Non solo sepoltura e cremazione: cos’è la liquefazione e perché è più ecologica
La sepoltura e la cremazione non sono gli unici metodi per “gestire” la salma di un defunto; esiste infatti anche la liquefazione, un procedimento conosciuto con i nomi alternativi di acquamazione e idrolisi alcalina. Questa tecnica è recentemente balzata agli onori della cronaca poiché applicata sulle spoglie dell'arcivescovo anglicano e premio Nobel per la Pace Desmond Tutu, scomparso a Città del Capo (Sudafrica) il 26 dicembre 2021 all'età di 90 anni. Tutu, fervente attivista e sensibile alle tematiche ambientali, aveva scelto per sé la liquefazione proprio perché considerata più ecologica rispetto alla tradizionale cremazione. Ma come funziona esattamente?
A spiegarlo nel dettaglio è la società Bio-Response Solutions, specializzata nella procedura di acquamazione. La tecnica fu introdotta alcuni decenni addietro per lo smaltimento delle carcasse degli animali e solo successivamente è stata trasferita nell'industria funeraria per il trattamento degli esseri umani. Il processo, che non è autorizzato in tutti i Paesi, si basa sull'idrolisi alcalina, sfruttando una soluzione con acqua e una sostanza corrosiva chiamata idrossido di potassio (o potassa caustica). Il cadavere viene immerso nel liquido all'interno di un cilindro pressurizzato, cui viene fatta raggiungere la temperatura di 150° C per accelerare il processo. L'intera procedura impiega dalle tre alle quattro ore. I tessuti morbidi vengono totalmente sciolti dal trattamento e resta soltanto lo scheletro, che viene fatto essiccare in un forno e trasformato nelle “ceneri”, una polvere omogenea con una concentrazione superiore del 20-30 percento rispetto alle ceneri derivate dalla cremazione. Nel caso dell'acquamazione le ceneri sono composte solo dai resti minerali delle ossa, mentre in quelle della cremazione vi sono anche residui di abiti, oggetti e della bara.
Ma perché la liquefazione è una procedura più ecologica della cremazione? Come sottolineato da Bio-Response Solutions, innanzitutto non ci sono emissioni dirette di gas a effetto serra o mercurio nell'atmosfera, dunque non viene utilizzato alcun combustibile fossile. Inoltre è molto efficiente dal punto di vista energetico, con un risparmio rispetto alla cremazione di circa il 90 percento e un'impronta di carbonio complessiva di un decimo. Secondo la società britannica Resomation citata dal Guardian i valori indicati sono diversi; l'acquamazione utilizzerebbe infatti cinque volte meno energia rispetto a quella utilizzata per la cremazione e una riduzione complessiva delle emissioni di gas a effetto serra del 35 percento.
Nonostante queste differenze appare evidente che l'impatto sull'ambiente della liquefazione è decisamente inferiore e, poiché le persone muoiono ogni giorno e il terreno sfruttabile per le sepolture è limitato, un'alternativa più ecologica alla cremazione (o all'incenerimento per le carcasse degli animali) è sicuramente positiva, anche nell'ottica della lotta ai cambiamenti climatici.