Non solo virus “zombie”: lo scioglimento del ghiaccio può liberare anche molto radon cancerogeno
Lo scioglimento del permafrost – il ghiaccio “permanente” – a causa del cambiamento climatico rischia di liberare nell'ambiente concentrazioni significative di radon, rendendolo una minaccia per le comunità che vivono a ridosso del circolo polare artico. Il ghiaccio duraturo, infatti, oltre a rappresentare una barriera contro questo gas radioattivo inodore e incolore, ne fa accumulare molto sotto di esso; in caso di fusione, pertanto, ne vengono liberate grandi quantità simultaneamente che dal suolo possono passare agli edifici.
I rischi maggiori sono stimati per le abitazioni dotate di scantinati e altre strutture sotterranee, dove i livelli di radon possono aumentare fino a 100 volte rispetto al suo valore iniziale nell'arco di 7 anni. La fusione del ghiaccio perenne è associata anche al rilascio di enormi quantità di metano – in grado di catalizzare sensibilmente l'effetto serra – e alla liberazione di virus, batteri e altri patogeni sepolti anche da migliaia di anni. Poiché non ci siamo evoluti con essi, nel caso in cui fossero infettivi potrebbero avere un impatto catastrofico sulla salute pubblica. Recentemente un team di ricerca francese ha risvegliato un virus “zombie” di 50.000 anni che aveva mantenuto intatte le capacità infettive.
A determinare che lo scioglimento del permafrost causato dal riscaldamento globale può liberare concentrazioni pericolose di radon sono stati i due scienziati Paul W. J. Glover ed M. Blouin, rispettivamente della Scuola di Scienze della Terra e Ambiente dell'Università di Leeds (Regno Unito) e dell'organizzazione del Québec (Canada) Geostack. Gli studiosi sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a punto un modello matematico in grado di determinare il tasso di liberazione del radon dal suolo a seguito dello scioglimento del ghiaccio perenne. I ricercatori hanno determinato che il permafrost agisce come un vero e proprio scudo contro il gas radioattivo prodotto dal decadimento del radio (a sua volta derivato dal decadimento dell'uranio normalmente presente nel terreno), abbattendo di un decimo l'esposizione alle radiazioni. Tuttavia dietro di esso si accumulano concentrazioni fino a 12 volte superiori rispetto a quelle ambientali, rappresentando un pericolo maggiore in caso di scioglimento.
A causa del cambiamento climatico si ritiene che, entro il 2050, oltre il 42 percento del permafrost nella zona circumpolare artica sparirà, pertanto ciò può rappresentare un rischio significativo per la popolazione locale a causa del radon. I due scienziati hanno calcolato attraverso una simulazione che gli edifici rialzati non corrono rischi particolari, ma per quelli interrati – con scantinati e simili – il radon può aumentare di oltre 100 volte, restando oltre la soglia di sicurezza di 200 Becquerel per metro cubo fino a 7 anni, in base alla profondità del permafrost e a quanto velocemente si scioglie a causa delle emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti. “Quando si tiene conto della velocità di scongelamento, le radiazioni rimangono superiori alla soglia per tutti gli scenari in cui si verifica il 40 percento di scongelamento entro 15 anni”, spiegano gli autori dello studio.
Il radon è un gas radioattivo associato al cancro ai polmoni e, come specificato dal professor Glover in un comunicato stampa, un decesso su dieci per carcinoma polmonare è proprio causato dalla sua esposizione. Tale rischio è sensibilmente superiore nei fumatori. “Il fumo inoltre aggrava di circa 26 volte i tassi di cancro ai polmoni acquisito dal radon, e il fumo è fino a 4,4 volte più diffuso nelle comunità artiche”, ha chiosato lo scienziato, evidenziando il concreto rischio che stanno correndo gli abitanti del circolo polare artico a causa del riscaldamento globale di origine antropica.
Il rischio di ammalarsi di cancro a causa del radon liberato dalla fusione del permafrost è solo una delle molteplici minacce provocate dalle emissioni di gas a effetto serra, pertanto gli studiosi raccomandano di tagliare al più presto i combustibili fossili abbracciando le fonti rinnovabili. I dettagli della ricerca “Increased Radon Exposure From Thawing of Permafrost Due To Climate Change” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Earth's Future.