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Ora sappiamo cos’è che ci rende attraenti agli occhi degli altri

Lo ha scoperto un team di ricerca americano esaminando le condizioni che fanno in modo che ci si senta attratti o respinti dagli altri.
A cura di Valeria Aiello
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Tutti vorrebbero carpire i segreti che rendono alcune persone più affascinanti di altre e comprendere cosa sia davvero fondamentale nel gioco dell’attrazione. O meglio, sapere cos’è che piace di più e cosa, invece, rischia di allontanarci da chi ci interessa. In una serie di studi, il dottor Charles Chu, un assistente professore della Boston University, ha testato le condizioni che fanno sì che ci si senta attratti o respinti, scoprendo quanto un fattore cruciale, che gli psicologi chiamano ragionamento auto-essenzialista, sia determinante nell’instaurarsi di una relazione sociale. Si tratta della convinzione che, a modellare la nostra persona, sia la nostra essenza, cioè un profondo nucleo interiore che ci rende ciò che siamo, che guida i nostri interessi, simpatie ed antipatie, e che ci porta a ritenere che questo valga anche per gli altri.

Credere che le persone abbiano un’essenza sottostante ci permette di presumere o dedurre che, quando vediamo o conosciamo qualcuno che condivide con noi un singolo interesse, quella stessa persona condivida con noi anche la nostra visione del mondo” dice Chu che, per verificare questa ipotesi, insieme al collega Brian Lowery della Stanford University, ha progettato quattro esperimenti, ciascuno sviluppato per rivelare diversi aspetti di come diventiamo amici o nemici di una persona.

L’effetto attrazione-somiglianza nel ragionamento auto-essenzialista

All’inizio del test, ai partecipanti è stato chiesto di completare un questionario, volto a valutare la forza del loro ragionamento auto-essenzialista. Successivamente, è stata esaminata la loro impressione nei confronti di una persona immaginaria, chiamata Jamie, che aveva opinioni complementari o contraddittorie rispetto a quelle dei partecipanti su temi come l’aborto, pena capitale, possesso di armi, test sugli animali e suicidio assistito. E, come previsto, le persone con livelli più alti di ragionamento auto-essenzialista sono risultate quelle che avevano maggiori probabilità di sentirsi attratte da Jamie quando erano d’accordo con le sue opinioni.

In un secondo esperimento, i ricercatori hanno invece valutato temi meno divisivi, chiedendo ai partecipanti di stimare il numero di punti blu su una pagina, così da dividerli in due gruppi, tra sovra e sottostimatori. Sorprendentemente, i risultati di questo test hanno rivelato che le persone con una più forte convinzione nel proprio nucleo essenziale avevano maggiori probabilità di sentirsi positivamente colpite da Jamie quando veniva detto loro che condividevano la tendenza a sopravvalutare o sottovalutare il numero di puntini.

I ricercatori hanno quindi condotto altri due esperimenti in parallelo, in cui a parte dei partecipanti è stato esplicitamente detto che il gusto artistico non è collegato alla personalità, mentre all’altra parte che è vero l’esatto contrario. Dal test è emerso che l’informazione fornita al primo gruppo ha impedito ai partecipanti di identificarsi con chi condivideva con loro lo stesso gusto artistico, cosa che non è invece accaduta a coloro cui era stato detto il contrario e che avevano maggiori probabilità di provare sentimenti positivi nei confronti di chi preferiva gli stessi dipinti.

Un interesse condiviso può renderci più attraenti, anche se non siamo affini

Riassumendo i risultati, pubblicati in un articolo sulla rivista sul Journal of Personality and Social Psychology dell’American Psychological Association, gli autori dello studio spiegano che “il ragionamento auto-essenzialista è alla base dell’effetto di attrazione-somiglianza” per cui la condivisione di un interesse simile, come uno stesso hobby, una band o un genere musicale, oppure di gusti simili in termini di alimenti, bevande o umorismo, genera attrazione, in quanto ci induce a “proiettare molti dei nostri interessi su chi condivide con noi un singolo aspetto”.

Questo tipo di ragionamento è una strategia psicologica euristica davvero utile – ha aggiunto Chu – . Permette alle persone di vedere di più di se stesse in persone nuove e sconosciute”. Ma allontana anche le persone, perché crea divisioni e confini, a volte su basi inconsistenti. “Quando sentiamo qualcuno esprimersi su un singolo fatto o opinione con cui siamo d’accordo o in disaccordo, occorre davvero fare un respiro e meditare. Non necessariamente dovremmo pretendere che, da questa singola informazione, si possa conoscere l’affinità che abbiamo con quella persona”.

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