Oggi l’avida umanità ha esaurito le risorse rinnovabili della Terra: un pianeta non basta più
Oggi, mercoledì 2 agosto 2023, siamo entrati nell'Earth Overshoot Day, la data che sancisce l'esaurimento delle risorse rinnovabili donateci dal pianeta e l'inizio del consumo non sostenibile delle stesse. Ogni anno, infatti, grazie alla cosiddetta biocapacità, disponiamo di una certa quantità di “doni” che vengono naturalmente rigenerati dalla Terra, grazie a foreste, campi coltivati, aree di pesca e così via. Ma a causa del nostro avido e insaziabile consumismo deprediamo molto più di quello che le nostre terre e i nostri mari riescono a offrirci. In parole semplici, da oggi iniziamo a erodere quel tesoretto di servizi e risorse che servirebbero al pianeta per rigenerare le primizie del prossimo anno, un processo che si traduce con l'impoverimento e un maggiore inquinamento della Terra.
Il messaggio centrale dell'Overshoot Day, che vuol dire giorno del “sovrasfruttamento”, è che se continueremo con questo modus operandi predatorio e irresponsabile, in futuro non ci saranno più risorse sufficienti per sostenere l'intera umanità, con conseguenze catastrofiche a livello sanitario, sociale ed economico. Il motivo è semplice: quando la domanda supera l'offerta si entra nel deficit ecologico e, per sopperire alla propria domanda in eccesso, si importa di più, si inquina di più, si pesca più di quello che il mare consentirebbe e si immettono più gas climalteranti in atmosfera. Allo stato attuale, l'umanità avrebbe bisogno di ben 1,7 terre per avere un bilancio in pari tra domanda e offerta. Ma noi non abbiamo 1,7 terre, abbiamo un solo pianeta. E lo stiamo maltrattando.
Oggi, come specificato, è l'Earth Overshoot Day, cioè quello globale, che viene calcolato sulla base dell'impronta ecologica media di tutte le nazioni del mondo, cioè sulla loro domanda di risorse. Fra esse si annoverano prodotti alimentari, legname, consumo di territorio per infrastrutture urbane e non, capacità di assorbimento di anidride carbonica e in generale tutto ciò che è possibile elencare nella “lista della spesa”. È chiaro che non tutti i Paesi consumano, distruggono gli ecosistemi e inquinano allo stesso modo, pertanto per ciascuno di essi viene calcolato un Overshoot Day nazionale.
Per l'Italia, ad esempio, è stato lunedì 15 maggio 2023; per il Canada e gli Stati Uniti il 13 marzo; l'Australia ha raggiunto il superamento il 23 marzo; la Germania il 4 maggio; la Francia il 5 maggio; la Spagna 12 maggio e così via. Più la data è vicina all'inizio dell'anno, maggiore è la velocità con cui un determinato Paese ha consumato in fretta le risorse rinnovabili della propria terra e dei propri mari, entrando in deficit ecologico. In pratica, la data corrisponde al momento in cui la domanda ha superato l'offerta sostenibile. Le nazioni meno virtuose in assoluto da questo punto di vista sono state il Qatar e il Lussemburgo, che hanno raggiunto il rispettivo Overshoot Day il 10 e il 14 febbraio, mentre le prime della classe sono l'Indonesia, l'Ecuador e la Giamaica, con il rispettivo giorno del sovrasfruttamento raggiunto il 3, il 6 e addirittura il 20 dicembre. La Giamaica è praticamente in pari col consumo sostenibile delle risorse che si rinnovano anno dopo anno, con un impatto quasi nullo sulla tenuta delle riserve rigenerative.
A rendere chiaro cosa sta accadendo al nostro pianeta è il grafico che mostra come l'Earth Overshoot Day si è spostato all'indietro nel corso negli anni. A calcolarlo gli esperti del Global Footprint Network, associazione internazionale che ogni anno determina in quale giorno dell'anno si supera la soglia di ecosostenibilità. Se all'inizio degli anni '70 del secolo scorso si verificava a dicembre, nel giro di 30 anni l'Overshoot Day è balzato ad agosto. Negli ultimi 14 si sta mantenendo relativamente costante, vacillando tra la fine di luglio e l'inizio di agosto. Ciò significa che ogni anno stiamo erodendo circa 160 giorni di risorse rinnovabili del pianeta. Per essere in pari, secondo i promotori dell'iniziata, come indicato l'umanità dovrebbe disporre di 1,7 terre, ma se tutti consumassero come l'Italia – uno dei Paesi che consumano di più – avremmo bisogno di ben 2,7 terre, per andare in pari con “madre natura”.
È doveroso specificare che l'impronta ecologica globale e di ciascuna nazione non si calcola solo in termini di pesci pescati, foreste disboscate, frutti raccolti, legname bruciato e così via, ma anche e soprattutto di emissioni e assorbimento di CO2 (anidride carbonica), il principale gas a effetto serra e catalizzatore della crisi climatica in atto. Il consumo dei combustibili fossili è del resto considerato il volano dell'erosione delle risorse rinnovabili e del depauperamento del pianeta, per cause dirette e indirette, pertanto gioca un ruolo fondamentale nel calcolo dell'Earth Overshoot Day. Per quanto si tratti di una data simbolica, evidenzia chiaramente che stiamo consumando ben oltre le nostre possibilità, condannandoci da soli al debito ecologico. Serve un drastico cambio di paradigma nel rapporto con la natura per ritrovare gli equilibri perduti di un tempo, il cui deterioramento si è verificato dall'avvento della Rivoluzione Industriale. Essa ha sì portato benessere e longevità ai Paesi ricchi, ma il salatissimo prezzo da pagare si è già ritorto contro chi non ne ha mai beneficiato e presto le conseguenze più drammatiche e irreversibili saranno per l'intera umanità.