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Covid 19

Ora sappiamo perché la mancanza di respiro è uno dei sintomi più comuni di Long Covid

Lo ha scoperto un team di ricerca britannico che ha identificato alcune anomalie microstrutturali nei polmoni dei pazienti con Long Covid che non vengono rilevate attraverso i test di routine.
A cura di Valeria Aiello
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Risonanza magnetica con gas xeno ai polmoni di una persona sana (a sinistra) e di un paziente che soffre di dispnea (mancanza di respiro) associata alla Long Covid (a destra) / Università di Oxford
Risonanza magnetica con gas xeno ai polmoni di una persona sana (a sinistra) e di un paziente che soffre di dispnea (mancanza di respiro) associata alla Long Covid (a destra) / Università di Oxford
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La mancanza di respiro è uno dei sintomi più comuni della Long Covid, che può persistere per mesi e limitare molto seriamente la ripresa delle attività quotidiane di chi supera l’infezione. La causa di questo disturbo non è però ancora stata completamente chiarita, in quanto i principali test diagnostici, come la tomografia computerizzata (TC) e le misurazioni della funzionalità polmonare non hanno fornito indicazioni sufficienti a identificare il motivo dell’instaurarsi di questa condizione. Un diverso metodo diagnostico, basato sulla risonanza magnetica con gas xeno, ha tuttavia permesso di identificare alcune anomalie polmonari non rilevate nei test di routine, indicando la presenza di danni microstrutturali che fanno luce sul perché la mancanza di respiro (dispnea) sia così comune nei pazienti colpiti dalla Long Covid.

L’indagine, coordinata da un team di ricerca dell’Università di Oxford che ha collaborato con gli studiosi degli atenei di Sheffield, Cardiff e Manchester, si è concentrata su 11 pazienti Covid che non hanno richiesto cure ospedaliere durante le diverse fasi dell’infezione ma che per mesi hanno manifestato i sintomi della dispnea (affanno e sensazione di non poter respirare). Tutti sono stati sottoposti a risonanza magnetica con gas xeno e altri test polmonari, e gli esiti di questi esami sono stati confrontati con quelli di altri due gruppi di persone (12 pazienti Covid post-ospedalizzazione e 13 persone sane come gruppo di controllo).

La risonanza con xeno, in particolare, ha permesso ai ricercatori di tracciare visivamente lo scambio gassoso nei polmoni, grazie al quale l’aria inspirata entra nel circolo sanguigno, ovvero un passaggio cruciale nel trasporto di ossigeno a tutto l’organismo. E di osservare come, nella maggior parte delle persone con Long Covid (7 su 11), il trasferimento di gas fosse meno efficace rispetto ai soggetti sani, nonostante le tomografie computerizzate di questi pazienti fossero completamente normali e senza evidenza di una precedente polmonite.

Anomalie simili sono state riscontrate anche nei pazienti che erano stati ricoverati in ospedale, suggerendo che l’infezione da Sars-Cov-2 possa determinare anomalie microstrutturali nei polmoni indipendentemente dalla forma più o meno grave di Covid sviluppata, anche se il danno diretto causato dal virus abbia comunque il potenziale per produrre anomalie polmonari più durature.

Questa ricerca può davvero far luce sulla mancanza di fiato” ha affermato alla BBC la dottoressa Emily Fraser dell’Oxford Interstitial Lung Disease Service dell’Oxford University Hospitals NHS Trust e co-autrice dello studio. “Era frustrante avere persone che entravano in clinica e non essere in grado di spiegare loro esattamente perché erano senza fiato. Spesso i raggi X e la tomografia computerizzata non mostrano anomalie”.

Dello stesso avviso anche il professor Fergus Gleeson del Dipartimento di Radiologia dell’Oxford University Hospitals NHS e co-autore principale della ricerca, che ha sottolineato come i risultati di questo studio, non ancora sottoposti a revisione paritaria, dovranno essere confermati dalle ricerche attualmente in corso, più ampie e dettagliate. “Una volta compresi  meccanismi che causano l’instaurarsi di questi sintomi e le loro conseguenze nel lungo termine – ha spiegato – saremo in una posizione migliore per poter sviluppare trattamenti più efficaci”.

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