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Nuovo caso di infezione da ameba mangia-cervello: cos’è, come si contrae e quanto è pericolosa

L’ameba Naegleria fowleri nota come “ameba mangia-cervello” è responsabile della grave meningoencefalite amebica primaria. Cosa sappiamo sul microorganismo.
A cura di Andrea Centini
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L'ameba mangia-cervello Credit: wikipedia
L'ameba mangia-cervello Credit: wikipedia

Negli Stati Uniti è stato registrato un nuovo, drammatico caso di infezione da “ameba mangia-cervello, un microorganismo unicellulare responsabile di una rara e pericolosissima malattia chiamata meningoencefalite amebica primaria (PAM) o naegleriasi. L'infezione è letale nel 90 percento dei casi. L'ultima vittima è Megan E., 17 anni, che ha contratto il patogeno mentre nuotava in un lago nei pressi di Dearing, in Georgia.

Cos'è l'ameba mangia-cervello

L'ameba mangia-cervello è un organismo unicellulare (un protista) scientificamente chiamato Naegleria fowleri. Vive in tutto il mondo e predilige le acque dolci, molto calde e calme, come quelle degli stagni e dei laghi durante il periodo estivo. Qui l'ameba, che ha un diametro di una ventina di micrometri, si trova generalmente nel substrato fangoso. Quando però le condizioni diventano sfavorevoli può trasformarsi nella forma biflagellata e nuotare nell'acqua libera, alla ricerca di un posto migliore in cui sopravvivere. È proprio questa la fase più pericolosa di questo microorganismo. Come indicato dagli autorevoli manuali MSD per operatori sanitari, l'ameba sopporta tranquillamente temperature di 46° C.

Come si contrae l'ameba mangia-cervello

L'ameba mangia-cervello nella forma biflagellata può entrare nel nostro organismo attraverso il naso, quando nuotiamo o infiliamo la testa sott'acqua nel suo habitat naturale. Una volta penetrato all'interno delle cavità nasali il microorganismo può contaminare la mucosa olfattiva e risalire – attirato dalle temperature favorevoli – il nervo olfattivo, giungendo fino al cervello attraverso i bulbi olfattivi. Qui può scatenare la pericolosa meningoencefalite amebica primaria (PAM) o naegleriasi, caratterizzata dall'infiammazione e dalla distruzione dei tessuti del sistema nervoso centrale, condizione da cui deriva il terrificante nome comune del protista. Per ridurre il rischio di infezione, gli esperti del Dipartimento della salute e dei servizi umani della Carolina del Nord (NCDHHS) raccomandano di non agitare i sedimenti del fondale quando si fa il bagno in acque dolci calde potenzialmente contaminate; di non entrare in acqua quando la temperatura è molto alta; di non immergere la testa e di tenere il naso chiuso (anche con la classica molletta). Negli USA si registrano comunque fino a otto casi di infezione all'anno, su milioni di persone che fanno il bagno in condizioni di rischio. Pertanto si tratta di un'infezione estremamente rara, seppur pericolosissima. L'ameba non vive in acqua salata e non ci sono rischi nelle piscine regolarmente trattate col cloro.

Quali sono i sintomi dell'ameba mangia-cervello

I pazienti colpiti da meningoencefalite amebica primaria possono sviluppare “alterazioni dell’odorato o del gusto, cefalea, rigidità del collo, nausea e vomito”, con le condizioni di base che possono rapidamente progredire “allo stato confusionale e alla morte”, come specificato dai Manuali MSD. Possono comparire anche convulsioni e allucinazioni, come avvenuto nel caso del piccolo Caleb. I sintomi possono essere confusi con quelli di altre condizioni cliniche; la diagnosi di naegleriasi viene effettuata attraverso biopsia cerebrale e puntura lombare, con analisi del liquido cerebrospinale (o cefalorachidiano).

Come si cura l'infezione da ameba mangia-cervello

Vista l'elevatissima mortalità “è difficile stabilire la migliore terapia per la meningoencefalite amebica primaria”, specificano i Manuali MSD. In genere i medici intervengono sui pazienti con un mix di farmaci, soprattutto antimicotici e antibiotici; tra essi la Miltefosina, l'Amfotericina B, la Rifampicina, il Fluconazolo o affini e l'Azitromicina. La miltefosina viene somministrata anche alle donne in gravidanza nonostante il noto rischio teratogeno (malformazioni al feto), proprio a causa dell'elevatissima mortalità dell'ameba-mangiacervello.

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