Nuovo test aiuta a capire se un bambino riuscirà a superare l’allergia alle arachidi
L'allergia alle arachidi è annoverata tra le più pericolose in assoluto poiché bastano piccolissime quantità di allergeni per scatenare (negli individui predisposti) uno shock anafilattico, una grave reazione allergica potenzialmente mortale. Poiché le arachidi vengono utilizzate per molteplici prodotti, c'è anche il rischio di contaminazione di altri alimenti in ristoranti e simili. Non a caso balzano ciclicamente agli onori della cronaca nazionale e internazionale casi di tragedie per questa ragione. Ad oggi non esiste una vera e propria terapia per questa seria allergia, pertanto chi ne soffre deve fare molta attenzione a non entrare in contatto con questi legumi. Un nuovo studio australiano ha dimostrato che con un semplice test basato sugli anticorpi è possibile capire se i bambini con diagnosi di allergia alle arachidi o meno supereranno la condizione.
A mettere a punto questo test è stato un team di ricerca guidato da scienziati del Murdoch Children’s Research Institute (MCRI), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Melbourne School of Population and Global Health dell'Università di Melbourne e del Child Health Research Centre dell'Università del Queensland (Brisbane). I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Kayla Parker dell'istituto di Parkville, hanno determinato che i livelli degli anticorpi possono indicare come evolverà l'allergia alle arachidi dopo aver condotto un'analisi statistica sui dati dell'indagine HealthNuts, un grande studio australiano (con migliaia di bambini coinvolti) sulle allergie alimentari iniziato quasi venti anni fa. Si sono concentrati sugli oltre 150 bimbi e bimbe con un'allergia acclarata alle arachidi. I piccoli sono sono stati sottoposti a esami del sangue, test allergologici, cutanei e alimentari a cadenze regolari fino al compimento del decimo di anno di età. A 10 anni circa il 66 percento dei piccoli risultava ancora allergico alle arachidi, mentre il restante 34 percento ha superato naturalmente l'allergia, principalmente nella fascia di età tra i 4 e i 6 anni.
Analizzando gli anticorpi sviluppati dai piccoli contro gli allergeni delle arachidi, la dottoressa Parker e i colleghi hanno scoperto un caratteristico profilo anticorpale in quelli che hanno superato l'allergia e in coloro che hanno continuato a soffrirne. Questi ultimi mostravano un aumento nel corso degli anni degli anticorpi agli allergeni sIgE e Ara h 2 sIgE e reazioni più intense ai prick test cutanei, mentre i bimbi che avevano superato l'allergia presentavano reazioni più leggere ai prick test, livelli più alti di anticorpi sIgG4 e Ara h 2 sIgG4 e più bassi di Ara h 2 sIgE. Come spiegato dagli autori dello studio, questa è stata la prima ricerca a usare gli anticorpi come biomarcatori per determinare se un'allergia alle arachidi è stata superata o meno entro i 10 anni senza alcun tipo di intervento sanitario. Il test può essere prezioso per tutti quei bimbi che soffrono di allergia alle arachidi e sono costretti a stare sempre in allerta assieme ai propri genitori.
“Prima di questa ricerca si sapeva poco se gli anticorpi potessero essere usati come biomarcatori per risolvere naturalmente l'allergia alle arachidi durante gli anni della scuola primaria. Abbiamo scoperto che i cambiamenti longitudinali erano più utili nel prevedere quei bambini sul percorso verso la risoluzione dell'allergia alle arachidi piuttosto che fare affidamento su una singola istantanea in un determinato momento”, ha dichiarato la dottoressa Parker in un comunicato stampa. Grazie a questi test i medici potrebbero identificare più facilmente i piccoli con un'allergia corrente, aiutandoli a gestire meglio questa delicata situazione. I dettagli della ricerca “Longitudinal peanut and Ara h 2 specific-IgE, -IgG4 and -IgG4/-IgE ratios are associated with the natural resolution of peanut allergy in childhood” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Allergy.