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Ora sappiamo che l’ADHD modifica le onde cerebrali: come appare il cervello con questo disturbo

L’ADHD, o disturbo del deficit di attenzione e iperattività, è un disordine del neurosviluppo che tende a manifestarsi durante l’infanzia. Tuttavia in passato è stato spesso liquidato come un aspetto caratteriale: oggi abbiamo le prove che si tratta di una condizione neurologica oggettivamente rilevabile.
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Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, meglio noto come ADHD, è una condizione neurologica che si manifesta in genere nei primi anni di vita, tuttavia per molto tempo la scarsa conoscenza di questo disturbo ha alimentato molti luoghi comuni e pregiudizi infondati. E anche oggi, sebbene negli ultimi tempi siano stati fatti importanti passi avanti, sull'ADHD c'è ancora molta confusione, soprattutto tra nell'opinione comune.

Anche per effetto della diffusione del tema sui social, oggi sono in molti a pensare che basti essere particolarmente distratti per sospettare di avere l'ADHD, con il rischio opposto di una tendenza all'autodiagnosi anche laddove manchino del tutto i presupposti. L'ADHD è infatti un disordine del neurosviluppo che non ha nulla a che fare con il carattere di una persona. Nella maggior parte dei casi (circa il 74%) ha un'origine genetica.

Oggi però una svolta nella diagnosi di questo disordine, che finora si è basata per lo più su test comportamentali, potrebbe arrivare dallo sviluppo delle neuroscienze e dall'evoluzione delle tecnologie di diagnostica per immagini. Come spiega questo articolo sul sito di informazione accademica The Conversation, negli ultimi anni infatti questi nuovi strumenti hanno permesso di individuare divergenze strutturali misurabili nel cervello delle persone con ADHD.

Come cambiano le onde cerebrali nell'ADHD

Le onde cerebrali sono le oscillazioni elettriche generate dal cervello attraverso i neuroni per svolgere tutte le sue funzioni. Ogni funzione cognitiva, emotiva o fisica è quindi associata a un particolare tipo di onda cerebrale, il cui andamento non è fisso ma varia in base alla stessa attività cerebrale. Per questo il loro studio è fondamentale anche per comprendere i disturbi neurologici.

Dall'osservazione delle onde cerebrali nell'ADHD è emerso che le persone che hanno questo disordine presentano alcune divergenze in due onde specifiche, la P3B e la N200. Si tratta di due onde associate nel comportamento umano alle sfere dell'attenzione, dell'inibizione e dell'autocontrollo. Questa divergenza appare quindi coerente con quelli che vengono considerati i tratti tipici dell'ADHD, ovvero forte difficoltà di attenzione o a rimanere concentrati su una certa attività, iperattività o impulsività.

Nello specifico infatti nelle persone con questo disordine neurologico, l'onda P3B appare in genere più debole o ritardata, un segnale che potrebbe spiegare – suggeriscono gli esperti – la difficoltà nell'attenzione e nell'elaborazione delle informazioni. Anche le differenze nell'andamento di N200 sembrano spiegare alcuni tratti del disordine: quest'onda è infatti coinvolta in quelle funzioni cognitive responsabili del rilevamento degli errori, nell'autocontrollo degli impulsi e nella concentrazione, ambiti in cui l'ADHD spesso si  manifesta.

Le altre differenze rilevabili nel cervello

Così come sono state rilevate delle specificità nelle onde cerebrali, l'osservazione attraverso risonanza magnetica e le altre tecnologie di neuroimagining hanno permesso di individuare altre caratteristiche strutturali che potrebbero essere associate all'ADHD. Ad esempio, è emerso come nelle persone con ADHD alcune aree del cervello siano più piccole rispetto alle dimensioni considerate standard. Tra queste ce ne sono alcune, come il lobo frontale, strettamente connesse all'attenzione, mentre altre, come il nucleo caudato, sono coinvolte con il rilascio di dopamina, un meccanismo fondamentale anche per l'apprendimento e la motivazione.

Queste prove visibili della presenza del disordine – suggeriscono gli esperti – dovrebbero quindi contribuire, oltre a una diagnosi certa del disordine, anche a rimuovere definitivamente quei luoghi comuni che per molto tempo hanno pesato sulla vita delle persone, e i bambini, con ADHD, troppo spesso etichettati come svogliati o pigri.

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