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Nuovi farmaci fanno perdere fino a decine di kg di peso: cosa c’è da sapere prima di prenderli

La semaglutide e la tirzepatide hanno rivoluzionato il mercato dei farmaci dimagranti, essendo in grado di far perdere anche decine di chilogrammi di peso in sicurezza. Come funzionano, chi può prenderli e quali sono gli effetti collaterali: la spiegazione del medico.
A cura di Andrea Centini
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Da pochi anni si è verificata una vera e propria rivoluzione nel campo dei farmaci che aiutano perdere peso, grazie all'arrivo sul mercato di due principi attivi: la semaglutide e la tirzepatide. Da circa venti anni vengono impiegati nel contrasto al diabete di tipo 2, ma più recentemente, attraverso approfonditi trial clinici ad hoc, si è scoperto che sono altamente efficaci nel ridurre i chilogrammi di troppo.

L'efficacia della semaglutide

Per quanto concerne la semaglutide, commercializzata con i nomi (ormai celebri) di Ozempic e Wegovy, nello studio “Once-Weekly Semaglutide in Adults with Overweight or Obesity” pubblicato sul The New England Journal of Medicine – considerata la più importante rivista medica al mondo – ha determinato una perdita di peso pari o superiore al 15 percento della massa corporea, con una media oltre 15 kg eliminati. Gli effetti sono estremamente positivi anche negli adolescenti, come evidenziato nello studio “Once-Weekly Semaglutide in Adolescents with Obesity”, nel quale oltre la metà dei ragazzini trattati è uscito dall'obesità e il 74 percento ha perso diversi punti di indice di massa corporeo (BMI, body mass index).

L'efficacia della tirzepatide

La tirzepatide, venduta con i nomi di Mounjaro e Zepbound, ha addirittura fatto di meglio, riuscendo a far perdere fino a 24 chilogrammi (22,5 percento del peso corporeo) nei partecipanti dello studio “Tirzepatide Once Weekly for the Treatment of Obesity”. Se a questo aggiungiamo che hanno dimostrato di avere proprietà anticancro e di ridurre persino il desiderio di bere alcolici, oltre ad abbattere il peso corporeo e ad aiutare contro il diabete di tipo 2, non c'è da stupirsi che siano estremamente richiesti, soprattutto dopo l'enorme pubblicità ricevuta sui social network e dai vip. La situazione è diventata talmente paradossale da aver limitato, per un certo periodo, le scorte dei farmaci per i diabetici, un problema rientrato con l'approvazione dei principi attivi espressamente per il trattamento dell'obesità.

Come funzionano i nuovi farmaci "miracolosi" per perdere peso

Ma perché la semaglutide e la tirzepatide sono così efficaci nella perdita di peso? Entrambi i farmaci antidiabetici sono innanzitutto “agonisti del peptide 1 simile al glucagone” (GLP-1), progettati originariamente per migliorare il controllo della glicemia. Vi riescono imitando l'azione di un ormone che il nostro organismo rilascia per indurre il senso si sazietà. Agendo sui recettori GLP-1, sia la semaglutide che la tirzepatide stimolano il rilascio dell'insulina – naturalmente prodotta dalle cellule del pancreas dopo mangiato – e rallentano il transito del cibo nel tratto digerente, più nello specifico il passaggio tra stomaco e intestino tenute. Tutto questo catalizza il senso di sazietà, abbatte la fame e di conseguenza aiuta in modo sostanziale a perdere peso.

La tirzepatide è tendenzialmente più efficace della semaglutide poiché prende di mira anche un altro recettore, ovvero quello dell’ormone GIP, acronimo di Glucose-dependent Insulinotropic Polypeptide (polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente). In pratica possiede una doppia azione da agonista ormonale, dunque non c'è da stupirsi che abbia un'efficacia dimagrante superiore. Gli ormoni naturali della sazietà rilasciati dall'intestino tenue e crasso sono ad azione rapida, dunque la loro efficacia si esaurisce rapidamente, mentre i due principi attivi presenti nei farmaci la fanno durare molto più a lungo. Entrambi vanno somministrati tramite iniezione settimanale con dosaggi variabili da 2,4 a 15 milligrammi in base al farmaco e alla fase del trattamento (la dose aumenta nel tempo).

Le cose da sapere sui nuovi farmaci per perdere peso

Nonostante la notevole efficacia dimostrata nei trial clinici, ci sono alcune cose importanti da sapere su questi farmaci, come spiegato alla CNN dal dottor Jorge Moreno, specialista in obesità e assistente professore presso la Scuola di Medicina della prestigiosa Università di Yale (Stati Uniti). La prima è che non sono farmaci per tutti, ma solo per chi è in condizioni di obesità, quindi con indice di massa corporeo maggiore o uguale a 30. In alcuni casi possono essere prescritti anche a chi un BMI di 27 e con condizioni associate come diabete di tipo 2 e l'ipertensione, ma non sono prescrivibili a chi deve perdere solo qualche chilogrammo, come evidenziato dal dottor Moreno. Sottolineiamo che queste sono le indicazioni per gli USA.

Lo specialista ricorda che sono farmaci sicuri e che, dato che vengono impiegati dal 2005 come antidiabetici, hanno un lungo e ben noto storico sulla sicurezza e le reazioni avverse. Gli effetti collaterali più comuni sono nausea, stitichezza e reflusso acido, mentre meno dell'1 percento dei pazienti sperimenta una pancreatite (infiammazione del pancreas). È chiaro che all'aumentare delle prescrizioni aumenteranno anche le persone con questo problema. Un recente studio ha inoltre rilevato che possono causare ostruzioni intestinali, sempre in meno dell'1 percento dei casi. Altro dettaglio rilevante sottolineato dal dottor Moreno è il fatto che l'assunzione di questi medicinali richiede un costante follow-up da parte del medico curante; insomma, non si tratta di un'aspirina e via, ma vanno presi sotto stretto controllo medico con visite regolari. Infine l'esperto ricorda che non sono una panacea: per combattere l'obesità si deve cominciare dal cambiare il proprio stile di vita e rimodulare i modelli alimentari, senza fare totale affidamento ai farmaci.

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