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Neurologo indica 4 segnali dell’Alzheimer da non trascurare: compaiono decenni prima dei sintomi

Il neurologo e psichiatra statunitense Daniel Amen ha indicato in un video su TikTok quattro possibili segnali precoci del morbo di Alzheimer, che possono comparire anche moltissimi anni prima della manifestazione dei sintomi clinici. Quali sono e perché non vanno sottovalutati.
A cura di Andrea Centini
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In un recente video pubblicato su TikTok, il neurologo e psichiatra statunitense Daniel Amen ha indicato quattro segnali sibillini che possono rappresentare il possibile esordio del morbo di Alzheimer, la più diffusa forma di demenza al mondo. Questi segnali possono manifestarsi anche decenni prima della comparsa dei preoccupanti sintomi clinici, quelli che solitamente spingono a fare controlli da uno specialista e precedono la diagnosi di demenza. Proprio per questo il professor Amen, uno specialista di imaging cerebrale seguito da ben 3 milioni di follower sulla piattaforma di video, sottolinea l'importanza di prendersi cura del proprio cervello – ad esempio mantenendo mente e corpo allenati – e non trascurare gli allarmi che il nostro organismo ci lancia.

I quattro possibili segnali precoci dell'Alzheimer

Il primo, possibile segnale precoce dell'Alzheimer da non sottovalutare è quello più rappresentativo della malattia: la perdita di memoria. Il suo deterioramento non è necessariamente associato alla demenza, tenendo presente che Amen (docamen su TikTok) ha indicato come l'80 percento delle persone indichi un peggioramento rispetto a quella che aveva 10 anni prima. Del resto fa parte del processo dell'invecchiamento, tuttavia in diversi casi può trattarsi di una manifestazione clinica. Ben l'80 percento di quelli che la presentano, spiega l'esperto, va incontro a un ulteriore peggioramento nel futuro. Oltre alla perdita di memoria, lo scienziato sottolinea che un'impulsività eccessiva e una ridotta capacità di giudizio rappresentano un ulteriore segnale di avvertimento. Probabilmente, spiega, si tratta dell'effetto della diminuzione dell'attività dei lobi frontali, che hanno molteplici funzioni: dal controllo dei movimenti alla personalità, passando per la regolazione delle risposte emotive al linguaggio. L'inizio della neurodegenerazione (cioè la morte dei neuroni) in questa parte dell'encefalo può dunque riflettersi in una ridotta brillantezza nel giudizio e in una maggiore impulsività. Amen sottolinea che “non è un bene”.

@docamen

Warning signs your brain health might not be in the best standing..

♬ original sound – BrainMD

Il terzo segnale da non sottovalutare indicato dall'esperto è una soglia dell'attenzione più bassa del normale con conseguente facilità a distrarsi, che tuttavia non deve essere confusa col disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD). Tale riduzione, infatti, si manifesta come un progressivo peggioramento della capacità di restare concentrati. Il quarto e ultimo segnale indicato dallo scienziato è il ricorrente cattivo umore e il sentirsi depressi. Nel video il dottor Amen ha sottolineato che la depressione raddoppia il rischio di Alzheimer nelle donne e lo quadruplica negli uomini. Infine ha citato alcuni fattori che possono essere associati all'insorgenza di demenza, come l'obesità, le apnee notturne, l'insonnia cronica, la disfunzione erettile e la carenza di energia, che determina un ridotto apporto di sangue al cervello con possibile accelerazione della neurodegenerazione.

I segni dell'Alzheimer compaiono quasi 20 anni prima della diagnosi

Un recente studio guidato dal Dipartimento di Neurologia dell'Ospedale Xuanwu e pubblicato sul The New England Journal of Medicine, ritenuto la più prestigiosa rivista scientifica in ambito medico, gli scienziati hanno dimostrato che i segnali precoci del morbo di Alzheimer possono essere rilevati ben 18 anni prima della comparsa dei primi sintomi della demenza, come ad esempio la perdita di memoria. Il professor Jianping Jia e colleghi sono giunti alla loro conclusione dopo aver seguito migliaia di volontari per decenni, sottoponendoli a varie tipologie di controlli come test della funzione cognitiva, scansioni del cervello e analisi del liquido cefalorachidiano (o cerebrospinale) che permea il sistema nervoso. Fra i marcatori identificati una concentrazione superiore della proteina beta-amiloide 42 nel suddetto liquido, conosciuto anche come “acqua di rocca”; incremento della proteina tau 181 fosforilata; deterioramento neuronale; atrofia dell'ippocampo; e segni iniziali di declino cognitivo (l'ultimo tra i fattori rilevati).

Tutti questi segnali sono rilevabili diversi anni prima della diagnosi vera e propria di Alzheimer, che secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità colpisce oltre 40 milioni di persone nel mondo (un dato destinato a triplicare nel corso dei prossimi 30 anni a causa dell'invecchiamento della popolazione). A causa del devastante impatto sanitario, sociale ed economico determinato dall'Alzheimer, questa malattia è considerata una vera e propria emergenza globale, contro la quale vanno prese delle contromisure. Purtroppo però non esiste una cura e i trattamenti risultano efficaci nel rallentare il declino cognitivo solo se applicati nelle fasi iniziali, come l’anticorpo monoclonale donanemab di Ely Lilli, pertanto la diagnosi precoce è fondamentale. La maggior parte dei segnali evidenziati dallo studio cinese può tuttavia essere evidenziata solo attraverso appositi esami specialistici, mentre i “campanelli d'allarme” indicati dal dottor Amen è possibile coglierli personalmente. Il consiglio dell'esperto è dunque quello di prendersi cura della propria salute mentale e del proprio corpo, consultando uno specialista quando ci si accorge che qualcosa inizia a non quadrare.

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