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Nuova insulina sensibile al glucosio, diventa attiva solo quando sale la glicemia

La nuova insulina sensibile al glucosio (glucose-responsive insulin, GRI) risponde in tempo reale ai cambiamenti dei livelli di zucchero nel sangue: per la gestione del diabete, ritengono gli esperti, può bastare una sola iniezione a settimana.
A cura di Valeria Aiello
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Una nuova insulina sensibile al glucosio, che risponde in tempo reale ai cambiamenti dei livelli di zucchero nel sangue, potrebbe rivoluzionare la gestione del diabete di milioni di persone nel mondo. Attualmente, per mantenere la glicemia entro valori normali (tra 70 e 99 mg/dl), l’insulina deve essere somministrata una o più volte al giorno, perché la sua durata d’azione non supera le 8-16 ore, a seconda delle diverse tipologie (insuline rapide o lente e semi-lente). Ciò può comportare ripetute fluttuazioni glicemiche che sono alla base della progressione delle complicanze del diabete e possono colpire diverse parti del corpo, in particolare vasi sanguigni, nervi, occhi e reni, aumentando il rischio di infarto, ictus e arteriopatia periferica.

Per prevenire gli sbalzi glicemici acuti e, soprattutto, trattare il diabete in maniera efficace, la soluzione che si avvicina più di qualsiasi terapia farmacologica a una cura per il diabete è l’insulina che risponde ai livelli di glicemia (glucose-responsive insulin, GRI) che rimane dormiente nell’organismo e si attiva solo quando necessario. Negli Stati Uniti, in Australia e in Cina, i ricercatori stanno progettando queste nuove insuline “intelligenti”, che imitano la risposta naturale del corpo ai cambiamenti dei livelli di zucchero nel sangue e rispondono istantaneamente, migliorando quindi il controllo glicemico e riducendo le fluttuazioni. Per la gestione del diabete, ritengono gli esperti, può bastare una sola iniezione a settimana.

Cos’è l’insulina sensibile al glucosio

L’insulina sensibile al glucosio (glucose-responsive insulin, GRI) è in grado di rispondere ai livelli di glucosio nel sangue, riducendo la glicemia nelle condizioni alla base del diabete. Attualmente in fase di sviluppo, l’insulina sensibile al glucosio diventa attiva solo in presenza di una certa quantità di zucchero nel sangue, prevenendo l’iperglicemia (glicemia alta) e tornando ad essere inattiva quando la glicemia scende sotto certi livelli, evitando così l’ipoglicemia (glicemia bassa).

La ricerca delle insuline intelligenti ha recentemente ricevuto ingenti finanziamenti, incluso quello della Type 1 Diabetes Grand Challenge, una partnership tra Diabetes UK, JDRF e la Steve Morgan Foundation che, riporta il Guardian, ha stanziato circa 60 milioni di euro per accelerare lo sviluppo di farmaci e nuovi trattamenti per il diabete di tipo 1, noto anche come diabete giovanile o insulino-dipendente, caratterizzato da una produzione carente di insulina e che richiede la somministrazione giornaliera di insulina.

A sei progetti di ricerca, in particolare, sono stati assegnati quasi 3 milioni di euro per lo studio di soluzioni che possano alleviare in parte o del tutto l’enorme peso della gestione del diabete di tipo 1, tra cui quelli dei team della Stanford University negli Stati Uniti, della Monash University in Australia e della Zhejiang University in Cina, con l’obiettivo di avviare le sperimentazioni il prima possibile.

Quattro dei sei progetti finanziati sono focalizzati esclusivamente su test delle insuline intelligenti, mentre il quinto è incentrato sullo sviluppo di una nuova insulina ultraveloce e ad azione breve, che potrebbe risolvere i limiti legati alla latenza tra la somministrazione del farmaco e il momento in cui si raggiunge il picco d’azione, che può portare livelli di glicemia pericolosi prima che l’insulina agisca per abbassarli, un problema non completamente risolto neanche dalle insuline rapide attualmente disponibili.

Il sesto progetto mira invece a sviluppare una proteina che combini l’insulina con un altro ormone, il glucagone: a differenza dell'insulina, che aiuta a ridurre i livelli di glucosio dal sangue, il glucagone stimola il fegato a rilasciare più glucosio quando i livelli nel sangue sono bassi. La possibilità di avere un farmaco con entrambi gli ormoni potrebbe quindi aiutare a mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue, prevenendo allo stesso tempo sia l’iperglicemia che l’ipoglicemia.

Insuline sensibili al glucosio, “nuova era nella lotta al diabete”

L’insulina che risponde ai livelli di glucosio nel sangue, le cosiddette “insuline intelligenti” che diventano attive solo quando sale la glicemia sono considerate “il Santo Graal nel trattamento del diabete, poiché rappresenterebbero la soluzione “più vicina a una cura per il diabete di tipo 1 rispetto a qualsiasi terapia farmacologica”.

A spiegare quale potrebbe essere il loro impatto è il dottor Tim Heise, vicepresidente del comitato consultivo scientifico sulle nuove insuline per la Type 1 Diabetes Grand Challenge. “Anche con le insuline moderne attualmente disponibili, le persone affette da diabete di tipo 1 devono impegnarsi molto nella gestione quotidiana della malattia, per trovare un buon equilibrio tra un controllo glicemico accettabile da un lato ed evitare l'ipoglicemia dall’altro” ha affermato Heise, evidenziando come i nuovi farmaci potranno rappresentare svolta nella lotta al diabete. “I progetti di ricerca finanziati affrontano le principali carenze della terapia insulinica attuale. Pertanto, se avranno successo, potrebbero non fare altro che annunciare una nuova era nella terapia insulinica”.

Quando serve somministrare l’insulina

La somministrazione di insulina è indispensabile nel trattamento del diabete di tipo 1, noto anche come diabete insulino-dipendente o diabete giovanile (perché sviluppa in genere durante gli anni dell’adolescenza), in cui il sistema immunitario aggredisce le cellule del pancreas che producono insulina, distruggendole. Ciò comporta la carenza di insulina, l’ormone che regola i livelli di zucchero nel sangue, quindi un eccesso di glucosio (iperglicemia).

La somministrazione di insulina può però essere necessaria anche nel trattamento del diabete di tipo 2, detto anche diabete dell’adulto (si manifesta generalmente dopo i 30-40 anni anche se si verifica sempre più frequentemente anche nei bambini), quando la malattia è in stadio avanzato.

Il diabete in Italia e nel mondo

Nel mondo, si stima che oltre 530 milioni di persone abbiano il diabete e che 1,5 milioni di decessi siano direttamente attribuibili al diabete ogni anno. Il numero di casi e la prevalenza del diabete sono aumentati costantemente negli ultimi decenni e, secondo gli esperti, sono destinati a salire ulteriormente entro la fine del decennio (640 milioni di casi nel 2030). Tra le principali cause dietro questo aumento ci sono fattori come la cattiva alimentazione, orari di lavoro irregolari, abitudini sedentarie, ma anche lo stress e l’inquinamento.

In Italia, si stima che circa il 6% della popolazione soffra di diabete (oltre 3 milioni di persone), di cui il 90% ha il diabete di tipo 2 (la forma più comune). L’86% dei pazienti italiani è sotto trattamento per il controllo del diabete, la gran parte (79%) con ipoglicemizzanti orali e circa 1 su 4 con insulina.

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