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Non è un asteroide né una cometa: il telescopio James Webb osserva Chirone, il misterioso oggetto spaziale

Il telescopio spaziale James Webb ha recentemente osservato il Chirone, un oggetto noto anche come 2060 Chiron e 95/Chiron, che orbita attorno al Sole tra Saturno e Urano: ecco cosa è stato appena scoperto.
A cura di Valeria Aiello
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Illustrazione di un centauro come Chirone, un oggetto celeste che non è un asteroide né una cometa / Credit WG Sierra
Illustrazione di un centauro come Chirone, un oggetto celeste che non è un asteroide né una cometa / Credit WG Sierra

Sta attirando grande interesse una recente osservazione di Chirone, un misterioso oggetto che non è un asteroide né una cometa, ma si colloca a metà tra i due, essendo un membro di una classe di oggetti, noti come centauri. Chirone – chiamato così dal nome del centauro Chirone della mitologia greca – è stato inizialmente classificato come pianeta minore (2060 Chiron) per le sue dimensioni, di circa 200 km di diametro, ma successivamente è stato scoperto che mostrava il comportamento tipico di una cometa, per cui è noto anche con la designazione cometaria 95P/Chiron.

Chirone completa un’orbita fortemente eclittica attorno al Sole, tra Saturno e Urano, con un periodo orbitale di circa 50 anni, ma soprattutto “ha periodi in cui si comporta come una cometa, sebbene sia stato scoperto che ospita un sistema di anelli, la cui struttura è in continua evoluzione – spiega l’astronomo Charles Schambeau del Florida Space Institute (FSI) – . Ciò rende Chirone diverso dalla maggior parte degli altri centauri”.

Il telescopio spaziale James Webb osserva Chirone

Per questa sua diversità, gli scienziati dell’FSI hanno voluto osservare Chirone con il telescopio spaziale James Webb, scoprendo che questo ibrido tra un asteroide e una cometa ha una chimica di superficie diversa da quella degli altri centauri.

Come dettagliato in uno studio pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics, la superficie di Chirone presenta infatti sia anidride carbonica sia ghiaccio di monossido di carbonio, insieme ad anidride carbonica e gas metano sua chioma.

Scoprire quali gas fanno parte della chioma e le loro diverse relazioni con i ghiacci sulla superficie ci aiuta a comprendere le proprietà fisiche e chimiche, come lo spessore e la porosità dello strato di ghiaccio, la sua composizione e il modo in cui vengono influenzati dall’irradiazione del Sole – ha affermato la scienziata Noemí Pinilla-Alonso che ha guidato lo studio – . Gli asteroidi non hanno questo tipo di attività, perché non hanno ghiaccio sulla loro superficie, mentre le comete mostrano attività come i centauri, ma sono in genere più vicine al Sole e le loro chiome sono così spesse che complicano le interpretazioni delle osservazioni dei ghiacci di superficie”.

Questi risultati sono diversi da qualsiasi altra cosa vista prima” ha aggiunto Schambeau, precisando come lo studio della composizione di questi oggetti offre la possibilità di conoscere informazioni che risalgono ai primi giorni del nostro Sistema solare. “Sono come ‘capsule del tempo’ che conservano le informazioni di quella fase iniziale e possono rivelare dati preziosi su come era il Sistema solare in passato” hanno concluso gli studiosi.

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