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No, non puoi salvarti da un infarto tossendo: l’assurda tecnica diventata virale può ucciderti

Sui social network è diventata virale la fake-news che è possibile salvarsi da un attacco di cuore tossendo in modo energico e ritmato, fino all’arrivo dei soccorsi. Gli esperti spiegano che ciò non solo è inutile innanzi a un infarto, ma anche molto pericoloso. Ecco perché e da dove nasce la bufala della tosse.
A cura di Andrea Centini
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Tra le bufale peggiori ci sono quelle che riguardano presunti rimedi per problemi di salute, a maggior ragione se tali “consigli” inappropriati, inopportuni e finanche pericolosissimi arrivano a chi sta affrontando un'emergenza medica ed è dunque in una situazione critica. Un caso emblematico è quello dell'attacco di cuore (infarto del miocardio), dal quale uno sventurato che lo subisce in solitudine potrebbe salvarsi facendo quanto segue: tossire in modo energico e ritmico per mantenersi cosciente fino all'arrivo dei soccorsi. È questo il succo di post e messaggi che periodicamente tornano a infestare – è il termine corretto – i nostri dispositivi, spesso diventando virali e mettendo a repentaglio la vita di chi vi si affida. Come affermato in un articolo pubblicato su The Coversation dal professor David C. Gaze, Docente di Patologia Chimica presso l'Università di Westminster, uno di questi post dedicati alla “manovra salvavita” ha raggiunto oltre 270.000 condivisioni. Un numero enorme se si considera quanto può essere pericolosa.

La bufala della tosse per salvarsi da un attacco di cuore è emersa online per la prima volta oltre 20 anni fa e affonda le sue radici in una vera procedura medica, una tecnica di rianimazione cardiopolmonare chiamata Cough cardiopulmonary resuscitation (CPR) o cough CPR, in italiano rianimazione cardiopolmonare con tosse. Come spiegato dal professor Gaze, in presenza di un ritmo cardiaco alterato (aritmia cardiaca), i medici possono chiedere a un paziente sottoposto ad alcune tipologie di interventi di chirurgia cardiaca – quindi solo ed esclusivamente in ospedale, dunque in ambiente strettamente controllato – di tossire in modo energico, al fine di “mantenere momentaneamente il flusso sanguigno”. Ciò dà il tempo allo specialista di intervenire sull'aritmia. Ma è una procedura non sempre efficace e soprattutto non è stata progettata per essere utilizzata al di fuori di una sala di emodinamica o comunque dell'ambiente ospedaliero, dove i medici tengono sotto strettissimo controllo i parametri vitali.

C'è anche da considerare un altro aspetto significativo. La bufala che continua a circolare sul web parla di attacco di cuore, dunque un infarto del miocardio, ma poi si fa riferimento alla perdita di coscienza, che invece è principalmente legata all'arresto cardiaco (solo una certa percentuale di infarti sfocia nell'arresto cardiaco, col cuore che smette di battere). Questa confusione rende particolarmente pericolosa la procedura della tosse, perché viene consigliata a chi davvero potrebbe essere alle prese con un infarto. Come spiegato dall'Associazione Pavia nel Cuore, tossire in modo energico innanzi ai sintomi di un infarto del miocardio acuto – caratterizzato dalla presenza di dolore – “non solo è assolutamente inutile, ma rischia di essere pericoloso”. Il motivo è semplice, spiega l'associazione: “Il cuore è un muscolo, e come tutti i muscoli quando soffre bisogna cercare di metterlo a riposo. Tossire vigorosamente è uno sforzo che richiede energia, quindi il nostro cuore (che è un po’ come il nostro motore) è chiamato ad un lavoro maggiore, ha bisogno di ancora più sangue (ed ossigeno) rispetto al normale, che però non può avere, perché l’arteria che dovrebbe fornirglielo è chiusa o ristretta. Risultato? Il cuore soffre ancora di più, rischiando di peggiorare la situazione”. Insomma, mettersi a tossire in modo energico innanzi a sintomi di un infarto non farebbe altro che rendere più rischiosa una situazione già molto delicata.

La raccomandazione in presenza di un presunto attacco di cuore, spiegano gli esperti, è quella di restare calmi in posizione semi-seduta e di chiamare i soccorsi per attenderli. Recarsi di corsa al pronto soccorso da soli o accompagnati non è raccomandato perché c'è il rischio di perdere la coscienza mentre si è i viaggio e di presentarsi all'ospedale sbagliato, magari inadatto per prendersi cura della condizione medica. In presenza di un arresto cardiaco, che determina il blocco dell'attività elettrica del cuore e dunque la perdita di coscienza, si deve sperare che capiti quando non si è soli e soprattutto di essere vicini a qualcuno che possa chiamare i soccorsi e conosca le manovre di rianimazione cardiopolmonare (e usare un defibrillatore, se disponibile). Tali manovre si basano su specifiche compressioni toraciche da eseguire ritmicamente (fino a 100-120 al minuto) da eseguire fino a quando non arrivano i soccorsi. La tecnica si impara in corsi specializzati.

Il professor Gaze sottolinea che la RCP con tosse potrebbe essere utilizzata solo in ambito strettamente sanitario e in presenza di determinate aritmie cardiache, non con gli attacchi di cuore, men che meno innanzi a un arresto cardiaco completo. Inoltre spiega che le principali organizzazioni cardiologiche – come l'American Heart Association – sconsigliano caldamente di utilizzare questa pratica al di fuori degli ospedali. Nonostante ciò, la bufala è diventata lo stesso virale e continua a ricevere like e condivisione, facendo leva sulla suggestione e il fascino della manovra. “Le piattaforme dei social media premiano i post che generano coinvolgimento, spesso dando priorità ad affermazioni emotivamente risonanti o sorprendenti rispetto a verità sfumate. L'idea che sia possibile ‘salvarsi la vita' con un semplice trucco è destinata a diffondersi più velocemente di un messaggio che sollecita soluzioni complesse e meno drammatiche”, ha sottolineato Gaze. Ciò, purtroppo, può mettere a repentaglio le vite di chi si affida a questi messaggi.

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