Ogni settimana lo smog uccide 90 bambini con meno di un anno in Europa e Asia: il rapporto UNICEF
Tredici bambini con meno di un anno muoiono ogni giorno in Europa e in Asia centrale a causa dello smog. Sono quasi 100 a settimana, poco meno di 5.000 in un anno. Se estendiamo il dato ai bambini più grandi e agli adolescenti, si sfiorano le 6.000 vittime. Sono i numeri drammatici emersi dal nuovo rapporto “Breathless beginnings: the alarming impact of air pollution on children in Europe and Central Asia” pubblicato il 5 settembre dall'UNICEF, dedicato proprio all'impatto dell'inquinamento atmosferico sui più piccoli, più vulnerabili allo smog degli adulti per molteplici ragioni. Le cifre fanno riferimento all'anno 2019 e a 52 Paesi nei due continenti. È una vera e propria strage silenziosa, strettamente connessa alla crisi climatica perché molte delle particelle tossiche che insozzano l'aria derivano dai combustibili fossili, il cui utilizzo intensivo sta inondando l'atmosfera di gas climalteranti (come anidride carbonica e metano) dai tempi della Rivoluzione Industriale.
I bambini sono particolarmente esposti allo smog perché respirano molto più velocemente degli adulti (dalle due alle tre volte) e spesso a bocca aperta, inoltre sono più vicini a livello del suolo, dove le sostanze tossiche sono più concentrate. Se a questo aggiungiamo un organismo in via di sviluppo, con un sistema immunitario ancora immaturo, ciò spiega efficacemente come mai i più piccoli rischiano di più a causa degli inquinanti atmosferici. Tra i più pericolosi in assoluto c'è il particolato sottile PM 2.5, le cui infinitesime particelle – con un diametro pari o inferiore ai 2,5 micrometri – sono in grado di penetrare in profondità nell'apparato respiratorio e arrivare negli alveoli polmonari, dove possono innescare grave infiammazione.
Patologie respiratorie croniche come l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) non solo vengono favorite, ma vengono anche gravemente esacerbate in chi ne è già affetto. Aumentano sensibilmente anche i rischi di polmonite, cancro e altre malattie respiratorie responsabili di disabilità e di una significativa riduzione della qualità della vita sin dalla tenera età. Senza dimenticare le allergie, i problemi dello sviluppo e i disturbi neurologici che possono palesarsi anni dopo l'esposizione agli agenti inquinanti, come il biossido di azoto (NO2) prodotto principalmente dal traffico, un gas brunastro irritante e fortemente tossico.
Gli effetti dello smog sono significativi anche in gravidanza, aumentando il rischio di parto prematuro, basso peso alla nascita e aborto. Durante l'infanzia si palesano con disturbi respiratori più o meno gravi che crescendo possono sfociare anche nel diabete di Tipo 2, in patologie cardiovascolari (come infarto e ictus), cancro e altre condizioni potenzialmente fatali. Non a caso si stimano tra i 7 e gli 8 milioni di morti ogni anno in tutto il mondo a causa dello smog, dei quali circa 240.000 nell'Unione Europea e 24.000 in Italia, sulla base di uno studio pubblicato dall'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA). “Quando si tratta di inquinamento atmosferico, i polmoni più piccoli sono quelli che pagano il prezzo più alto, e questo provoca danni alla salute e allo sviluppo dei bambini, a volte costando loro la vita”, ha dichiarato la dottoressa Regina de Dominicis, Direttore regionale dell’UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale. “Ridurre gli inquinanti atmosferici e l’esposizione dei bambini all’aria tossica è fondamentale per proteggere la loro salute e le loro società, con conseguente riduzione dei costi sanitari, miglioramento dell’apprendimento, aumento della produttività e un ambiente più sicuro e pulito per tutti”, ha aggiunto la dirigente dell'organizzazione.
Per proteggerci dallo smog e dal riscaldamento globale è dunque fondamentale tagliare sia le emissioni di agenti inquinanti che i gas a effetto serra, promuovendo una rapida e drastica transizione ecologica. Secondo gli esperti solo in questo modo riusciremo a prevenire i numerosi decessi provocati dall'inquinamento atmosferico – in particolar modo dal particolato sottile PM 2,5 e PM10 – e le conseguenze più catastrofiche e irreversibili del cambiamento climatico, la principale minaccia esistenziale per l'umanità.
Il recente rapporto “Climate change and respiratory health: a European Respiratory Society position statement” pubblicato da scienziati dell'ERS evidenzia lo stretto legame tra la crisi climatica e la diffusione delle patologie respiratorie, per questo gli autori esortano le istituzioni a ridurre drasticamente i limiti consentiti alle concentrazioni di inquinanti atmosferici. Nello specifico chiedono un abbassamento a 5 microgrammi per metro cubo di PM 2.5 e 10 microgrammi per metro cubo di biossido di azoto, gli stessi valori raccomandati dalle linee guida dell'OMS. Al momento nella UE sono rispettivamente cinque e quattro volte più elevati di questa soglia di sicurezza. Non c'è da stupirsi, dato che solo lo 0,001 percento della popolazione mondiale (80.000 persone) non è esposto a livelli pericolosi di inquinanti atmosferici.