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Nuova variante Omicron in Veneto, di che parliamo e perché non c’è da allarmarsi

Identificata dal Laboratorio di genetica, citogenetica e diagnostica molecolare dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre, è diversa dalle altre varianti di ricombinazione Xe e Xj.
A cura di Valeria Aiello
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È notizia di queste ore quella del sequenziamento di un nuovo sottotipo di variante Omicron del coronavirus Sars-Cov-2, uno dei cosiddetti ricombinanti che si originano quando diverse versioni di uno stesso virus co-infettano la stessa persona. Il nuovo sottotipo è stato identificato in Veneto, dal Laboratorio di genetica, citogenetica e diagnostica molecolare dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre (Venezia) a partire dal campione prelevato nel mese di marzo da paziente veneziano positivo al Covid. Si tratta del terzo virus ricombinante isolato in Italia in meno di due settimane.

Nuova variante Omicron in Veneto

Secondo quanto comunicato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, uno dei centri di riferimento per la tipizzazione del virus selezionati nell’ambito della sorveglianza coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, la nuova variante identificata è molto simile a Xe, il ricombinante emerso in Inghilterra e che secondo gli scienziati potrebbe essere il 10% più trasmissibile di Omicron 2 (BA.2). “La variante rilevata – ha spiegato la biologa Alice Fusaro, ricercatrice all’IZV – presenta tratti del genoma di Omicron e Omicron 2, come la Xe, nella quale però la porzione di Omicron è un po’ più corta”. In particolare, la nuova variante rilevata nel paziente veneziano include la proteina Spike di Omicron 2, mentre la prima metà circa del genoma appartiene alla variante BA.1 (Omicron 1).

Come nascono le varianti di ricombinazione

Come premesso, quando più varianti circolano contemporaneamente e co-infettano una stessa persona, possono verificarsi eventi di ricombinazione tra i due virus, che si scambiano pezzi di genoma. Nel caso del virus isolato nel paziente veneziano, la ricombinazione che ha dato origine al nuovo sottotipo virale è avvenuta tra le sottovarianti BA.1 e BA.2 di Omicron.

Quello del paziente veneziano, spiegano gli esperti dell’IZV, non è l’unico caso sequenziato in Veneto ascrivibile al nuovo virus. A inizio aprile sono infatti stati sequenziati altri due casi, nelle province di Venezia e Padova. “L’analisi della sequenza genetica di questo ricombinante in un contesto globale ha rivelato che il virus è simile ai ricombinanti denominati Xj identificati inizialmente nel nord Europa, seppure si differenzi rispetto a tali virus per alcune mutazioni caratteristiche (una nell’ORF1a, due nell’ORF1b, una nella Spike, due nell’ORF8). Il ricombinante identificato attraverso la sorveglianza regionale si distingue dalla variante Xe, responsabile di più di 1.000 casi nel Regno Unito”.

In particolare nel ricombinante veneto la prima metà circa del genoma appartiene alla variante BA.1 e la seconda metà alla variante BA.2, mentre nella variante Xe la porzione BA.2 è più estesa e rappresenta circa il 60% del genoma.

Al momento, ha sottolineato l’IVZ, non si conoscono le caratteristiche fenotipiche del nuovo ricombinante che, ad oggi, è stato caratterizzato solo geneticamente, per cui non è ancora noto se sia più trasmissibile o possa causare forme di Covid più o meno severe dei sottotipi Xe o Xj. Tuttavia, come indicato dalla dottoressa Fusaro, essendo molto simile agli altri due sottotipi, non dovrebbe rappresentare una preoccupazione riguardo all’efficacia dei vaccini. “Mi aspetto che i vaccini la blocchino in un’alta percentuale per quanto riguarda la malattia grave e il decesso, ma in forma minore sul fronte dell’infezione” ha concluso l’esperta.

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