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Covid 19

Nuovo vaccino anti Covid contro tutte le varianti: cosa sappiamo finora

Poiché il coronavirus muta di continuo gli scienziati sono a lavoro su un vaccino Covid contro tutte le varianti e altri patogeni affini. A che punto siamo.
A cura di Andrea Centini
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I virus mutano naturalmente replicandosi nell'ospite e, nel caso di estrema circolazione virale come nel caso della pandemia di COVID-19, possono dar vita a molteplici varianti, anche molto differenti dal ceppo originale. La variante Omicron del coronavirus SARS-CoV-2, ad esempio, presenta decine di mutazioni in più rispetto al lignaggio selvatico emerso a Wuhan, in Cina, alla fine del 2019. Pertanto non c'è da stupirsi che i nuovi lignaggi abbiano maggiori capacità elusive nei confronti delle difese immunitarie, non solo quelle indotte da precedenti infezioni naturali, ma anche quelle dei vaccini. I vaccini Covid attualmente disponibili, del resto, si basano proprio sul profilo genetico della proteina S o Spike del ceppo originale del SARS-CoV-2, mentre oggi si stanno diffondendo sottovarianti elusive della Omicron come BA.2, BA.4 e BA.5, sensibilmente differenti. Per spezzare la catena della diffusione e smettere di rincorrere il virus gli esperti ritengono necessario lo sviluppo un vaccino universale, efficace non solo contro tutte le varianti esistenti, ma anche contro quelle che potrebbero emergere in futuro e persino altri coronavirus. Il sogno, realizzabile ma non alle porte, è un vaccino pancoronavirus che potrebbe prevenire anche future pandemie.

Gli scienziati sono a lavoro da tempo su questo ambizioso progetto e in alcuni casi è stata già avviata la sperimentazione clinica, ovvero i test sull'uomo. Tra i vaccini candidati contro tutte le varianti più promettenti vi è lo Spike Ferritin Nanoparticle (o SpFN), sviluppato da ricercatori militari del Walter Reed Army Institute of Research (WRAIR) e soprannominato “Moonshot”. Il farmaco si basa su una porzione della proteina S o Spike del coronavirus (il dominio di legame del recettore RBD) che viene agganciata a nanoparticelle di ferritina, una proteina che si trova anche nel fegato e nel midollo osseo. Il vaccino è adiuvato con idrossido di alluminio o col composto chiamato Army Liposomal Formulation QS-21 (ALFQ). Testato su macachi cinomolghi, il vaccino universale ha dimostrato di neutralizzare con efficacia il SARS-CoV (il coronavirus responsabile della SARS) e tutte le principali varianti di preoccupazione del SARS-CoV-2, ovvero Alba, Beta, Delta e Omicron, come riportato nello studio “A SARS-CoV-2 ferritin nanoparticle vaccine elicits protective immune responses in nonhuman primates” pubblicato su Science Traslational Medicine. Al momento sono in corso i primi test sull'uomo (trial clinico di Fase 1) per determinare la sicurezza del preparato. Ci vorrà molto tempo prima di vederlo disponibile, ma è indubbiamente uno dei vaccini candidati più ambiziosi.

Un altro progetto interessante è in sviluppo presso i laboratori della Gillings School of Global Public Health dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill. Gli scienziati stanno testando un vaccino Covid a mRNA (la stessa tecnologia alla base del Comirnay di Pfizer e dello Spikevax di Moderna) ma ibrido. La nuova formulazione è pensata infatti per colpire trasversalmente il sottogenere Sarbecovirus, del quale fanno parte sia il SARS-CoV-2 che il SARS-CoV, oltre a patogeni rilevati nei pipistrelli che potrebbero fare il salto di specie (spillover) e innescare una nuova pandemia. Testato su roditori, il vaccino ha indotto una significativa produzione di anticorpi neutralizzanti contro un ampio spettro di proteine S, come rilevato nello studio “Chimeric spike mRNA vaccines protect against Sarbecovirus challenge in mice” pubblicato sull'autorevole rivista Science. Secondo il coautore principale dello studio, il dottor David Martinez, un simile vaccino potrebbe essere in grado di prevenire la diffusione di un ipotetico SARS-CoV-3. I primi test sull'uomo potrebbero iniziare nel corso dell'anno.

Da tenere sott'occhio anche il vaccino Covid PreS-RBD sviluppato dall'Università di Vienna, un preparato a subunità proteiche progettato per colpire tutte le varianti. Basato su una proteina di fusione costituita da due domini di legame del recettore (RBD) del patogeno pandemico e dall'antigene PreS e C-terminale dell'epatite B (HBV), il vaccino testato nei conigli ha innescato una ha una robusta risposta immunitaria e gli anticorpi neutralizzanti hanno reagito efficacemente contro tutte le varianti note. “Il vaccino PreS-RBD ha il potenziale per indurre l'immunità sterilizzante a vecchie e nuove varianti di SARS-CoV-2 prevenendo l'infezione interrompendo la replicazione e la trasmissione virale attraverso l'inibizione dell'ingresso del virus cellulare”, ha affermato il professor Rudolf Valenta in un comunicato stampa. Il vaccino austriaco si basa su una tecnologia affine a quello di un altro vaccino anti Covid universale in sviluppo presso le società francesi LinKinVax e GTP Bioways, ideato per colpire specifiche cellule del sistema immunitario chiamate cellule dendritiche, che svolgono funzioni fondamentali sia con i linfociti T  che con i linfociti B, responsabili della produzione di anticorpi. I trial clinici sul nuovo vaccino, che punta a colpire ogni variante nota e futura, dovrebbero iniziare entro metà 2023.

Come sottolineato recentemente dall'infettivologo di fama internazionale Anthony Fauci, per arrivare a un vaccino pancoronavirus universale ci vorrà ancora del tempo e si passerà prima per un vaccino efficace contro tutte le varianti del SARS-CoV-2. Secondo il professor Drew Weissman dell'Università della Pennsylvania, tra gli scopritori della tecnologia dell'mRNA alla base dei vaccini di Pfizer e Moderna, un vaccino universale potrebbe essere disponibile nel giro di 2 o 3 anni. Tuttavia, come spiegato all'AFP, “dovremo continuare a lavorarci e cambiarlo nel tempo per stare al passo con il virus”.

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