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Notti tropicali in Italia, cosa sono e perché l’aumento è un serio problema per la salute (e non solo)

Le notti tropicali sono quelle in cui la temperatura minima dell’aria non scende sotto i 20 °C: in Italia, il numero di notti tropicali (tropical nights index) è in preoccupante aumento, soprattutto nelle grandi città, dove la situazione è aggravata dall’isola di calore urbana. Ecco cosa dicono i dati, quali sono i luoghi dove le notti tropicali sono più frequenti e quali sono le conseguenze del caldo notturno.
A cura di Valeria Aiello
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Le notti tropicali, in cui la temperatura minima dell’aria non scende sotto i 20 °C, sono in preoccupante aumento in Italia, soprattutto nelle grandi città, dove la situazione è aggravata dall’effetto isola di calore urbana. A Roma, ad esempio, su 31 notti del mese di luglio 2024, ci sono state addirittura 27 notti tropicali, con temperature medie di circa 22 °C e che, per alcuni giorni, non sono mai scese al di sotto dei 25 °C.

Una situazione peggiorata dalla persistenza dell’Anticiclone africano che, oltre all’aria molto calda, si carica di umidità nel Mediterraneo, determinando condizioni di caldo afoso che influiscono sulla percezione del calore e la capacità di raffreddamento dell’organismo attraverso il sudore. Con serie conseguenze sulla salute umana, dai crampi muscolari alla disidratazione e abbassamenti di pressione, fino al più pericoloso colpo di calore, ma gravi ripercussioni anche su ecosistemi, agricoltura e consumi di energia nelle aree maggiormente colpite.

Cosa sono le notti tropicali e dove sono più probabili

Con notti tropicali si intendono i giorni in cui la temperatura minima dell’aria non scende al di sotto dei 20 °C. Nello specifico, il concetto di notti tropicali è stato introdotto per la prima volta nel 2005 come indicatore del cambiamento climatico – l’indice notti tropicali (tropical nights index) – dal team di esperti di rilevamento, monitoraggio e indici dei cambiamenti climatici (ETCCDMI) del progetto Predictability (CLIVAR) per esprimere i giorni in cui la temperatura minima dell’aria è superiore ai 20 °C.

Questa definizione di notti tropicali è in uso nei Paesi europei (Italia inclusa) mentre altrove, come negli Stati Uniti, si utilizzano altri parametri come le sultry nights (le notti afose), che indicano invece i giorni in cui la temperatura non scende sotto i 27 °C.

Le notti tropicali si verificano durante le ondate di calore, sia in località di mare, sulle coste e nei pressi dei laghi – dove il calore viene immagazzinato durante le giornate calde e soleggiate e poi rilasciato durante la notte, il che mantiene alte le temperature notturne – sia nelle grandi città, dove la situazione è ulteriormente aggravata dall’isola di calore urbana, che può comportare una differenze di temperatura anche di 5 °C rispetto alle zone periferiche e rurali.

Aumento delle notti tropicali in Italia: le città più colpite

In Italia, il fenomeno delle notti tropicali è in preoccupante aumento e interessa la maggior parte città. In media, secondo gli ultimi dati ISPRA disponibili (anno 2022), l’incremento medio nazionale è di 22 notti tropicali in più rispetto alla media del trentennio 1991-2020 e risulta particolarmente accentuato nel decennio 2006-2015. Questo trend è confermato anche dai dati ISTAT, che in questo stesso periodo, mostrano una media annuale di 58 notti tropicali in Italia (più 20 notti sul decennio 2006-2015), con un inizio della stagione delle notti calde che negli anni si anticipa progressivamente, tendendo a finire sempre più tardi, il che di fatto prolunga il periodo delle notti tropicali.

L’aumento del numero di notti tropicali in Italia interessa ben 96 città, in particolare Oristano (+65 notti), Bologna (+47), Genova (+45) e Massa Carrara (+44). Tra i capoluoghi di provincia, in testa per aumento di notti tropicali ci sono Milano (+57 notti), Torino e Genova (+49) e Bologna (+47).

Perché le notti tropicali sono un serio rischio

L’aumento del numero di notti tropicali è motivo di preoccupazione per la frequenza con cui le notti calde si susseguono a giornate con temperature elevate: ciò incrementa le ore di stress termico della giornata, il che ha implicazioni significative per la salute umana, specialmente nelle persone vulnerabili, ma importanti conseguenze anche sugli ecosistemi, l’agricoltura, l’allevamento e i consumi di energia nelle aree maggiormente colpite.

L’incremento nella frequenza delle notti tropicali è chiaramente causa di riposo notturno insufficiente, quindi di problemi del sonno e conseguente affaticamento nella giornata seguente, ma è responsabile anche di malattie legate al calore, specie quando le notti calde si susseguono a più giornate con temperature elevate, per l’impossibilità dell’organismo di riprendersi dallo stress termico.

Crampi muscolari, disidratazione, e abbassamenti di pressione, ma anche nausea, vomito e altri disturbi come stordimento, debolezza, mal di testa e offuscamento della vista possono essere tutti sintomi di malattia da calore, che nei casi più gravi può progredire nel colpo di calore, che causa la disfunzione di diversi organi, come cuore, polmoni, reni, fegato e cervello, e può avere conseguenze anche letali. Anche un recente studio condotto a Barcellona, in Spagna, ha messo in evidenza l’aumentato rischio di mortalità per cause naturali, respiratorie e cardiovascolari durante le notti calde in cui le temperature superavano i 23 °C.

Un maggior rischio di problemi di salute non è però il solo motivo di preoccupazione legato all’aumento delle temperature notturne: la maggiore frequenza di notti calde incide anche sulla distribuzione e attività dei vettori di malattie, come le zanzare – dal momento che il calore estivo ha in media effetti più forti sulla proliferazione dei vettori rispetto ad inverni più caldi della media – oltre a influenzare molti processi biologici, dalle funzioni fisiologiche alla produttività delle piante fino alla sicurezza alimentare.

Questo perché le temperature minime dell’aria modulano i tassi di respirazione notturna delle piante, riducendo il potenziale accumulo di biomassa e le rese delle colture, come chiarito da un recente studio pubblicato sulla rivista Weather and Climate Extremes.

Un esempio di questo fenomeno si può osservare nell’accumulo di proteine e olio nella soia, con significative riduzioni della resa dovute a dimensioni più piccole dei semi, al loro peso inferiore e al ridotto numero di baccelli e semi efficaci per pianta che si registrano con l’aumento delle temperature notturne. Anche il grano, che è uno dei principali prodotti agricoli al mondo, viene influenzato negativamente dalle temperature notturne elevate, anche se queste si verificano per brevi periodi di tempo durante la fase di riempimento dei chicchi, con conseguente riduzione della resa.

Le notti tropicali incidono inoltre sulla domanda di energia per il raffreddamento nelle aree urbane: in particolare, studi sul consumo di elettricità durante le notti tropicali mostrano come la domanda di elettricità sia significativamente sensibile alle temperature delle notti tropicali, indicando che il consumo si intensifica ulteriormente quando le temperature superano i 24 °C.

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