conosciuto ed elusivo, del quale si sta provando a svelarne i segreti. Nello specifico, hanno visto questi meravigliosi mammiferi marini cacciare un delfino nella corrente di Humboldt, una corrente marina fredda nell'Oceano Pacifico che viaggia da sud a nord innanzi alla costa occidentale del Sudamerica e, in particolar modo, davanti a Cile e Perù. In queste acque pescose e ricche di krill le orche non erano mai state viste prima cacciare i delfini, ma solo leoni marini. La specie finita nel mirino è il lagenorinco scuro (Sagmatias obscurus), un delfino ampiamente diffuso negli oceani dell'emisfero meridionale e fortemente imparentato con il lagenorinco dai denti obliqui.

L'elemento più significativo della predazione – documentata con i droni – è stata la condivisione del pasto; la matriarca del gruppo, chiamata Dakota, ha trattenuto la carcassa del delfino con i denti permettendo prima al cucciolo e poi agli altri parenti stretti di nutrirsi, compreso il grande maschio. Una condivisione che gli scienziati hanno accostato a quella umana. Del resto, anche noi serviamo prima i bambini. Sia la caccia ai delfini che la distribuzione delle prede non sono comportamenti inediti per le orche, dato che già sono stati ampiamente documentati in altri posti del mondo, tuttavia, come indicato, non erano mai stati osservati prima nella corrente di Humboldt; ciò aiuterà gli studiosi a determinare con maggiore precisione l'ecotipo dell'elusivo gruppo, classificato dai ricercatori come “gruppo Mechado”.

La condivisione del pasto ripresa dal drone. Credit: Luis Aguilar, CETALAB
La condivisione del pasto ripresa dal drone. Credit: Luis Aguilar, CETALAB

Le orche fanno parte di un'unica specie (Orcinus orca), ma vengono suddivise dagli scienziati in vari ecotipi che si differenziano per alimentazione, richiami, caratteristiche fisiche (come macchie e morfologia della testa) e persino genetica. C'è chi preferisce il pesce, come il famoso gruppo che si nutre di salmoni in Nord America o chi va a caccia di squali per divorarne il fegato, e chi predilige i mammiferi marini. Non solo pinnipedi come foche e otarie (leoni marini), tra le prede principali degli ecotipi che cacciano nelle gelide acque polari, ma anche delfini e persino balene. Anche la maestosa balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), il più grande animale mai vissuto sulla Terra, rientra nel menù di alcuni gruppi di orche. Gli ecotipi – come A, B, C, D e vari sottogruppi – in alcuni casi, in futuro, potrebbero persino essere suddivisi in specie differenti, qualora gli scienziati dovessero approfondire le informazioni. Ad oggi conosciamo così poco questi animali che non sono nemmeno classificati con un codice nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Sono praticamente ovunque, ma non sappiamo quante ce ne sono e qual è il loro stato di conservazione. Ecco perché conoscere meglio i singoli gruppi può aiutarci di più a tutelare le popolazioni di orche divise geograficamente.

A studiare nel dettaglio il comportamento del gruppo Mechado è stato un team di ricerca cileno guidato da scienziati della Facultad de Ciencias del Mar y Recursos Biológicos della Universidad de Antofagasta, che hanno collaborato a stretto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti il Laboratorio de Estudio de Megafauna Marina – CETALAB, l'Escuela de Medicina Veterinaria della Universidad Santo Tomás e l'ONG Panthalassa, Red de Estudios de Vertebrados Marinos en Chile. I ricercatori coordinati dalla professoressa Ana M. García-Cegarra hanno raccolto i dati sugli avvistamenti anche grazie alla citizen science, facendo riferimento a foto, video e posizioni GPS ottenute dagli appassionati di whale watching. Durante le campagne osservative con droni sono riusciti a documentare sia la caccia al lagenorinco bruno che la condivisione del pasto, molto simile a un "pranzo in famiglia" di Homo sapiens.

Il prossimo passo sarà provare a ottenere dati genetici del gruppo Mechado, ma non sarà semplice: “Vorremmo poter ottenere campioni di biopsia cutanea per analizzare i loro dati genetici, poiché non ci sono informazioni genetiche per le orche in questa regione del Pacifico sud-orientale. Tuttavia, sono molto sfuggenti e intelligenti, il che rende difficile avvicinarle in barca per le biopsie”, ha affermato in un comunicato stampa la professoressa García Cegarra. Alla luce del comportamento e dell'alimentazione osservata si ritiene che il gruppo Mechado possa far parte dell'ecotipo A, lo stesso dell'Argentina e dell'Antartide, ma le macchie attorno ai loro occhi sono differenti e queste orche non sono mai state viste in Patagonia, dove alcuni esemplari cacciano i cuccioli di leone marino addirittura sulla spiaggia (arenandosi prima di tornare in acqua). I dettagli della ricerca “New records of odontocete and mysticete predation by orcas in the Humboldt current system, South Pacific Ocean” sono stati pubblicati su Frontiers in Marine Science.

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