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Non dormire può causare pensieri intrusivi negativi: come la mancanza di sonno agisce sul cervello

Uno studio ha rivelato come la mancanza di sonno può indebolire i meccanismi attraverso cui il cervello blocca e allontana i pensieri o ricordi intrusivi che si insinuano nella nostra mente.
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I pensieri intrusivi sono immagini che involontariamente si insinuano nella nostra mente, spesso evocando scene spiacevoli o angoscianti, a volte terrificanti, generando spesso uno stato di ansia o angoscia. In realtà sono comuni a tutti gli esseri umani, ma quando diventano ricorrenti e difficili da sopprimere, possono essere il sintomo di un disturbo mentale.

Un gruppo di ricercatori della York University di Toronto, in Canada, in collaborazione con l'University of East Anglia nel Regno Unito, ha cercato di scoprire cosa rende più difficile la soppressione di questi pensieri, così come di quei ricordi che a volte riaffiorano nella nostra mente, senza che ci sia un apparente motivo, riportandoci a esperienze passate dolorose o traumatiche. Hanno scoperto che la privazione di sonno può inficiare quei meccanismi attraverso cui il nostro cervello riesce a bloccare i pensieri o i ricordi intrusivi.

Come funziona il meccanismo di soppressione del cervello

Il professore Scott Cairney della York University ha spiegato perché il suo team ha deciso di indagare il legame tra privazione di sonno e ricordi intrusivi, dopo che un loro precedente lavoro aveva suggerito come il funzionamento del meccanismo di soppressione dei ricordi intrusivi dipendesse dall'aver dormito bene e in modo riposante.

"Il meccanismo di soppressione – spiega il ricercatore – è una funzione molto intelligente del cervello in quanto indebolisce le connessioni della memoria, impedendo al nostro cervello di unire tutti i punti che ci farebbero recuperare il quadro completo di quell'esperienza legata al ricordo, quando questo viene innescato da uno stimolo esterno". Ma a certe condizioni e in certe persone, questo meccanismo così utile per il nostro benessere mentale non funziona perfettamente: di conseguenza il cervello non riesce ad arginare il ricordo, permettendogli di invadere la nostra mente.

Il ruolo del sonno sul cervello

Lo studio è stato condotto su un gruppo di 85 adulti sani, quindi senza nessun tipo di disturbo mentale, ai quali i ricercatori hanno mostrato dei volti abbinati a delle scene o delle immagini, alcune anche emotivamente forti, come immagini di incidenti o risse. I partecipanti sono stati poi divisi in due gruppi: i componenti del primo hanno potuto dormire, quelli del secondo sono rimasti invece svegli tutta la notte.

L'indomani, a ogni partecipante è stato mostrato uno dei volti che avevano visto durante la prima fase dell'esperimento e gli è stato chiesto di recuperare il ricordo della scena a cui era abbinato. Dopo averlo recuperato, i partecipanti dovevano allontanarlo immediatamente. È qui che il sonno può fare la differenza: osservando la loro attività cerebrale attraverso risonanza magnetica funzionale (fMRI), i ricercatori hanno osservato che nei partecipanti che avevano riposato, l'attività della corteccia frontale dorsolaterale destra era maggiore che nei partecipanti rimasti svegli tutta la notte. Proprio questa regione svolge infatti un ruolo fondamentale nel controllo di pensieri, azioni ed emozioni. E sembrava funzionare tanto meglio quanto maggiore era stata la fase di sonno REM.

Perché può essere utile per chi soffre di ansia e depressione

La corteccia frontale dorsolaterale destra non è stata l'unica regione cerebrale a reagire in modo diverso al tentativo di allontanare quel ricordo o pensiero intrusivo. C'erano delle differenze anche nell'ippocampo, che invece è fondamentale per il funzionamento della memoria: in coloro che non avevano dormito questa area era meno attiva e questo ha permesso ai partecipanti di bloccare più facilmente il pensiero.

Il fatto che l'assenza di sonno sembra essere collegata a un rallentamento dei meccanismi per frenare i pensieri intrusivi è secondo i ricercatori un dato che potrà essere usato anche per sviluppare nuovi approcci di cura a disturbi come ansia e depressione. Chi di solito ne soffre ha anche problemi ad addormentarsi o a dormire bene, un tratto che secondo questo studio favorirebbe a sua volta i pensieri intrusivi in un circolo vizioso che si autoalimenta.

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