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Nuovo record di energia prodotta con la fusione nucleare, 59 megajoule in 5 secondi

Il nuovo primato è stato raggiunto dal tokamak del Joint European Torus (JET), un’enorme macchina a forma di ciambella che utilizza un potente campo magnetico per confinare il plasma in forma toroidale.
A cura di Valeria Aiello
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Il reattore dell’European Fusion Experiment JET
Il reattore dell’European Fusion Experiment JET

Nella ricerca di una fonte di energia sicura, quasi illimitata e a zero emissioni di carbonio, un nuovo  importante passo in avanti è stato compiuto dal consorzio di ricerca europeo EUROfusion che ha recentemente completato un ambizioso esperimento presso l’impianto di ricerca sulla fusione nucleare, il Joint European Torus (JET) del Culham Center for Fusion Energy nell’Oxfordshire, Regno Unito. Gli scienziati sono riusciti a produrre 59 megajoules di energia in 5 secondi, più del doppio dei 21,7 megajoule rilasciati nel 1997 in circa quattro secondi, stabilendo il nuovo record di generazione e mantenimento della fusione nucleare, che è lo stesso processo che consente al sole e alle stelle di brillare così intensamente.

Il primato è stato raggiunto il 21 dicembre dello scorso anno e, sebbene non si tratti di una quantità esorbitante di energia (è sufficiente a portare in ebollizione l’acqua in 60 bollitori di tè), il risultato testimonia la buona strada intrapresa dall’esperimento europeo di fusione nucleare. Il nuovo traguardo è stato raggiunto in un momento in cui il prezzo dell’energia elettrica è arrivato alle stelle, principalmente per le variazioni dovute ai costi di approvvigionamento delle materie prime, in particolare il gas naturale, ed ha anche notevoli implicazioni geopolitiche, oltre a rappresentare un importante progresso verso il percorso di decarbonizzazione richiesto per affrontare gli effetti del cambiamento climatico.

Abbiamo dimostrato che possiamo creare una mini-stella dentro la nostra macchina e tenerla accesa per 5 secondi ad alto livello. Entriamo in una nuova dimensione” ha affermato in una conferenza stampa Joe Milnes, alla guida delle operazioni.

L'esperimento di fusione nucleare

L’esperimento, basato su un totamak, un’enorme reattore a forma di ciambella che utilizza un potente campo magnetico per confinare il plasma in forma toroidale, ha sfruttato due isotopi dell’idrogeno, deuterio e trizio, per alimentare la fusione. Il processo, in particolare, unisce, fino a fondersi ad altissima temperatura, i nuclei di questi due elementi, che si trasformano in elio, rilasciando una quantità enorme di energia sotto forma di calore, risultando intrinsecamente sicuro perché, per sua natura, non può innescare processi incontrollati.

L’esperimento JET che, come detto è in grado di generare plasmi – che raggiungono temperature di 150 milioni di gradi Celsius, 10 volte la temperatura al centro del Sole – , è l’unico tokamak in funzione ad usare come combustibile gli isotopi deuterio e trizio, che possono essere estratti dall’acqua di mare. I suoi risultati sono visti come un banco di prova di importanza vitale per l’ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), uno dei progetti di collaborazione internazionale più grandi della storia che si propone di realizzare di un reattore deuterio-trizio di tipo sperimentale nel sud della Francia, sostenuto da Stati Uniti, Cina, Unione Europea, India, Giappone, Corea e Russia, puntando a iniziare la fusione nucleare nel 2025-2026.

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