Nuova variante aggressiva del virus dell’HIV scoperta in Europa: evolve nell’AIDS in metà del tempo
Una nuova variante del virus dell'HIV è stata scoperta in Europa, nei Paesi Bassi. Chiamata “VB”, è una variante sensibilmente più aggressiva dei ceppi dello stesso sottotipo genetico (il B) del patogeno, poiché è in grado di far progredire l'infezione verso lo stadio avanzato (AIDS) a una velocità praticamente doppia. Fortunatamente i farmaci antiretrovirali utilizzati per combattere gli altri lignaggi del virus dell'immunodeficienza umana (acronimo di HIV) restano efficaci, rendendo il nuovo ceppo gestibile con una diagnosi precoce.
A scoprire e descrivere la nuova variante del virus dell'HIV è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Dipartimento di Medicina “Nuffield” dell'Università di Oxford, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'INSERM – PSL Research University di Parigi, dell'European Bioinformatics Institute – Wellcome Genome Campus, del Karolinska Institute di Stoccolma e di numerosi altri istituti. I principali autori dello studio – tra i quali l'esperto di genetica statistica e dinamica dei patogeni Chris Wymant e l'epidemiologo specializzato in malattie infettive Christophe Fraser – fanno tutti parte di BEEHIVE, un progetto nato nel 2014 con l'obiettivo di comprendere più a fondo le caratteristiche epidemiologiche, biologiche ed evolutive del virus dell'HIV, responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).
Gli scienziati hanno individuato la nuova variante VB durante l'analisi dei dati genetici caricati nel database del progetto, riscontrandola inizialmente in 17 pazienti, 15 dei quali provenienti dai Paesi Bassi, uno dalla Svizzera e uno dal Belgio. Dai test sui campioni di sangue è stato determinato che questi pazienti presentavano tutti una concentrazione virale sensibilmente superiore rispetto agli altri, un dettaglio legato alle peculiarità del nuovo ceppo. Il numero di sieropositivi con variante VB è salito a oltre cento, dopo un'analisi dei dati di ATHENA, una coorte osservativa nazionale di casi di HIV nei Paesi Bassi.
Come indicato, la minaccia principale della nuova variante è rappresentata dalla capacità di far progredire l'infezione verso lo stadio avanzato a una velocità maggiore. In altri termini, con la variante VB si arriva prima all'AIDS dopo il contagio. Il virus dell'HIV è noto per infettare e distruggere le cellule CD4 del sistema immunitario, determinando immunocompromissione. Il numero delle cellule CD4 nei pazienti infettati dalla variante VB crolla di circa il doppio rispetto alle infezioni provocate da altri ceppi del sottotipo B del virus. Secondo gli studiosi, a causa di questa spiccata aggressività, l'evoluzione verso l'AIDS senza alcun trattamento farmacologico si verificherebbe in 2 – 3 anni dalla diagnosi, mentre normalmente questa condizione si manifesta in media in 6 – 7 anni. “Questo lignaggio virale, apparentemente sorto de novo alla fine dello scorso millennio, mostra estesi cambiamenti nel genoma che interessano quasi 300 aminoacidi, il che rende difficile discernere il meccanismo dell'elevata virulenza”, spiegano gli scienziati nell'abstract nello studio. I ricercatori sottolineano che è emersa da una mutazione e non da una ricombinazione.
Fortunatamente, come indicato, la variante VB può essere agevolmente contenuta con i trattamenti standard contro l'HIV. Gli scienziati hanno colto l'occasione di questa scoperta per sottolineare l'importanza dell'accesso universale alle cure, dei test regolari per le persone a elevato rischio HIV e della diagnosi precoce, fondamentale soprattutto contro una variante così aggressiva e in prospettiva anche contro altre che potrebbero emergere in futuro. I dettagli della ricerca “A highly virulent variant of HIV-1 circulating in the Netherlands” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.