Nuova terapia anticancro uccide cellule dei tumori e metastasi in test di laboratorio
I ricercatori hanno dimostrato che una terapia combinata contro alcune forme di tumori aggressivi e superficiali, come il melanoma e il cancro al seno, è in grado uccidere sia le cellule malate della neoplasia primaria che le metastasi. Tecnicamente si tratta di una immunoterapia, cioè di una terapia che stimola il sistema immunitario a riconoscere, attaccare e uccidere le cellule del cancro. Al momento si tratta di un trattamento sperimentale che ha dimostrato la sua efficacia in modelli murini (topi), ma gli scienziati sono fiduciosi che possa offrire i medesimi risultati anche nei pazienti umani.
La terapia sperimentale si basa sul farmaco imiquimod e un interferone sistemico di tipo I (IFN-I), appartenente a una classe di proteine prodotte dall'organismo in presenza di invasioni batteriche, virali e fungine, ma anche quando sono in circolo cellule tumorali. Si tratta di fatto di una difesa naturale del nostro corpo che ci protegge da aggressioni esterne e interne. In questo caso, amplifica l'efficacia dell'applicazione topica dell'imiquimod, un farmaco sotto forma di crema (al 5 percento del principio attivo) già utilizzato per combattere varie patologie. Fra esse i condilomi, i carcinomi basocellulari (i più comuni carcinomi cutanei), la cheratosi attinica e altre condizioni.
Come spiegato dagli autori del nuovo studio, l'imiquimod – un agonista dei recettori Toll-like (TLR 7 e 8), che fanno parte del sistema immunitario innato – attiva un particolare tipo di cellule immunitarie chiamate cellule dendritiche plasmacitoidi (pDC). Sono simili alle plasmacellule e localizzate principalmente nella milza e nei linfonodi; il loro ruolo principale è proprio quello di innescare la risposta immunitaria innata e modulare quella adattativa, quindi di proteggerci dai sopracitati invasori. Nello studio gli scienziati hanno dimostrato che l'imiquimod orale spinge le cellule pDC a produrre l'ormone tissutale IFN-I. “Ciò ha sensibilizzato altre cellule dendritiche e macrofagi nell'ambiente tumorale alla terapia topica con imiquimod, che ha inibito la formazione di nuovi vasi sanguigni tramite la citochina IL12, portando alla morte delle cellule tumorali”, hanno spiegato gli autori dello studio.
A condurre lo studio un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Centro per la ricerca sul cancro dell'Università di Medicina di Vienna, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Dermatologia della Klinik Landstrasse. Molti i ricercatori italiani coinvolti, fra i quali la professoressa Maria Sibilia, autrice principale. La terapia combinata a base di imiquimod e ormone tissutale IFN-I non solo ha ucciso le cellule dei tumori trattati, ma ha avuto un effetto anche sulle metastasi, riducendone la formazione e “prevenendo così le ricadute tumorali e aumentando la sensibilità dei melanomi agli inibitori dei checkpoint”. Proprio in questi giorni un'altra ricerca ha dimostrato che il farmaco digossina – utilizzato normalmente contro la fibrillazione atriale e altre malattie cardiache – è in grado di dissolvere i cluster di cellule tumorali circolanti e prevenire la formazione di metastasi.
Il bersaglio principale per la nuova terapia sperimentale combinata risiede proprio nei tumori accessibili per via topica, come appunto il melanoma e il cancro al seno. “Questi risultati dimostrano che la combinazione di trattamento sistemico con imiquimod o IFN-I e terapia topica con imiquimod ha il potenziale di ampliare le opzioni di trattamento per i pazienti e migliorare i risultati della terapia in tumori localmente accessibili come il melanoma o il cancro al seno”, ha affermato in un comunicato stampa la professoressa Maria Sibilia. "Il trattamento topico del tumore primario con imiquimod è essenziale affinché questa terapia di combinazione con IFN-I sistemico sia efficace nel sito trattato e anche per eliminare le metastasi a distanza", gli ha fatto eco il coautore dello studio Philipp Novoszel.
Al momento l'efficacia della terapia combinata è stata evidenziata solo su modelli murini affetti dalle malattie oncologiche, tuttavia gli esperti sono fiduciosi che essa possa essere valida anche nella pratica clinica, cioè sui pazienti umani. “Poiché l'interferone sistemico è una nota terapia contro il cancro e le cellule dendritiche vengono attivate in modo simile ai nostri modelli preclinici, crediamo che la nuova terapia combinata possa avere effetto sui pazienti”, ha chiosato la dottoressa Martina Sanlorenzo, coautrice dello studio. I dettagli della ricerca “Systemic IFN-I combined with topical TLR7/8 agonists promotes distant tumor suppression by c-Jun-dependent IL-12 expression in dendritic cells” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Nature Cancer.